SMART WORKING

SMART WORKING

Letteralmente sarebbe lavoro agile e viene regolamento nella legge 81/2017 come una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività.
Ai lavoratori viene garantita la parità di trattamento rispetto ai loro colleghi che eseguono la prestazione con modalità ordinarie. È, quindi, prevista la loro tutela in caso di infortuni e malattie professionali, secondo le modalità illustrate dall’INAIL nella circolare n. 48/2017. Ed è prevista una uguale retribuzione.
Un po’ in breve, questa è la teoria.
Ma la pratica? Corrisponde?
Mi farebbe piacere conoscere qualche opinione diretta.
E come argomento di discussione porrei la questione dal punto di vista di chi, oltre al lavoro, si prende cura anche di figli e lavori domestici, dato che ho come la visione di un numero maggiore di birilli da tenere in equilibrio. Il che si riconduce al tema organizzazione.
Più in generale, senza escludere altre esperienze e considerando qualsiasi tipo di lavoro, come ti regoli tu per la tabella di marcia quotidiana?
La giornata inizia con un buon caffè?

 

 

 

UNA STANZA PIENA DI GENTE

UNA STANZA PIENA DI GENTE

UNA STANZA PIENA DI GENTE

Titolo originale: The Minds of Billy Milligan

Autore: Daniel Keyes

Questo libro racconta una storia vera accaduta a Columbus, Ohio.
La storia di William Milligan, colpevole di furto, rapimento e violenza nei confronti di tre studentesse universitarie. Riconosciuto dalle vittime viene arrestato ma durante il processo emerge una realtà inquietante: Milligan soffre di disturbo di personalità multipla. Dalla terapia affioreranno ben 14 personalità diverse, una delle quali predominante e soprannominata Il Maestro.

Personalmente ho trovato questo libro disturbante per quanto riguarda gli avvenimenti accaduti realmente, talmente inconcepibili da sembrare più il frutto della fantasia di qualche autore prolifico. E lo ho trovato allo stesso tempo interessante relativamente alla complessità del cervello umano che per molti versi rimane incognito.
La narrazione risulta piuttosto scrupolosa e riporta i fatti da più punti di vista, proprio come un preciso resoconto, descrivendo anche la sofferenza del protagonista, vittima egli stesso di un concatenarsi di vite e vissuti diametralmente opposti tra loro.
Nonostante questo non sono riuscita a emozionarmi fino in fondo, e riconosco un mio limite: probabilmente non sono stata capace di calarmi completamente, non lo so.
Quindi se tu deciderai di leggere questo libro, non devi far altro che inviarmi un recapito via mail e poi se vorrai, mi dirai se la tua impressione sarà diversa.

 

 

 

 

 

 

IL CARDIGAN ICONICO IN ASSOLUTO

IL CARDIGAN ICONICO IN ASSOLUTO

 

Per due volte è andato all’asta l’iconico cardigan di Kurt Cobain, indossato durante l’unplagged per MTV: cioè un evento entrato di diritto nella storia della musica.
Ogni volta si legge di tutto e il contrario di tutto: testate giornalistiche che precisano che il cardigan è bucato per una bruciatura di sigaretta, che è macchiato, che non è stato mai lavato, che manca un bottone … come se qualcuno potesse considerare l’idea di indossarlo …
Quel cardigan ha smesso di essere un semplice indumento, nel momento stesso in cui Kurt Cobain lo ha scelto, probabilmente a un mercatino dell’usato, ed è diventato un riferimento iconico del Grunge stesso.
Non è stato un abito di scena, non è stato pensato per un look particolare, è semplicemente un cardigan che Kurt Cobain ha usato piuttosto abitualmente.
Forse è inutile interrogarsi sulla scelta del colore, di certo sappiamo che Kurt Cobain prediligeva capi ampi che nascondessero la sua magrezza, anche se nulla avrebbe mai potuto nascondere la sua grandezza come Artista.

Senza fare paragoni che non potrebbero stare ne in cielo ne in terra, c’è un capo del tuo guardaroba che in qualche modo ti rappresenta?

 

 

MULINI A VENTO 2.0

MULINI A VENTO 2.0

Si può tranquillamente dire che il progresso ci ha portato nuovi mulini a vento contro i quali però non possiamo  nemmeno essere dei Don Chisciotte: ormai il massimo a cui si può aspirare è il ruolo di Ronzinante.
Per sottoscrivere laqualunque basta anche un “sì” al telefono, easy. Le complicazioni sorgono solo nel momento in cui si verifica qualsiasi tipo di problema, o ancor più fatalmente, quando vengono cambiate le condizioni in essere. Anche i più risoluti che insistono a chiamare, possono aggiudicarsi giusto una serie di risposte diverse tra loro.
Siamo nell’era della comunicazione eppure è stata tagliata ogni possibilità di contatto, lasciando soltanto due opzioni inesorabilmente frustranti:

  • il call center, con il quale comunque occorre passare attraverso almeno tre serie di menu per parlare con una persona;
  • il sito, con il quale comunque non c’è modo di uscire da quesiti predefiniti e assolutamente non risolutori.

Nell’ultimo periodo per vari motivi ho avuto a che fare con quattro diverse grandi società e l’unica conclusione alla quale sono riuscita ad approdare è stato un nervosismo level pro.
Ma quanti sono i casi di soprusi? Purtroppo si moltiplicano ogni giorno e noi non abbiamo ancora capito che l’unione farebbe la forza, già, il condizionale è d’obbligo.
Se hai avuto una esperienza che può in qualche modo aiutare qualcun altro a non incappare nello stesso pantano, sentiti pure libera/o di raccontarla se vuoi: una tazzina sopra l’altra, insieme possiamo arrivare più in alto.

AL BALLO IN BIANCO MA CON LE SCARPE ROSSE

AL BALLO IN BIANCO MA CON LE SCARPE ROSSE

 

Alla reggia di Venaria Reale si è svolto il tradizionale Gran ballo delle debuttanti con i cadetti della Accademia Navale di Livorno: un prestigioso evento di solidarietà e cultura.
Personalmente ogni volta che vedo le immagini di questi balli d’altri tempi penso immediatamente a Elizabeth Bennet, celeberrimo personaggio creato da Jane Austen, e mi piace ricordare come il suo personaggio rompesse gli schemi.
Tuttavia c’è senz’altro bisogno anche di leggerezza, e per una sera è bello vivere una favola.
Con il classico abito bianco da principesse, però, le debuttanti hanno deciso di indossare scarpe rosse ispirandosi al progetto di arte pubblica di Elina Chauvet.
L’artista messicana le utilizzò per la prima volta in un’installazione davanti al consolato messicano di El Paso in Texas, in memoria delle centinaia di donne uccise.
Queste scarpe si sono trasformate in una marcia silenziosa di donne assenti. Una marcia doverosa. Una marcia che speriamo si possa fermare prima possibile.

 

 

 

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