MORTI SILENZIOSE

MORTI SILENZIOSE

Ho già parlato di PM2.5 perché sinceramente è un argomento che mi sta molto a cuore e lo trovo di rilievo assolutamente importante nonostante continui a passare più o meno sotto silenzio.

Gli effetti sulla salute sono occulti e si manifestano nel tempo, non ci sono contagi o sintomi evidenti, ma quando ci si accorge della malattia in molti casi è tardi.

I numeri delle morti sono terribili eppure raramente se ne parla.

MORTI SILENZIOSE.

Trovo assolutamente spaventosa l’ultima pubblicazione di The Lancet Planetary Health che indica Brescia e Bergamo al primo e secondo posto tra le città europee per tasso di mortalità dovuto a queste maledette particelle.

E non solo: seguono Vicenza al quarto posto e Saronno all’ottavo, vale a dire che su dieci città, quattro sono italiane, concentrate nella zona nord, principalmente in Lombardia.

Ma anche molti altri centri abitati hanno livelli di inquinanti agghiaccianti, consultabili qui.

Come se non bastasse, va anche considerato che nonostante tutto rimane anche una quota occulta: l’inquinamento atmosferico è una delle principali cause ambientali di mortalità in tutto il mondo. Le città sono generalmente zone calde dell’inquinamento atmosferico e delle malattie. Tuttavia, l’entità esatta degli effetti sulla salute dell’inquinamento atmosferico a livello di città è ancora in gran parte sconosciuta.

Nutro la speranza di scuotere qualche coscienza, nel piccolo, affinché a questo tema venga data un’eco adeguata, anche se la mia voce cade nello stesso silenzio di tutte le voci spente nella sofferenza tra l’indifferenza dei più.

PM 2.5

PM 2.5

 

 

PM deriva da Particulate Matter: e consiste nel particolato aerodisperso, più precisamente, secondo la definizione del Ministero dell’Ambiente rappresenta l’insieme delle particelle atmosferiche solide e liquide sospese in aria ambiente. Il termine PM2.5 identifica le particelle di diametro inferiore o uguale a 2,5 µm … da qui in avanti però mi dissocio dalla descrizione: queste particelle vengono inglobate ai valori PM10 con troppa facilità, soprattutto nei rapporti di rilevazione, quando invece la differenza è sostanziale.
Perché?
Cito sempre testualmente dal progetto Essia cioè Effetti Sulla Salute dell’Inquinamento Atmosferico: in particolare, le particelle più piccole riescono a penetrare più a fondo nell’apparato respiratorio. Quindi, è importante capire quali e quante particelle sono in grado di penetrare nel corpo umano, a che profondità riescono ad arrivare e che tipo di sostanze possono trasportare. Ad esempio, la tossicità del particolato, e quindi la sua capacità di generare danni alla salute, può essere amplificata dalla capacità di assorbire sostanze gassose come gli IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici) e metalli pesanti, alcuni dei quali sono potenti agenti cancerogeni.
Il rilievo consistente dell’inquinamento ambientale in relazione all’insorgenza di tumori è anche oggetto della lettera aperta pubblicata da Isde l’aumento di incidenza tumorale e di malattie croniche degenerative che si manifestano nelle aree più inquinate ed in età sempre più precoce interessando bambini, adolescenti e giovani adulti è l’aspetto più eclatante del legame fra ambiente e salute.
Io dissento dalla scelta dell’aggettivo: trovo questo aspetto piuttosto terrificante che eclatante.
Anche l’OMS  dichiara che nell’Unione Europea il solo particolato più fine causa una perdita di aspettativa di vita di circa 8,6 mesi.
Alla luce di tutto questo, verrebbe naturale pensare che data l’elevata pericolosità, venga applicato uno stretto monitoraggio sulle emissioni di questo particolato fine.
Purtroppo invece in moltissimi casi non viene nemmeno distinto dal PM10 e risulta molto fumoso, perdona il gioco di parole, rapportare il dato del rilievo che ha un indice giornaliero che oscilla tra 9 e 8 mentre sto scrivendo, quando il termine di raffronto è secondo Ispra  un limite annuale di 25 µm, tra l’altro con un riferimento al 2010: è complicato persino reperire informazioni aggiornate, mi domando come mai.
Personalmente ritengo questo argomento della massima importanza e ho a cuore la Lomellina: terra martoriata tra fanghi e termovalorizzatori, dove la vivibilità è compromessa.
In Italia i termovalorizzatori sono 51, di cui 29 soltanto nel nord Italia ce lo comunica la Protezione Civile  specificando che i fumi generati vengono trattati e depurati.
Tra l’altro, i risultati di uno studio Inemar  2017 indicano come principale responsabile dell’emissione di PM2.5 in Lombardia la combustione non industriale.
In cosa consiste in pratica? Secondo la classificazione  “commercio, residenziale, agricoltura.”
Per usare un eufemismo: “ci scaldiamo troppo?”
Parrebbe proprio così: infatti le concentrazioni sono significativamente più alte nei mesi invernali come dimostrato visibilmente nei grafici della EEA European Environment Agency.
Dunque i termovalorizzatori sono innocenti?
No, nonostante negli anni gli inceneritori si siano rivestiti di questa “valorizzazione” con sistemi di controllo e depurazione che hanno sicuramente ridotto la percentuale di incidenza, una quantità di inquinanti viene comunque scaricata in atmosfera. Le famigerate nano-particelle sono tanto capaci di entrare facilmente nel nostro organismo e di raggiungere sangue, tessuti e organi, quanto di sfuggire in parte ai sistemi di filtraggio o di smaltimento, qui trovi una analisi  in proposito.
Se poi riesci a risolvere il calcolo delle soglie giornaliere/annuali, ti meriti un caffè!

 

 

 

 

L’EFFETTO FARFALLA

L’EFFETTO FARFALLA

 

Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo.”
Questa citazione viene dal film del 2004 The butterfly effect e si ispira ad una teoria ripresa e dibattuta in numerosi ambiti.
Ancora una volta, come accaduto per la Guerra dei Mondi l’ispirazione deriva da un romanzo fantascientifico, è infatti Ray Bradbury che nel suo Rumore di Tuono attribuisce alla morte proprio di una farfalla durante un viaggio nel tempo, una variazione degli eventi futuri:

Eckels si sentì crollare su una sedia. Rovistò pazzamente nel limo spesso sui suoi stivali. Sollevò un grumo di terriccio, tremando.
“No, non può essere. Non una cosa piccola come questa. No.”
Semisepolta nel fango, scintillante verde e oro e nera, c’era una farfalla, bellissima e morta.

Ulteriore coincidenza, anche in questo caso il racconto è stato trasmesso radiofonicamente dalla BBC nel 2011: qui se vuoi trovi il podcast (butterfly dal minuto 35 circa ma ti consiglierei di ascoltarlo tutto se hai tempo).
Il simbolo della farfalla fu ripreso da Edward Lorenz, matematico e meteorologo docente al Massachusetts Institute of Technology in un suo scritto del 1963 per la New York Academy of Science e successivamente in una sua conferenza del 1979 passata alla storia.
In generale, l’effetto farfalla appartiene alla fisica quantistica e più precisamente alla base della teoria del caos.
Il caos è l’aspetto a me più congeniale, ma in realtà non volevo parlare di questo … non stavolta, almeno.
Antonietta Gatti forse ai più è nota come “la moglie di” nonostante il suo curriculum di tutto rispetto. Le sue competenze si sommano nel tempo, ed elencherei, quasi un po’ a riassumere, questo riconoscimento: è stata insignita del titolo di Fellow dell’International Union of Societies for Biomaterials Science and Engineering per il suo contributo al progresso della scienza. Le varie società nazionali di biomateriali e bioingegneria contano decine di migliaia di membri a livello mondiale e l’unione delle varie società ha eletto la dottoressa Gatti a far parte dell’élite di scienziati che si compone di 32 membri, e ha fatto parte di una commissione parlamentare di inchiesta come consulente responsabile. Lo so, tanto da leggere, ma io ho trovato molto interessante la sua relazione, forse perché vivo in una zona altamente inquinata: qui il tasso di mortalità per tumori è terribile.
Lei si occupa di nanopatologia ovvero di patologie indotte da esposizioni a particolato micro e nano dimensionato, ovvero polveri con dimensioni inferiori a 100nm (0.1 micron) ma la sua ricerca è diventata difficoltosa per la ridotta disponibilità di un microscopio adatto.
Il suo battito di ali per ora non ha cambiato il mondo, ma ha saputo raggiungere il cuore delle persone che con le loro donazioni hanno permesso l’acquisto di un nuovo microscopio elettronico.
Non fermiamoci al fatto che singolarmente non possiamo fare la differenza, non smettiamo di volare con leggerezza sulle difficoltà, ognuno di noi può essere la farfalla del cambiamento, crediamoci, e non lasciamoci schiacciare nel fango.

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