SFINGE COLIBRÌ

SFINGE COLIBRÌ

La Sfinge del Galio o Sfinge Colibrì, cioè tecnicamente il Macroglossum Stellatarum è un insetto piuttosto curioso.

A noi è capitato di vederlo a casa dei miei suoceri che hanno sempre fiori molto belli.

Questo insetto ha immediatamente catturato l’attenzione proprio per il suo modo di volare e, prima ancora di scoprire cosa fosse, il primo pensiero è stato: sembra un Colibrì!

In realtà più che insetto la Sfinge Colibrì è una falena diurna.

Appartiene alla famiglia delle Sfingidi, definite così per la caratteristica posizione che assumono le larve.

Il nome scientifico: Macroglussum definisce la Sfinge Colibrì per la spiritromba ovvero l’organo che permette loro di succhiare il nettare, che ricorda una specie di proboscide, nella foto che ha fatto mio marito si vede bene.

Le definizioni Stellatarum o Galio invece derivano dalle specie di piante che costituiscono il principale nutrimento delle larve: Galium, Rubia e Stellaria tre specie appartententi alla categoria Rubiaceae.

E sai cos’altro appartiene alla famiglia delle Rubiacee vero?

Il caffè!

La Sfinge Colibrì però preferisce il nettare 🙂 prediligendo i fiori a campanella perché con la sua spiritrombra riesce a succhiare dove gli altri insetti non arrivano.

Altra particolarità della Macroglossum è la parte finale dell’addome che sembra una vera e proprio coda d’uccello.

Ma la maggiore somiglianza tra la Sfinge del Galio e il Colibrì è l’hovering ovvero il modo di volare rimanendo ferma in aria: il volo a punto fisso.

Incantevole, non trovi?

E se ti dico che la nostra falena colibrì viene soprannominata anche Uccellino del buon augurio

Questa falena è considerata portatrice di buone notizie.
Tu che notizia vorresti ricevere?

L’EFFETTO FARFALLA

L’EFFETTO FARFALLA

 

Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo.”
Questa citazione viene dal film del 2004 The butterfly effect e si ispira ad una teoria ripresa e dibattuta in numerosi ambiti.
Ancora una volta, come accaduto per la Guerra dei Mondi l’ispirazione deriva da un romanzo fantascientifico, è infatti Ray Bradbury che nel suo Rumore di Tuono attribuisce alla morte proprio di una farfalla durante un viaggio nel tempo, una variazione degli eventi futuri:

Eckels si sentì crollare su una sedia. Rovistò pazzamente nel limo spesso sui suoi stivali. Sollevò un grumo di terriccio, tremando.
“No, non può essere. Non una cosa piccola come questa. No.”
Semisepolta nel fango, scintillante verde e oro e nera, c’era una farfalla, bellissima e morta.

Ulteriore coincidenza, anche in questo caso il racconto è stato trasmesso radiofonicamente dalla BBC nel 2011: qui se vuoi trovi il podcast (butterfly dal minuto 35 circa ma ti consiglierei di ascoltarlo tutto se hai tempo).
Il simbolo della farfalla fu ripreso da Edward Lorenz, matematico e meteorologo docente al Massachusetts Institute of Technology in un suo scritto del 1963 per la New York Academy of Science e successivamente in una sua conferenza del 1979 passata alla storia.
In generale, l’effetto farfalla appartiene alla fisica quantistica e più precisamente alla base della teoria del caos.
Il caos è l’aspetto a me più congeniale, ma in realtà non volevo parlare di questo … non stavolta, almeno.
Antonietta Gatti forse ai più è nota come “la moglie di” nonostante il suo curriculum di tutto rispetto. Le sue competenze si sommano nel tempo, ed elencherei, quasi un po’ a riassumere, questo riconoscimento: è stata insignita del titolo di Fellow dell’International Union of Societies for Biomaterials Science and Engineering per il suo contributo al progresso della scienza. Le varie società nazionali di biomateriali e bioingegneria contano decine di migliaia di membri a livello mondiale e l’unione delle varie società ha eletto la dottoressa Gatti a far parte dell’élite di scienziati che si compone di 32 membri, e ha fatto parte di una commissione parlamentare di inchiesta come consulente responsabile. Lo so, tanto da leggere, ma io ho trovato molto interessante la sua relazione, forse perché vivo in una zona altamente inquinata: qui il tasso di mortalità per tumori è terribile.
Lei si occupa di nanopatologia ovvero di patologie indotte da esposizioni a particolato micro e nano dimensionato, ovvero polveri con dimensioni inferiori a 100nm (0.1 micron) ma la sua ricerca è diventata difficoltosa per la ridotta disponibilità di un microscopio adatto.
Il suo battito di ali per ora non ha cambiato il mondo, ma ha saputo raggiungere il cuore delle persone che con le loro donazioni hanno permesso l’acquisto di un nuovo microscopio elettronico.
Non fermiamoci al fatto che singolarmente non possiamo fare la differenza, non smettiamo di volare con leggerezza sulle difficoltà, ognuno di noi può essere la farfalla del cambiamento, crediamoci, e non lasciamoci schiacciare nel fango.

SCARPE CHE HANNO UNA STORIA

SCARPE CHE HANNO UNA STORIA

Scarpe che hanno una storia.

Sicuramente le scarpe sono sempre un buon pretesto per fare quattro chiacchiere con il caffè, anzi, forse se sono proprio solo quattro, le chiacchiere non bastano nemmeno …
Io ad esempio sono una che alle scarpe si affeziona, come a molte altre cose del resto, per cui nel mio caso quasi tutte le paia di scarpe hanno una loro storia.
Le tue?
Mi è venuta questa curiosità leggendo della mostra inaugurata da poco a Firenze presso il Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti che ripercorre l’evoluzione della scarpa dai tempi antichi e vanta circa 80 modelli, no, dire modelli è riduttivo, si tratta di vere e proprie opere che arrivano ad esempio da musei internazionali tra i quali il Louvre.
E diciamolo: “Ai piedi degli dei” è un gran bel titolo, ma anche noi comuni mortali possiamo sentirci con le ali ai piedi!
Quali sono le scarpe che ti fanno volare?
Come vivi le tue scarpe?
Le mie praticamente invecchiano con me, e per questo motivo mi sono capitati vari incidenti di percorso tipo il sandalo rotto precisamente mentre correvo a prendere mio figlio, oppure la suola dell’anfibio che ha scelto di impiantarsi sul marciapiede in un bel giorno di pioggia lasciandomi proseguire saltellando come un gerbillo.
Sarei curiosa di sapere come scegli tu le scarpe, o se sono le scarpe a scegliere te.
Oltre che con l’outfit secondo me le scarpe devono armonizzarsi anche con lo stato d’animo.
Dunque com’è il tuo mood?

 

 

 

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