CASTORI

CASTORI

I castori vivono dove c’è sufficiente acqua per immergersi, costruiscono l’ingresso delle loro tane sott’acqua per una maggiore sicurezza, quindi se il livello di acqua non è sufficiente, costruiscono una diga.

Abbiamo imparato l’associazione di pensiero “castoro – diga” fin da piccoli, tu ricordi ad esempio qualche cartone animato in particolare?

Cito i cartoni animati perché i castori di cui voglio parlare sono sicuramente dei personaggi.

I castori di cui voglio parlare vivono a Brdy in Repubblica Ceca.

Il nome di questa area: Brdy deriva da brdo che significa collina, proprio perché si tratta di un’area collinare / montuosa e boscosa.

La presenza in quest’area di una zona militare, ha fatto sì che la zona non venisse interessata da nessun tipo di urbanizzazione, preservando di fatto l’aspetto naturalistico: flora e fauna.

Divenuto paesaggio sotto tutela ambientale per Brdy si era resa necessaria la sistemazione di un canale di scolo costruito dall’esercito e il ripristino delle zone umide.

Opere ingenti e oltremodo costose i cui progetti si erano arenati sotto il peso di burocrazia e attesa di stanziamenti.

Ma i castori hanno magicamente risolto la questione costruendo una diga!

Costo zero e una grande lezione da imparare.

La Natura ci insegna la vita in armonioso equilibrio.

“I castori sanno sempre cosa è meglio. I luoghi in cui costruiscono le dighe sono sempre scelti nel modo giusto, meglio di quando li progettiamo sulla carta” queste parole sono di Jaroslav Obermajer, responsabile dell’ufficio della Boemia centrale dell’Agenzia ceca per la protezione della natura e del paesaggio (AOPK).

Castori

Che dire?

Userei le parole di Jules Verne:
La forza creatrice della natura vince l’istinto distruttore dell’uomo.

Tu conosci un altro caso simile?

LA CASA DEI SILENZI

LA CASA DEI SILENZI

Hai mai letto Donato Carrisi? Io come al solito funziono al contrario e ho iniziato dall’ultimo libro uscito: La casa dei silenzi.

Questo libro è stato un regalo, ed è stato anche il “contenitore” per un ulteriore regalo, immaginerai dunque quanto sono stata felice di riceverlo.

La casa dei silenzi è il quarto volume di quella che finora è una quadrilogia e arriva in libreria dopo i precedenti La casa delle voci, La casa senza ricordi e La casa delle luci.

Conosci qualcuno di questi libri?

Pietro Gerber, il protagonista, è un ipnotista specializzato in terapie pediatriche.

A proposito di ipnosi mi piacerebbe tanto conoscere il parere di Quarc: nel suo Tutto Vero Alessandro Depegi racconta le proprie esperienze dirette.

Riguardo al silenzio invece, vorresti dirmi qualcosa tu?

Intanto tengo a citare due frasi dal libro che mi hanno colpita:

Le persone tristi non possono far male a nessuno proprio perché conoscono bene il dolore.

Ogni persona ha un sogno indelebile. Un sogno di cui serba il ricordo per tutta la vita. Spesso non esiste nemmeno un motivo particolare perché sia così, spesso non si tratta affatto di sogni memorabili.

Ormai sai bene che ho un debole particolare per i sogni ma siccome non sono normale, non riesco a ricordare un sogno indelebile purtroppo.

Posso però parlare di elemento ricorrente: acqua

Tu?

COFFEE CITY

COFFEE CITY

Coffee City è una comunità lacustre situata su una penisola che si protende sul Lago Palestine, nel Texas orientale.

Con tre lati della città delimitati dall’acqua, è una località rinomata per la pesca, la nautica e altri sport acquatici.

Appena ho visto la foto con l’insegna di pensavo fosse un meme, dunque immagina la sorpresa quando ho capito che invece esiste veramente!

Cercando informazioni mi sono innamorata di questa specie di metafora: la storia di questa località può stare in un guscio di noci pecan.

Coffee City infatti si materializza solo negli anni ’60 dopo la costruzione del Lago Palestine.

Sì: costruzione, perché il Lago Palestine è un lago artificiale creato dalla Diga Blackburn.

Questo bacino si estende su porzioni di quattro contee dello stato del Texas: Anderson, Smith, Henderson e Cherokee.

Sorrido perché per noi Anderson e Henderson tendenzialmente suonano allo stesso modo, e Smith … beh è un po’ come l’equivalente del nostro Rossi …

Ma torniamo al nostra città del caffè, che a quanto pare ospita una comunità residenziale senza storia ma con una recente cronaca infausta: pare infatti che a Coffee City ci fossero 250 abitanti e 50 poliziotti … che dire?

Forse meglio concentrarsi sul Coffee City Fire Department: Vigili del fuoco, che negli Stati Uniti sono una istituzione per antonomasia.

A Coffee City c’è anche il Bella Italian Café

Non ho trovato particolari collegamenti con l’Italia, ma è comunque un tributo, che ne dici?

Mentre ci riflettiamo ti lascio ammirare questo panorama …

DISTRIBUTORI DI CAFFÈ

DISTRIBUTORI DI CAFFÈ

Per più di trent’anni ho lavorato in un’azienda dove non c’era il distributore del caffè.

Lo so: sembra incredibile, eppure è vero.

I miei colleghi però si erano organizzati con una moka e preparavano il caffè a metà mattina e nel pomeriggio.

Appena il caffè era pronto mi chiamavano.

Bello.

Io contribuivo alle spese e alle chiacchiere 🙂

Ma in realtà non avevo mai realmente constatato situazioni del tipo rappresentato dalla famosa sit-com Camera Cafè per intenderci.

E tu invece?

Immagino che chiunque possa raccontare aneddoti tra i più svariati, o sbaglio?

Credo che sia anche possibile raggruppare i personaggi in categorie, come ad esempio gli approfittatori … ovvero coloro che non hanno mai moneta o vogliamo chiamarli con un appellativo un po’ più in gergo?

Forse andrebbe creata una forma di caffè sospeso anche per i distributori.

A proposito di inventare … lo sai chi è l’autore del primo congegno per distribuire automaticamente?

Erone!

Il suo distributore però era per acqua santa, e a ben pensarci … mi viene un sorrisone 😉 io ad esempio ne avrei molto bisogno …

Scherzi a parte, l’idea nacque dal fatto che Erone aveva notato uno spreco di acqua fuori dal tempio.

Grazie al suo meccanismo una moneta colpiva una leva che erogava una data quantità di acqua per ogni persona.

Che dire? Adoro le menti geniali.

Tu che tipo di distributore vorresti?

Dunque che dici, il caffè di questa settimana lo prendiamo al distributore?

 

GENOVA JEANS

GENOVA JEANS

 

Ti segnalo la manifestazione che si terrà da oggi fino al sei settembre: Genova Jeans un progetto multiforme e ambizioso che inaugura la via del jeans.

Una iniziativa del genere non poteva che svolgersi a Genova, città che ha dato il nome e l’origine al capo di abbigliamento più diffuso e universale in assoluto.

Blu di Genova.

Perché noi al De Nimes non prestiamo attenzione giusto? E non per tirare fuori la solita rivalità con i cugini d’oltralpe … 

Curiosa di sapere in cosa consiste questa “via del jeans” che viene definita futura Carnaby Street genovese, mi sono ritrovata a pensare a come i jeans sono cambiati dal primo paio indossato da bambina a oggi.

Così ho provato a ripercorrere la trasformazione dei modelli:
anni 50, Marylin, un mito

anni 60: B. B. incarna la libertà

l’immagine simbolo degli anni 70 è indiscutibilmente rappresentata dai jeans a zampa di elefante

che negli anni 80 si stringono in fondo e qui non c’è il minimo dubbio: i jeans a vita alta di Re Giorgio.
Ma io che non me li potevo permettere amavo la versione balloon arricciata o in alternativa con la baschina.

alti e poi bassi? Mah! Negli anni 90 il must era larghi e lunghi fino a calpestarli …

anni 2000 ad abbassarsi è stata la vita … fin quasi a scomparire

anni 2010 risaliamo ma i centimetri recuperati spariscono in larghezza: versione skinny

E ora? Prosegui tu?
Quante paia ne possiedi? Quanto spesso indossi i jeans? Trovi che possano essere adatti a tutte le occasioni?

Il tuo lavoro prevede la possibilità di vestire anche un paio di jeans oppure hai un dress code? Penso ad esempio a quando sono stati banditi da Bush per i collaboratori della Casa Bianca.

Riesci a trovarli del tutto personali? Chiedo questo perché trovo singolare anche solo il fatto che esista un dibattito, riportato sul New York Times  secondo il quale basare indagini FBI sull’unicità del tessuto di jeans indossati da sospetti criminali, dal momento che ogni paio ha un modello di usura unico impossibile da replicare in maniera del tutto identica.

A proposito, è da qui che i 501 ci sono stati presentati in versione stone washed.

Ma troppa acqua è passata sotto i ponti per cui oggi la tendenza si dirige verso chi invece promuove comportamenti eco-sostenibili come ad esempio Howies, Monkee Genes, o addirittura Mud Jeans che li affitta dietro pagamento di una tariffa di noleggio mensile che può durare 12 mesi dopodiché i jeans sono tuoi.

Cosa ne pensi?

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