STREGATA?

STREGATA?

1947: un anno significativo per me, l’anno di nascita di mia madre. Lei che pur di leggere comprava 10 lire di giornali vecchi. Lei che mi ha fatta crescere in una casa con una grande libreria ricca di libri di ogni tipo.
Lei che amava leggere, e semplicemente leggeva.
Mai nessuna imposizione, mai nessun consiglio particolare. È stato tutto naturale, ricordo ancora i titoli che da bambina mi colpirono maggiormente, allora non potevo ancora conoscerne la storia, eppure erano già nella mia mente, pronti ad essere riscoperti al momento opportuno.
E un giorno, semplicemente come lei, ho iniziato a leggere anch’io.

1947 è anche l’anno di nascita del premio letterario Strega che prese il nome dal liquore prodotto nell’azienda della famiglia di Guido Alberti  che ne fu mecenate e che successivamente, dopo il matrimonio con l’astrologa Lucia Alberti, intraprese la carriera di attore e fu diretto da registi come Federico Fellini Francesco Rosi, Pier Paolo Pasolini, Eduardo De Filippo e Roman Polanski. Una biografia che già di per sé sembrerebbe un romanzo.

Nella lunga lista di vincitori delle edizioni che si sono succedute di anno in anno compaiono nomi di tutto rispetto e qualche giorno fa leggevo una statistica pubblicata da Gabriella che evidenziava una schiacciante maggioranza maschile.

Io sinceramente devo recuperare parecchie cose del passato, ma Monica mi ha aperto una finestra sul presente, donandomi anche una chiave di lettura per il libro vincitore dell’edizione 2020: Il colibrì di Sandro veronesi edito da La nave di Teseo.

Mi ci sono affacciata volentieri, senza conoscere l’autore, senza conoscere il precedente successo Caos Calmo e senza conoscere le varie dinamiche che hanno portato a questa seconda vittoria.

Tu sei un colibrì perché come il colibrì metti tutta la tua energia nel restare fermo.”

La citazione della seconda di copertina offre immediatamente il primo spunto di riflessione: d’improvviso si considera la staticità come uno sforzo, e non come l’assenza di movimento per antonomasia.

Il movimento del libro è costituito dai salti temporali con i quali l’autore conduce la narrazione secondo un filo molto simbolico, alternando scambi di lettere e digressioni a racconti di vita quotidiana in bilico tra la apparente normalità e un crescendo di situazioni paradossali.

Ho trovato particolarmente curioso come le vicende piuttosto inverosimili del protagonista mi facessero pensare proprio a Forrest Gump, una sorta di coincidenza, dato che lo avevo appena riconsiderato.

Ma seguendo l’idea del colibrì, e provando a volare all’indietro per rivedere tutto da una prospettiva diversa, si elabora l’idea di metafore a riconferma dell’unica vera certezza che abbiamo: la vita ha in serbo sorprese e spesso rivoluziona piani e convinzioni.
In realtà però non siamo fermi, resistiamo, cosa ben diversa.

Penso di non essere l’unica ad aver trovato una sorta di incrocio con le esperienze personali dolorose, naturalmente poi ognuno prosegue sui propri binari, ma rimangano in comune le cicatrici.

Questo libro mi ha donato anche un rimando all’infanzia nel leggere le descrizioni di luoghi estivi: il mare nei pressi di Bolgheri, Marina di Bibbona, Punta Ala, avendo anche io trascorso le vacanze esattamente su quello stesso litorale, e mi sono ritrovata ad allargare l’Amarcord fino al pensiero di come si diano per scontate cose che fino a questa estate particolare non avremmo mai pensato potessero svanire.

Stregata dunque?
No, ma contenta come ogni volta che una lettura ispira riflessioni.

FORREST GUMP DA QUARTERED MAN A FILM DA BANDIRE. JENNY O JEAN?

FORREST GUMP DA QUARTERED MAN A FILM DA BANDIRE. JENNY O JEAN?

 

 

 

Forrest Gump: da quartered man a film da bandire, Jenny o Jean?

Dovrei citare i cioccolatini, ma forse anche se rimango sul caffé possiamo ugualmente dire “non sai mai quello che ti capita”…

Il 6 luglio ricorre l’anniversario del debutto nelle sale di questo film che dopo 26 anni e 24 premi tra cui i prestigiosi oscar come migliori film, regia e attore protagonista, a quanto pare continua a raccogliere critiche e pareri discordi.

Recentemente è stato infatti inserito nella lista di Variety  tra i film da evitare perché razzisti.

E pensare che in precedenza Forrest Gump era stato anche accusato di essere carico di propaganda a livello più o meno subliminale proprio per i vari excursus di 30 anni di storia americana che contiene.

The quartered man”, appunto. Letteralmente “l’uomo squartato” deriva da una campagna mediatica messa in atto nel 1973 per impressionare l’opinione pubblica con raccapriccianti resoconti di cronaca contro la politica di nazionalizzazione di Salvador Allende in Cile.

Ovviamente a Forrest Gump non viene attribuito nessuno squartamento, ma rimane il principio di voler dare una immagine pilotata.

Verrebbe da dire “bella scoperta” … non risulta infatti particolarmente subliminale il racconto del potere dei presidenti Americani ad esempio, o una certa riscrittura della guerra in Vietnam, aspetti che peraltro costituiscono il denominatore comune di molti altri film.

C’è però anche una sorta di sotto-testo sul personaggio interpretato da Robin Wright: Jenny, che presenta molte analogie con la sfortunata attrice Jean Seberg tra le quali spicca soprattutto la frequentazione delle Pantere Nere.

Proprio sulla vita di Jean Seberg è stato presentato un film fuori concorso al Festival del Cinema di Venezia 2019.

Il film, con Kristen Stewart è uscito in streaming e in Italia si intitola più precisamente: “Seberg – Nel mirino.”

Questo mirino sarebbe quello dell’FBI nell’ambito del programma COINTELPRO, acronimo di Counter Intelligence Program.

In questo stesso programma venne incluso nel 1964 anche il Ku Klux Klan, che è il motivo per cui Forrest Gump è stato inserito nella famosa lista dei film sconsigliati.

Dunque il cerchio si chiude?

Propaganda o razzismo, agli spettatori l’ardua sentenza.

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