LA DUCHESSA DEL SUSSEX BEVE CAFFÈ

LA DUCHESSA DEL SUSSEX BEVE CAFFÈ

La Duchessa del Sussex beve caffè: Meghan Markle appare come testimonial “indiretta” in un reel su Instagram che promuove il caffè Clevr

Non so se sia questa grande notizia, di fatto il caffè è un ulteriore particolare diciamo non tipicamente tradizionale per il Regno Unito.

Niente English tea dunque, anche se in realtà la bio della Clevr Blends parla di tè:

Siamo un marchio di benessere di umili origini nato nel 2016 in California guidato dalle donne.

Il nostro approccio al benessere va oltre la semplice tazza: le sue radici affondano nel nostro approvvigionamento, dove catene di fornitura etiche e trasparenti sono il nostro fondamento garantendo che parte delle nostre entrate vada a sostenere sistemi alimentari più equi.

La speranza è di aver creato qualcosa che sarà la prima e più semplice buona decisione che prenderai ogni giorno … noi siamo qui a incoraggiarti, a prepararti una tazza di tè quando ti senti stanco.

Mi domando come mai dal momento che i prodotti principali sono i “lattes” ovvero un tipo di caffè preparato con caffè espresso e latte caldo montato a vapore, per intenderci con una quantità di latte  superiore rispetto al cappuccino

Meghan Markle investe in questa società da qualche anno e ha contribuito a farla conoscere ad esempio a Oprah Winfrey.

Personalmente non seguo con particolare interesse le vicende dei Sussex e Meghan Markle non è tra le persone che ammiro, tu?

Ho scoperto che il suo blog, al momento in fase dormiente, nonostante i rumors di riapertura all’inizio dell’autunno, si chiama The Tig in onore del vino Tiganello.

Dunque caffè, tè o Tig?

COFFEE KISS

COFFEE KISS

Coffee kiss 咖啡之吻 è il “soprannome” dell’opera d’arte di Johnson Tsang come spiega lo stesso autore sul suo blog.

Alcune persone hanno chiamato questo lavoro Coffee Kiss 咖啡之吻. Penso che sia un ottimo suggerimento!

Lo penso anch’io in effetti e, a proposito di suggerimenti, ringrazio molto chi mi ha segnalato Coffee Kiss: Chito alias @cala.mistro, se ancora non conosci i suoi disegni rimedia subito perché sono geniali!

Ma se Coffee Kiss è soltanto il soprannome, qual è il titolo originale dell’opera?

Yuanyang II

Yuanyang è una specie di uccelli acquatici letteralmente conosciuta come anatra mandarina. Poiché “Yuanyang” appare sempre in coppia, è adottato come simbolo dell’amore coniugale in cinese, come spiega Johnson Tsang.

Yuanyang II è stato esposto all’aeroporto internazionale di Hong Kong con la seguente motivazione:
con il background storico di Hong Kong, la cultura locale abbraccia le tradizioni cinesi e gli impatti dall’Occidente. In effetti, l’inclusione è stata a lungo la principale caratteristica della cultura locale.
Tuttavia, le persone non sono imitazioni. Yuanyang, una bevanda locale che mescola tè al latte e caffè, riflette la fusione unica di Hong Kong delle culture orientali e occidentali.
Spero di rappresentare la vitalità organica della cultura di Hong Kong nel distretto culturale di West Kowloon con questa scultura.
Johnson Tsang Cheung Shing 2012

Sicuramente la vitalità organica di Hong Kong è ben rappresentata, ma a questo punto si accende una ulteriore lampadina: Yuanyang “bevanda locale”?!

Ma non si parlava di anatre?

In realtà il nome Yuanyang ha molte sfaccettature: come abbiamo detto, è il nome cinese delle anatre mandarine, che storicamente si credeva si accoppiassero per la vita.

L’associazione popolare di yuanyang con il romanticismo nacque durante la dinastia Tang (618-907).

Nel suo poema Changan: poesia scritta in una forma antiquata, il poeta del VII secolo Lu Zhaolin scrisse che gli amanti “desideravano essere anatre mandarine ancor più che immortali.” 

Però la Aix Galericulata durante la stagione riproduttiva riforma la coppia spesso per molte stagioni, ma non proprio per sempre, del resto si sa, i tempi cambiano … laughing

Yuanyang sono anche le meravigliose terrazze di riso al di là delle nuvole, perfettamente descritte da Si parte dopo il caffè

In mandarino, yuanyang è poi usato quando si mangia hotpot: “Yuanyang Pot” è una pentola a doppio gusto in cui puoi goderti sia la zuppa piccante che quella non piccante, divisa in due parti. E il nome si ricollega proprio alle due metà unite, come in una coppia inseparabile.

Infine, per chiudere il cerchio e tornare al Coffee Kiss, a Hong Kong yuanyang è una bevanda: tè al latte e caffè nota anche come Yuan Yang Cha 鸳鸯 in mandarino, Yin Yang, Yun Yueng, Yin Yong, Yin Yeung o tè Yuenyueng 鴛鴦 comunemente usato tra i giovani.

Le traslitterazioni sono tante, ma il denominatore comune è unico e corrisponde a una bevanda molto popolare e si riferisce a come caffè e tè al latte siano un abbinamento perfetto!

Che ne dici?

Coffee Informer ci spiega la ricetta, chi vuole provare?

BABY FORMULA

BABY FORMULA

 

Il Federal Food, Drug, and Cosmetic Act (FFDCA) definisce il latte artificiale: “Baby Formula” come un alimento che pretende di essere o è rappresentato per un uso dietetico speciale esclusivamente come alimento per lattanti in ragione della sua simulazione del latte umano o della sua idoneità come alimento completo o sostituto parziale del latte umano.

Sembrerà strano, ma negli Stati Uniti le varie marche di Baby Formula in commercio vengono prodotte quasi esclusivamente dalla medesima società: Abbott Nutrition

Lasciando perdere questioni di monopolio, ciò ha causato un enorme problema quando la rete CORE (Coordinated Outbreak Response and Evaluation) della Food and Drug Administration (FDA) statunitense, insieme ai Centers for Disease Control and Prevention (CDC) e partner statali e locali hanno indagato sui reclami dei consumatori e/o sui rapporti ricevuti dalla FDA da settembre 2021 a febbraio 2022, relativi a malattie tra i bambini che avrebbero consumato prodotti in polvere per lattanti dalla struttura di Sturgis, MI, di Abbott Nutrition, consigliando ai consumatori di non consumare il latte in polvere di determinati lotti.

Abbott ha avviato un richiamo volontario e proattivo delle formule in polvere, tra cui Similac, Alimentum ed EleCare, prodotte a Sturgis, nel Michigan, uno degli impianti di produzione dell’azienda.

I reclami dei consumatori erano riferiti a Cronobacter sakazakii o Salmonella Newport riscontrati in neonati che avevano consumato latte artificiale in polvere prodotto in questa struttura.

Da ciò si è originata una drastica difficoltà a reperire latte in polvere proprio a causa del fatto che praticamente gran parte della produzione fa capo allo stesso stabilimento.

Un problema enorme, dal momento che i neonati, le cui madri non hanno la fortuna di avere latte materno, non possono nutrirsi di altro.

Per risolvere questa emergenza sono stati istituiti dei veri e propri voli speciali: Open Fly Formula

Un protocollo è stato avviato per trasportare il latte artificiale tramite un ponte aereo procurato dal DOD cioè il Dipartimento della difesa.

Per spostare il latte artificiale da Zurigo, in Svizzera, a Plainfield, nell’Indiana, negli Stati Uniti. La società che produce questo latte artificiale riferisce che ci vogliono circa 21 giorni con un aereo commerciale per la spedizione e lo sdoganamento in modo che possa entrare nella distribuzione.

Invece il carico è stato trasferito dalla Svizzera a Ramstein per essere caricato su due C-17 in allerta Bravo in Germania e tramite USTRANSCOM cioè US Transportation Command, il trasporto è stato effettuato sotto l’egida di questa sorta di motto:
Indipendentemente dal fatto che i bisogni siano in Ucraina, India o anche qui in patria, dal dispiegamento di forze combat-credible, alla fornitura di vaccini, cibo, acqua e forniture durante una pandemia o un disastro naturale, USTRANSCOM fornirà.

Tu sai dirmi cosa significa esattamente “combat-credible”?

Indubbiamente l’emergenza latte andava risolta, quello che mi lascia perplessa è la commistione tra “aiuti” e “militari”.

Nel frattempo si è creata una sorta di catena di solidarietà tra genitori per trovare consigli attraverso gruppi Facebook nei quali però sono subentrati e truffatori.

Come facevamo prima che esistesse il latte in polvere? Me lo chiedo anche io.
Le balie erano l’unica alternativa?

PIEMONTE: TAZZE E … BICERIN!

PIEMONTE: TAZZE E … BICERIN!

 

Sono felicissima di ricevere questa foto per la nuova tappa del viaggio di tazza in tazza!
Ringrazio di cuore Valeria: la sua tazza carinissima arriva dal Piemonte.

Posso farcela, e ce la farò, ma dopo il caffè.

Praticamente un mantra impresso sulla tazza.
Incoraggiamento ad ogni sorso.
Che dire? Perfetto!

In Piemonte c’è un luogo del cuore per me: Novara, città che custodisce momenti importanti della mia vita.

Ma Valeria ha acceso il mio interesse su un altro luogo in particolare.

Un luogo dove una bevanda molto speciale viene servita in bicchieri senza manico … bicerin, appunto.

Sto parlando del mitico Caffè al Bicerin dal 1973 a Torino.

Ecco il Bicerin di Valeria!

Non so tu ma io provo una improvvisa voglia di assaggiarlo laughing

Valeria mi ha raccontato che va bevuto così come viene servito: cioè senza mescolarlo.

Il Bicerin è infatti composto da tre ingredienti base: caffè, crema di latte e cioccolata … ottima compagnia non c’è che dire laughing

Ovviamente però il Bicerin è molto più di questo, ed è innanzitutto storia.

Storia di una bevanda settecentesca composta da tre diversi bicchieri separati, quasi come per una sorta di rituale, che nel tempo si è evoluta nella versione attuale che raggruppa n poc ‘d tut.

Storia raccontata anche nel Museo virtuale di Torino.

Storia di una bevanda che vanta estimatori illustri.

Umberto Eco la racconta ne Il cimitero di Praga:
Mi ero spinto sino a uno dei luoghi leggendari della Torino d’allora. Vestito da gesuita, e godendo con malizia dello stupore che suscitavo, mi recavo al Caffè Al Bicerin, vicino alla Consolata, a prendere quel bicchiere, odoroso di latte, cacao, caffè e altri aromi. Non sapevo ancora che del bicerin avrebbe scritto persino Alexandre Dumas, uno dei miei eroi, qualche anno dopo, ma nel corso di due o tre scorribande in quel luogo magico avevo appreso tutto su quel nettare…

Nettare rende piuttosto bene l’idea, non trovi?

ROMPIAMO LE SCATOLE

ROMPIAMO LE SCATOLE

La raccolta differenziata ci ha ormai dato ampia consapevolezza della quantità di plastica che consumiamo settimanalmente: qualcosa tra lo spaventoso e l’allucinante.

Una prima evidente assurdità sono gli imballaggi selvaggi.

Come ad esempio quelle confezioni di biscotti per le quali poi ci ritroviamo a dover gettare: pellicola esterna, scatola di cartone, involucro in poliaccoppiato, e infine vaschetta di plastica, molto spesso con rigonfiamento interno, e questo lo dico da illusa … sembra sempre che i biscotti siano molti di più e invece poi …

Ovviamente ho citato i biscotti dato che sono un prodotto che ben si adatta al caffè, ma solo come esempio di una lunga triste lista, elenca liberamente anche tu.

Va dato atto che il sito CONAI ci comunica i prodotti e le aziende che hanno ridotto l’impatto sull’ambiente: qui trovi nello specifico un campione che riguarda proprio biscotti, per rimanere in tema.

Secondo te siamo almeno nella giusta direzione?

È davvero così difficile modificare le abitudini?

Vorrei raccontarti della mia esperienza con il distributore di latte, che mi molto è mancato da quando lo hanno fatto chiudere, purtroppo.

Per me andare con la shopper piena di bottiglie vuote da riempire anche per i vicini, era uno di quei momenti lievi nelle giornate caotiche.

Mio figlio, allora piccolo, lo aveva preso come un gioco, felice di bersi il suo biccherino di latte fresco dopo avermi aiutata: era più bravo di me!

Le bottiglie venivano riutilizzate, il latte arrivava direttamente dal produttore: una azienda agricola della frazione limitrofa al paese, e già potrebbe bastare come cosa buona, no?

Era diventata una bella condivisione.

Già. Era.

Come tutte le cose belle, è finita presto, perché su tutto continua sempre a trionfare l’interesse, la maledetta legge del guadagno, secondo la quale il successo riscosso da quel piccolo self service probabilmente aveva iniziato ad infastidire.

Fortunatamente talvolta giungono notizie da altri paesi che si dimostrano più virtuosi, tu hai qualche testimonianza o aneddoto da raccontare? È davvero così?

Che ne dici di rompere le scatole?

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