MORNINGS ARE FOR COFFEE AND CONTEMPLATION

MORNINGS ARE FOR COFFEE AND CONTEMPLATION

 

Ovviamente io non potrei non andare pazza per questa scena

 

David Harbour ha una lunga filmografia anche se prima di Stranger Things probabilmente molti nel vederlo avevano quella famosissima sensazione di “l’ho già visto in quale film?”

Indubbiamente Hopper è un personaggio!
E indubbiamente il passo da Hopper a Alexei Shostakov alias Red Guardian è un po’ caricaturale rispetto alle caratteristiche che hanno reso Hop così amato.

Riguardo a Black Widow citerei soprattutto la cover di Smells like teen spirit

 

E a proposito di cover: David Harbour ha proposto American Pie in una delle scene iniziali per dare maggior spessore emotivamente coinvolgente al suo personaggio.
Bella mossa.

Ma soprattutto mi è piaciuta tantissimo questa visita nella sua casa di Manhattan

 

Libri e libri tra i quali ha tenuto a mostrare due copie di Don Chischotte.

E poi chitarre, piante, e il ricordo del “Shakespeare in the park” a New York con Meryl nei panni di Giulietta e Kevin Kline come Romeo che non posso credere di essermi persa finora!

Tu lo sapevi?
Guarda qui cosa ho trovato! Per me è come il tesoro di Willy l’orbo!

Da approfondire ASAP!!!

CHOP SUEY!

CHOP SUEY!

Chop Suey! È stata votata come miglior canzone metal del 21° secolo, prima tra 100 brani selezionati e votati da Metal Hammer e io ovviamente non posso che essere felice.

E pensare che come al solito “con l’ultimo treno” mi sono ritrovata ad ascoltare i System Of A Down un po’ per caso: durante una delle mie ricerche che partono molto alla lontana e poi seguono percorsi assurdi, ma moooolto proficui in questo caso!

Nel caso in cui tu non lo abbia ancora fatto, ti consiglio di fare un salto sul loro sito e di ascoltare il loro appello per il popolo dell’Artsakh tramite il Fondo Armenia per aiutare i civili sfollati, giovani e anziani, colpiti dagli orribili crimini di guerra inflitti ad Artsakh dall’Azerbaigian e dalla Turchia.

È per i nostri antenati, la nostra cultura e la nostra nazione” Serj Tankian, Daron Malakian, Shavo Odadjian e John Dolmayan sono fortemente legati alle loro origini armene e a novembre hanno pubblicato due brani per tenere alta l’attenzione sugli atti di guerra nel Nagorno Karabakh compiuti a settembre 2020, francamente ignorati dai mass media impegnati nelle loro comunicazioni monotematiche …

Il nome stesso del gruppo deriva da una poesia di Daron: Victims of a down
As the century nears its formidable end, our global experience of universal proportions, predicted by many greats, will arrive at our solar system, to our system of a down.
Mentre il secolo si avvicina alla sua formidabile fine, la nostra esperienza globale di proporzioni universali, predetta da molti grandi, arriverà al nostro sistema solare, al nostro sistema di caduta.

La loro musica in generale è assolutamente riconoscibile per le influenze che rappresentano un arricchimento e regalano la sensazione di un viaggio del tutto particolare.

Lo si capisce immediatamente ascoltando Aerials: impossibile non rimanerne catturati, anche se la mia preferita in assoluto è Toxicity che al primo ascolto è entrata immediatamente a far parte delle canzoni che adoro.

Ma torniamo a Chop Suey!
Il nome di un piatto cinese scelto perché rappresenta l’idea di tagliare: to chop e perchè suey ha assonanza con quello che era il titolo originale: Suicide.

Il testo, molto intenso, contiene anche versi del Vangelo come simbolo di una sorta di richiesta di aiuto che connota il lato umano, ed è stato considerato come protesta per come i media hanno trattato la morte di Kurt Cobain

Serj ha dichiarato «La canzone parla di come quando le persone muoiono, saranno considerate in modo diverso a seconda del modo in cui passano. Ad esempio, se dovessi morire per overdose, tutti direbbero che me lo meritavo perché ho abusato di droghe, da cui la frase “Gli angeli meritano di morire”. »

Ma Serj ha anche detto “it’s quite interesting how involved coffee is in a lot of people’s lives …”  laughing
“È piuttosto interessante il modo in cui nella vita di molte persone sia coinvolto il caffè …”
Eccolo mentre prepara il caffè armeno … e che tazze!

DIARIO DI BORDO DALLA ZONA ROSSA LOCKDOWN GIORNO 1

DIARIO DI BORDO DALLA ZONA ROSSA LOCKDOWN GIORNO 1

La sensazione che si percepisce è forse paragonabile a quando ci si trova nell’ultimo cono di luce prima di entrare nel tunnel.

L’illuminazione all’interno è fastidiosa perché non si vedono luci ma abbagli a intermittenza.

La caratteristica principale sono infatti questi intervalli regolari, con interruzioni pressoché telegrafiche, al termine delle quali riprende la litania monocorde di qualsivoglia tipo di comunicazione o informazione della TV.

Non so tu, ma io ho iniziato a detestare alcune parole che vengono adottate come mantra.

E al posto degli arcobaleni ora sono rimasti solo colori che dividono.

Personalmente avverto il bisogno del mio rifugio: la musica e dunque direi che il brano perfetto per oggi è The Resistance dei Muse.

A partire dalla copertina, che per restare in tema di colori, li rappresenta in una visione psichedelica.
Non a caso è stata giudicata la migliore dell’anno 2009.

Per continuare con i molteplici significati racchiusi nelle parole, nei testi, nelle metafore, come ad esempio il fatto che The Resistance rappresenta un riferimento a 1984 di George Orwell, al quale Matthew Bellamy si è ispirato.

Il brano che cita direttamente l’Eurasia è un altro, ma in realtà The Resistance stessa rievoca moltissimo Winston e Julia costretti a nascondersi per non essere scoperti dal Partito.

Tornando a United States of Eurasia invece, per molti rappresenta un plagio, piuttosto che una citazione di Bohemian Rapsody, tu cosa ne pensi?
Sempre secondo i detrattori, che non gradiscono nemmeno la ghost track Collateral Damage con la sonata Notturno n. 9 di Chopin, le influenze che si sentono sono parecchie e riconducibili ad una sorta di pot pourri musicale.

Tu le hai notate al primo ascolto?
Che impressioni ti lascia questo lavoro dei Muse?
Ritrovi le atmosfere di 1984?

Sebbene sia un classico, io come al solito lo ho letto molto in ritardo, ovvero “avanti negli anni” e dunque può essere che il mio modo di percepirlo sia stato influenzato.

1984 come è noto, è ottenuto invertendo le cifre dell’anno in cui è stato scritto: 1948.
Curiosa coincidenza: 1984 è stato un anno importante nella mia vita, un anno di svolta, un anno del quale molto più di altri ricordo particolari e conservo memorie.

Non sono invece altrettanto propensa a identificare il contesto attuale con altrettanto affetto.
La curva discendente verso i punti in cui la visione distopica di Orwell si allinea al reale si accentua in maniera sempre più evidente.

Un po’ come fosse la famosa pallina sul piano inclinato, seppur vorrei continuare a sperare in un declino, per quanto tristemente palese, almeno non altrettanto accelerato e irreversibile perché, per tornare a The Resistance:
if we live our life in fear

IN THE END

IN THE END

Ho già parlato di In the end dunque non è un mistero quanto mi piaccia questa canzone.

Ma come per Zombie, avendo anche in questo caso contribuito, voglio celebrare il miliardo di visualizzazioni su You Tube, anche se per i Linkin Park è la seconda volta, dopo Numb.

A dare l’annuncio, oltre ai canali ufficiali, è stato un tweet di Mike Shinoda, e il pensiero va immediatamente a Chester Bennington.

Come per Dolores O’Riordan però, io voglio parlare della vita: e ti consiglio di guardare questo video nel quale Chester prepara il caffé.

Per noi qui in Italia, questo modo di filtrare con acqua già calda risulta parecchio strano, il nostro legame con la moka è viscerale, ma spaziando nei miei viaggi virtuali sul caffé ho avuto modo di vedere parecchie volte questo sistema e mi ci sono un pochino abituata.

Riguardo all’esecuzione di Chester adoro la sua visione della tazza, come se possa non avere una capienza laughing

Nel video si vede anche molto bene il suo tatuaggio sul dito: lui e Samantha Marie Olit, la prima moglie, non avevano soldi per le fedi, aneddoto che mi ha colpita: lo trovo un po’ il simbolo di come la vita riservi evoluzioni inaspettate, o di quanto inseguire sogni non sia vano.

Per tornare al video di In the end, che aveva già vinto agli MTV nel 2002 come Best rock video, tu hai mai provato a decodificare le iscrizioni sul portale dal quale esce Chester?

Oltre al concetto di tempo di cui ho già scritto, ciò che mi ha colpita fin dal primo ascolto è stata l’esplosione collerica del ritornello: Chester che si sporge con una forza dirompente, per quanto mi riguarda è coinvolgente al punto da non riuscire a non cantare.

Mike Shinoda ha dichiarato: “la canzone non sa se vuole essere ottimista o pessimista. Ed è proprio questo che mi piace.”

Trovo che sia esattamente questa la chiave: racchiudere messaggi ed emozioni che possono adattarsi a diverse visioni.

L’erba che spunta dove Mike pesta con i suoi scarponi è l’immagine che preferisco, Chester Bennington rispondendo ad un’intervista ha detto:“l’ultima immagine del video è quella dell’erba che cresce: c’è ancora il tempo per cambiare. Bisogna vedere la catastrofe all’orizzone per decidersi ad agire. Volevamo fare riflettere, poi ognuno tira le sue conclusioni.

Le tue quali sono?

 

 

 

RADIO FREE EUROPE

RADIO FREE EUROPE

 

Se dico Radio Free Europe tu a cosa pensi?

Io non posso fare a meno di sentire immediatamente la voce di Michael Stipe sulle note della canzone tratta da quella che è la loro svolta con Murmur, recentemente valsa il sesto posto nella classifica dei 100 più grandi singoli di debutto di tutti i tempi, nonostante la diatriba dei fans per stabilire se sia meglio la versione originale o quella remixata due anni dopo, che probabilmente non si concluderà mai, ma questa è un’altra storia.

È la terza volta che cito i R.E.M. dopo What time is the end of the world? e Shiny happy people, a parte il fatto che sono fissata, perché?

Perché Radio Free Europe è una radio istituita all’inizio della Guerra Fredda per trasmettere notizie e informazioni senza censure al pubblico dietro la cortina di ferro, Radio Free Europe / Radio Liberty (RFE / RL) ha svolto un ruolo significativo nel crollo del comunismo e nell’ascesa delle democrazie post-comuniste in Europa.
Oggi, RFE / RL è una delle organizzazioni mediatiche più complete al mondo, che produce programmi radiofonici, Internet e televisivi in paesi in cui una stampa libera è vietata dal governo o non è completamente istituita.
Fu fondata nel 1950 con l’intento di offrire quantomeno una alternativa, una possibilità di valutare una visione diversa.

Eppure 70 anni dopo sembriamo esserci dimenticati dell’importanza della pluralità di espressione dal momento che sempre più spesso si verificano episodi di censura.
L’ultimo in ordine di tempo ha visto protagonista proprio una radio: o meglio il canale YouTube di Radio Radio, che è stato chiuso con una dinamica decisamente strana, come spiegato nel dettaglio dall’autore Fabio Duranti.

Perché riteniamo le persone incapaci di confrontarsi con pensieri alternativi? Perché si censura invece di argomentare ed eventualmente confutare con spiegazioni fondate?

La famigerata frase “non sono d’accordo con quello che dici ma darei la vita perché tu possa dirlo” erroneamente attribuita a Voltaire, si è rivelata imprecisa rispetto all’originale disapprovo quello che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo, realmente scritta da Evelyn Beatrice Hall, ma rimane essenziale nel suo concetto a mio avviso imprescindibile.

 

 

WAKE UP AND SMELL THE COFFEE

WAKE UP AND SMELL THE COFFEE

 

 

No need to argue: chiunque conosce ZOMBIE dei Cranberries.

Io non riesco a definirla semplicemente una canzone, per me è storia.
Recentemente ha superato il miliardo di visualizzazioni su YouTube e ammetto che un tot sono mie.
Un successo meritato, che chiude il cerchio della precedente proclamazione a canzone dell’anno agli MTV Awards 1995.
Zombie è stato girato da Samuel Bayer, che ha realizzato anche il video di Smells like teen Spirit per intenderci, ma, tralasciando l’indubbia qualità, io mi soffermerei sul messaggio e sulla voce di Dolores O’Riordan.
Purtroppo ormai la prima cosa che viene citata ovunque su di lei sono le circostanze della morte, io invece vorrei parlare della vita.
Non della sua biografia in dettaglio, ma dettagliatamente sottolineerei come lei abbia scritto questo brano di getto, dopo aver appreso della tragica morte di due ragazzini a causa di una bomba.
Nonostante l’episodio si collochi in Irlanda nel 1993, un preciso contesto tristemente noto, Dolores ha sempre evitato di politicizzare.
“Nella tua testa, nella tua testa” lo ripete Dolores, invoca, invita a pensare, sembrerebbe banale eppure troppo spesso non lo è.
Il suo è un grido per unire, per risvegliare.
“La violenza causa silenzio.”
Io trovo che Dolores sappia far parlare questo silenzio, sappia dar voce al dolore, sappia gridare non la rabbia, ma la forza di dire basta.
Zombie è contro la violenza, contro l’incapacità di fermare la violenza.
Questa canzone è il nostro grido contro la disumanità dell’uomo per l’uomo; e la disumanità dell’uomo al bambino.”
Dolores O’Riordan

Non so tu ma per quanto mi riguarda il pensiero arriva forte e chiaro e si insedia in maniera viscerale.
Il suo “another mother’s breaking heart” diventa il mio.
La sua voce, il suo modo di cantare del tutto unico, costituiscono il punto focale: un catalizzatore, che permette al messaggio di comunicare tutta la sua dirompente disperazione.
“Zombie è stata ispirata dalla morte di un bambino. La vita gli è stata presa dalle braccia di sua madre, che stava facendo shopping in un giorno normale a Londra. Qualcuno aveva infilato una bomba in un cestino di rifiuti e il bimbo si è trovato al posto sbagliato al momento sbagliato, ed è morto. La ragione per cui era stata messa la bomba aveva a che fare con quel tipo di rivendicazioni politiche e territoriali che si succedono in Irlanda e in Inghilterra. L’allusione alla data del 1916 serve a ricordare che in quell’anno fu firmato un accordo che sanciva la cessione di sei contee irlandesi all’Inghilterra. Da allora non è cambiato niente: guerra, morte ed ingiustizia.
Dolores O’Riordan

Zombie che vedono e sentono il dolore, eppure non fanno nulla.
Zombie non da film horror eppure terribilmente più spaventosi: noi.

 

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