GOOGLE NEWS SHOWCASE

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Googler: googlare in francese inizia ad avere un significato diverso se si entra nell’ambito di notizie editoriali certificate IPG.

I nostri cugini d’oltralpe hanno messo a segno una ulteriore piccola vittoria nei confronti dei colossi del web

É stato infatti siglato un accordo tra la Alliance de la Presse d’Information Générale: APIG e Google France che prevede una remunerazione per i contratti di licenza degli editori di testate giornalistiche all’interno di un nuovo programma: News Showcase

La remunerazione prevista nei contratti di licenza tra ciascun editore di testata giornalistica e Google si basa su criteri quali, ad esempio, il contributo all’informazione politica e generale, il volume giornaliero di pubblicazioni o l’audience Internet mensile.

Questo è un passo molto importante anche nell’ambito della controversa questione per la Legge sul Copyright in Europa e vede la Francia come primo paese ad adottare una normativa legale.

Viene ribaltata la concezione in base alla quale Google ha sempre sostenuto che le notizie non portano vantaggi al motore di ricerca, ma soltanto una indicizzazione per le testate.

Ed è la conclusione di una battaglia portata avanti dalla stampa francese che si è rivolta alla Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e successivamente alla Corte di Appello di Parigi e apre la strada anche agli altri stati membri.

Il tweet di Alliance de la Presse parla di riconoscimento effettivo di #droitvoisin ovvero diritto di vicinato che come ci spiega l’Irpa permette agli editori di ottenere dai motori di ricerca e dalle piattaforme online un equo compenso, stabilito tramite accordo appunto, derivante dall’utilizzo degli estratti delle notizie. Tra questi rientrano anche le anteprime (snippet) ampiamente sfruttate dal motore di ricerca.

Tu dove segui le notizie?

VOCE DEL VERBO GOOGLARE

VOCE DEL VERBO GOOGLARE

Ormai fa parte del linguaggio comune: come ci indica la stessa Accademia della Crusca Googlare significa fare una ricerca telematica usando il motore di ricerca Google (presente in Zing. 2016 e in Devoto-Oli 2014).

Tu quanto spesso utilizzi Google? Per te è soltanto uno strumento come un altro oppure trovi che sia indispensabile?

Secondo il procuratore generale William Barr “Oggi milioni di americani si affidano a Internet e alle piattaforme online per la loro vita quotidiana. La concorrenza in questo settore è di vitale importanza, motivo per cui la sfida odierna contro Google – il guardiano di Internet – per aver violato le leggi antitrust è un caso monumentale sia per il Dipartimento di giustizia che per il popolo americano.”

Per questo motivo il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha annunciato una causa nei confronti del monopolista Google per violazione delle leggi antitrust.

In particolare, oggetto del contendere sono i vari accordi di esclusiva o a lungo termine come nel caso di Apple, che vietano la preinstallazione di qualsiasi servizio di ricerca concorrente e nel contempo impongono le applicazioni in posizioni privilegiate sui dispositivi mobili, rendendole anche non cancellabili.

Queste pratiche anticoncorrenziali vengono equiparate alle condizioni per le quali il Dipartimento ha intentato causa contro Microsoft negli anni 90.

Nel marzo 1998 Bill Gates ha testimoniato di fronte alla Commissione Giudiziaria del Senato a Capital Hill, successivamente, nel mese di maggio, il Dipartimento di Giustizia e 20 stati degli Stati Uniti hanno intentato una causa contro Microsoft, sostenendo che la società aveva violato lo Sherman Antitrust Act del 1890. La corte ha stabilito nell’aprile 2000 che Microsoft fosse suddivisa in due società separate: una per il sistema operativo, cioè Windows, e una per gli altri programmi software.

Proprio lo stesso giorno, vale a dire martedì 20 ottobre, di fronte alle accuse antitrust e in risposta al reclamo del dipartimento sui file contro Google per ripristinare la concorrenza nei mercati di ricerca e pubblicità, Google ha rilasciato la seguente seguente dichiarazione:

Le informazioni di tutto il mondo sono state messe a disposizione di oltre un miliardo di persone. I nostri ingegneri lavorano per offrire il miglior motore di ricerca possibile, migliorandolo e perfezionandolo costantemente. Riteniamo che sia per questo che un’ampia sezione trasversale di americani apprezza e spesso ama i nostri prodotti gratuiti.
La causa odierna del Dipartimento di giustizia è profondamente viziata. Le persone usano Google perché scelgono di farlo, non perché sono costrette a farlo o perché non riescono a trovare alternative.
Questa causa non farebbe nulla per aiutare i consumatori. Al contrario, sosterrebbe artificialmente alternative di ricerca di qualità inferiore, aumenterebbe i prezzi dei telefoni e renderebbe più difficile per le persone ottenere i servizi di ricerca che desiderano utilizzare.

Tu cosa ne pensi? Ti senti costretto ad usare Google?

Io ho già espresso il mio parere sui colossi del web, e in questo caso personalmente non riesco a capire una cosa: perché eventualmente dovrebbero aumentare i prezzi dei telefoni?

PROGRESSO O PROGRESSIVA PERDITA?

PROGRESSO O PROGRESSIVA PERDITA?

Progresso o progressiva perdita?

Nel giro di pochi anni saremo totalmente dipendenti dal web per qualsiasi tipo di informazioni. I libri stanno piano piano scomparendo, le enciclopedie che i nostri genitori acquistavano con sacrificio, a volte pagandole per anni, sono in via di estinzione. Ora preferiamo googlare.

Non so tu, ma io fatico parecchio a districarmi, a selezionare, ad accertarmi che sto leggendo informazioni corrette, mi capita di fare una media tra la quantità di cose che trovo, che in qualche caso divergono persino.

Senza contare che nessuno si chiede what if ci fosse anche un semplice blackout.

Un libro stampato può invecchiare, può essere bruciato, è vero, ma non potrà mai essere modificato. Le info su internet invece sì. Di fatto la realtà è che possono essere alterate, cambiate, epurate, censurate, bannate.

Questo dovrebbe terrorizzarci.

Invece a quanto pare no.

 

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