THE PEN IS ON THE TABLE

THE PEN IS ON THE TABLE

 

The pen is on the table quante volte hai ripetuto questa frase?

Quanto oltre è proseguita la tua conoscenza dell’inglese?

A quanto pare, il nuovo sondaggio globale in proposito vede l’Italia all’ultimo posto tra tutte le nazioni europee per competenze linguistiche in inglese.

Eppure iniziamo a studiare inglese fin dalla scuola materna, siamo circondati da fonti in lingua di ogni tipo, siamo anche un popolo di santi, navigatori e viaggiatori … quando si può …

Dovremmo essere in costante apprendimento e dovremmo dimostrare una rilevante crescita nella conoscenza della lingua inglese.

Invece siamo i peggiori a livello UE, soltanto la Moldavia è appena dopo l’Italia come mostrato nel grafico

 

Secondo te come mai?
Siamo davero fermi alla fase / frase the pen is on the table?

Lo studio è English Proficiency Index di EF ma in realtà non è che ci occorra uno studio per rendercene conto purtroppo.

D’altra parte ce lo ha insegnato anche il mitico Mr. Flanagan

Scherzi a parte, chi non hai mai seguito almeno una volta i tutorial del compianto John Peter Sloan?

Il mio personaggio preferito in assoluto: Granny Smith ovviamente!

 

 

Dovremmo davvero poterle telefonare almeno una volta al giorno.

Tu hai suggerimenti per migliorare l’inglese?

Nel frattempo temo che continueremo ad arrangiarci alla nostra maniera …

UN MONUMENTO DA RICORDARE

UN MONUMENTO DA RICORDARE

Un monumeto da ricordare ovvero un monumento che deve essere tenuto presente ogni giorno è la frase finale di quello che non potrei mai definire semplicemente “commento” che Nick di Matavitatau ha generosamente scritto in merito alla Repubblica di Weimar

Nel caso in cui tu non lo abbia letto, ti consiglio vivamente di non perderlo: lo trovi qui

Tra l’altro ha anche ridato fiducia a Massimo dato che io dal suo spunto avevo parecchio divagato laughing

Sono assolutamente d’accordo sul concetto di monumento come qualcosa che stia ad indicarci di non dimenticare ciò che è stato, dal momento che troppo spesso non teniamo conto dell’importanza degli insegnamenti che potremmo trarre da quanto è già accaduto.

Invece ricadiamo.

La vita, si direbbe, è fatta di recidive e anche la morte dev’essere una specie di recidiva.
Samuel Beckett

Certo che potremmo lavorare su come arrivare a questa “recidiva finale”… o no?

Eppure perseveriamo nel farci cogliere ingenuamente dalle derive che ci trascinano troppo facilmente nelle risacche dei riflussi storici, che somigliano piuttosto a reflussi, che il male rigurgita dopo essersi cibato impunemente.

Cito ancora: la Repubblica di Weimar rimane lì come monito gigantesco al “come è stato” e al “come è bene che non sia mai più:” studiarla è come vederci allo specchio, oggi che la democrazia è tanto in pericolo proprio per nuove carestie e nuovi razzismi.

Perché dunque non vogliamo guardarci allo specchio con onestà?

Se non altro almeno l’inconscio potrebbe registrare ciò che noi non vogliamo vedere, persino Profondo Rosso ce lo insegna.

 

Si può quindi dire che rifiutiamo consapevolmente di vedere oppure inconsciamente rifuggiamo l’evidenza davanti ai nostri occhi?

Ora divago di nuovo, lo so, ma rimbalzando da uno specchio all’altro mi sono imbattuta in una ricerca del professor Giovanni Battista Caputo dell’Università di Urbino, ribattezzata con il nome di Caputo effect, la conosci già?

Si basa sull’illusione visiva: il professore ha registrato le reazioni di un campione di cinquanta persone alle quali è stato richiesto di osservare la propria immagine riflessa nello specchio per dieci minuti consecutivi.

Lo specchio è stato posto all’interno di una stanza illuminata soltanto dalla luce di una lampada posizionata in modo che la sua luce rimanesse dietro al campo visivo dell’osservatore e che non potesse riflettersi.

I risultati hanno dimostrato visioni distorte e in particolare: la maggior parte ha testimoniato di aver visto distorsioni sul proprio viso.

Alcune persone hanno visto il volto di un genitore, in alcuni casi deceduto.

Altre volti sconosciuti, animali o addirittura esseri mostruosi.

Pensi che potremmo provarci anche noi?

Io più che altro ho preso in considerazione l’idea come metafora.

Secondo te che ruolo ha la lampada?

Come possiamo noi illuminarci meglio per vedere nello specchio?

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