LET IT SNOW

LET IT SNOW

🎶 Oh, the weather outside is frightful

But the fire is so delightful,

And since we’ve no place to go,

Let it snow, let it snow, let it snow…🎶

Sondaggio:

secondo te come si mantiene più caldo il caffè?

  1. Con latte o panna in base al principio della termodinamica secondo il quale maggiore è la differenza di temperatura, maggiore è la velocità di raffreddamento.

  2. In una tazzina riscaldata.

DALGONA COFFEE

DALGONA COFFEE

 

Mentre noi qui ci dimostriamo più un popolo di panificatori, esprimendoci in pizza, pane, e dolci di ogni genere, negli altri paesi impazza la Dalgona Coffee Challenge: deriva dalla Corea, dove sono iniziate prima sia la quarantena che la sfida.
Cosa significa Dalgona?
Il nome pare ispirarsi a cibo da strada coreano, più precisamente a uno snack a forma di lecca-lecca chiamato anche Ppogi. Il Ppogi / Dalgona è a base di zucchero caramellato e bicarbonato, che conferisce una consistenza spugnosa. Lo zucchero sciolto viene steso in forma tondeggiante su una placca e fatto solidificare apponendo formine con disegni di vari tipi alle quali è appunto fissato il classico bastoncino.
Come si associa al caffè Dalgona? Direi per la “fluffosità” (questa la Accademia della Crusca non me la passerebbe di sicuro).
Il principio iniziale potrebbe essere associato alla cremina che le nostre nonne preparavano con il primo caffè uscito dalla caffettiera e con lo zucchero.
Il composto ottenuto, in molti tra gli svariati modi di esecuzione con caffè solubile e fruste elettriche, viene posto sopra al latte freddo.
Forse noi qui non assoceremmo il risultato finale propriamente al nome “caffè”, ma l’aspetto è sicuramente molto invitante.
Tu hai già provato?
Se vuoi cimentarti:
due cucchiaini di caffè solubile
due di zucchero
due di acqua
e poi mixa

 la versione “keep calm” prevede anche un pizzico di cannella 🙂

 

 

“COMPETITION IS A PAINFUL THING, BUT IT PRODUCES GREAT RESULTS”

“COMPETITION IS A PAINFUL THING, BUT IT PRODUCES GREAT RESULTS”

Oggi lo spunto per il caffè non è opera mia.
Non conoscevo Jerry Flint, non si finisce mai di imparare in effetti, e sono molto grata a Renaldo Monios che ha scritto questa frase nei commenti.
Mi è piaciuta subito come spunto per rimanere sul versante giusto della salita, per ricordare che ogni cosa va conquistata, che anche i momenti dolorosi possono produrre “risultati” non foss’altro in termini di crescita.
Personalmente ammetto che la mia tendenza standard sarebbe quella di evitare a piè pari l’idea di competere, ma rimane un dato di fatto quanto la competizione, se sana, può trasformarsi in una spinta importante.
Anche se a volte ci può sembrare stancante, fastidiosa o persino avvilente, anche se riconoscere una sconfitta ha sempre un retrogusto amaro, se riusciamo a vedere in chi è più bravo di noi un esempio lampante di come si possa sempre migliorare, avremo dalla nostra il grande potere degli errori: i più grandi maestri, per molti versi.
Dal mio piccolo angolino, tuttavia, ho immediatamente pensato a qualcosa di comico e mi è comparsa all’istante l’immagine del cannocchiale di Jack Sparrow.
Improbabile, sbilenco, imperfetto e improvvisato.
Un po’ come sono io.
Ma, al di là dei difetti, mi piace l’idea del cercare di guardare più lontano possibile, anche con gli strumenti inadeguati che abbiamo a disposizione.
Dunque grazie Renaldo per la tua citazione, la terrò presente per costruire una prolunga che porti lo sguardo oltre.

 

 

 

 

 

CAFFÈ RADIOATTIVO

CAFFÈ RADIOATTIVO

Che cos’hanno in comune gli incidenti di Chernobyl e Fukushima? Innanzitutto un numero: sono entrambi di livello 7.
L’incidente di Chernobyl si è verificato nel 1986 e secondo il rapporto di Greenpeace trent’anni dopo la catastrofe oltre diecimila chilometri quadrati sono inutilizzabili per l’attività economica, più di centocinquantamila chilometri quadrati sono le aree contaminate della Bielorussia, Russia e Ucraina e cinque milioni di persone vivono in zone ufficialmente considerate contaminate. A causa degli elevati livelli di contaminazione da plutonio nel raggio di 10 chilometri dalla centrale, l’area non potrà essere ripopolata per i prossimi diecimila anni.
La recente serie HBO ci ha dato la possibilità di rivivere attraverso le immagini, quei giorni che hanno cambiato le abitudini di tutti.
A migliaia di chilometri di distanza, abbiamo evitato cibi come verdure e latte, in aggiunta a ulteriori misure particolari per i bambini.
Per quanto riguarda Fukushima, sempre secondo il rapporto di Greenpeace gli interventi di decontaminazione del governo sono stati frammentari, inadeguati e vi è un serio rischio di ri-contaminazione delle aree già decontaminate. Nonostante il massiccio sforzo e le spese sostenute, è probabile che le attività di decontaminazione diventino un processo senza fine. Inoltre, gli sforzi di decontaminazione senza potersi ‘sbarazzare’ della contaminazione radioattiva, cioè semplicemente spostandola in altri luoghi come i siti di stoccaggio temporaneo, continuano a rappresentare un pericolo per le comunità locali e per l’ambiente.
Il rischio è che il Giappone decida di scaricare l’acqua contaminata nell’oceano Pacifico.
Si tratta dell’acqua che dal giorno dell’incidente cioè dall’11 marzo 2011 è stato necessario pompare sul reattore per mantenere bassa la temperatura del nocciolo: più di 220 metri cubi al giorno. Riesci ad immaginare quanto grande può essere la quantità?
Secondo le previsioni della stessa Tepco il limite di stoccaggio sarà raggiunto nel 2022.
È un problema che riguarda il monto intero anche se per ora solo la Corea del Sud sembra preoccuparsene.
Senza contare il rischio perenne che rappresentano questo migliaio di cisterne in una zona sismica.
Nel frattempo alcuni giornali stanno già riportando la notizia che il trizio è “relativamente tossico” e minimizzando l’impatto dello smaltimento in mare dato che avrebbe vita breve, certo, un periodo di dimezzamento di poco più di 12 anni non è nulla in confronto ai diecimila …
Ricordiamo che il trizio veniva impiegato per la fluorescenza negli orologi e che l’utilizzo è stato interrotto.
Ma la domanda è semplice: se davvero così innocuo, perché stoccarlo per nove anni continuando a costruire cisterne?
Direi che quando parliamo delle centrali nucleari ormai anche la frase di Einstein non basta più, non siamo nemmeno come topi che costruiscono una trappola per sé stessi, siamo andati oltre.
La leggerezza con la quale viene consentita la costruzione di queste centrali ben sapendo che in caso di incidenti non esiste nessun modo di porre riparo, è rivoltante tanto quanto l’appellarsi poi alle cause di forza maggiore nascondendosi dietro al fatto che gli effetti reali sulla salute non compaiono nell’immediato.
La gente si ammalerà e morirà, ma qualcuno ci avrà guadagnato. Come accade sempre.

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