E TU COSA CI FAI CON I FONDI DEL CAFFÈ?

E TU COSA CI FAI CON I FONDI DEL CAFFÈ?

E tu cosa ci fai con i fondi del caffè?
Ti è mai capitato di riutilizzarli?

Io a volte li aggiungo alla terra dei vasi.
Generalmente devo dire che i risultati sono buoni … ergo anche le mie piante amano il caffè! 🙂

Non ho girasoli infatti, per mancanza di spazio, i girasoli, così simpatici, a quanto pare ricevono già sufficiente energia dal sole, niente caffeina per loro 🙂

Scherzi a parte è bene sapere che è meglio non esagerare diversamente si rischia la formazione di muffe.

Se poi hai la fortuna di avere anche un orto, probabilmente saprai che alcuni ortaggi non amano il caffè … i pomodori ad esempio.

Purtroppo mi sono stati meno d’aiuto contro le formiche, dici che erano particolarmente monelle come un po’ tutti gli insetti che decidono di trasferirsi qui?
Tu hai mai provato?

O magari li sai leggere?
La prima scena che mi viene in mente è in Dying Young di Joel Schumacher, quando Estelle interpretata da Colleen Dewhurst vede nella tazzina di Campbell Scott un brutto presagio.

Che dici? Meglio concentrarsi su altri modi di impiego.

La RENS di Helsinki, Finlandia, ad esempio ha avuto l’idea migliore di utilizzare fondi di caffè unitamente a plastica riciclata per produrre sneakers!

Le hanno definite coffee shoes non è fantastico?

Cito testualmente:
trasformiamo plastica post-industriale e fondi di caffè usati in prodotti ricchi di funzionalità fatti per andare lontano.

In attesa di andare lontano, questo è sicuramente un primo passo, non sei d’accordo?

MICAM 90 #StrongerTogether

MICAM 90 #StrongerTogether

Oggi si chiude la novantesima edizione della fiera MICAM che ha avuto come tema MICAM in Wonderland con un grande MICAM Digital Show  in collaborazione con la piattaforma NuORDER, non solo per e-commerce ma anche per servizi post vendita e soprattutto comunicazione.

Dopo l’esordio di febbraio l’area MICAM X focalizza incontri e workshops su quattro punti: Arte Moda Tradizione & Innovazione, Retail del futuro, Tendenze e materiali, Sostenibilità.

Ma soprattutto va segnalata la magia di #MicamTales che spazia dal Tea Tasting con allestimento e Bianconiglio all’ IKIDS square: una ambientazione fiabesca nella quale è esposta anche la scarpa più grande realizzata in Italia con i mattoncini Lego.

Menzione particolare per #MicamDolls: una evoluzione della collaborazione con Humana che dal 2017 ha raccolto 21.500 paia di scarpe invendute con l’iniziativa Una mano con i piedi e che quest’anno ha introdotto le Wonder Dolls il cui ricavato verrà destinato all’istruzione dei bambini in Malawi.

Queste bambole sono ispirate ai personaggi di Alice in Wonderland e vengono create con filati riciclati dall’artista Allison Hoffmann che le lavora all’uncinetto.

Uno spazio speciale è stato dedicato ai nuovi designers MICAM infatti è una vetrina molto importante che offre anticipazioni su quelle che saranno le nuove tendenze a venire.

A spiccare maggiormente tra le novità per l’estate le ciabatte.

Molto colorate e declinate in varie versioni da extra light a carrarmato, imbottite, e decorate con pietre o pelo.

Ecco qui convincimi tu perché la mia visione retrograda prende il sopravvento …

Scherzi a parte, una cosa è certa: va tributato il giusto plauso a chi non si arrende e si impegna al massimo per ripartire con coraggio, inventiva, spirito di adattamento e capacità di evoluzione #StrongerTogether.

NON È IL CAMMINO CHE È DIFFICILE, È IL DIFFICILE CHE È CAMMINO.  Sören Kierkegaard

NON È IL CAMMINO CHE È DIFFICILE, È IL DIFFICILE CHE È CAMMINO. Sören Kierkegaard

Non è il cammino che è difficile, è il difficile che è cammino.
Ti è mai capitato di perderti? Non è stata una occasione per camminare?

Per me è stato così: una occasione per camminare e per pensare.
Mi sono ritrovata ad associare proprio il concetto di sentiero al progredire nella vita.

Ringrazio moltissimo Gabriella per il commento con la citazione di Blaga Dimitrova:
“Nessuna paura che mi calpestino, l’erba, calpestata, diventa sentiero”.

Non la conoscevo ma mi ha subito colpita moltissimo.
L’idea di soccombere pur di diventare sentiero.
Un nuovo sentiero, in particolare.

Già perché in effetti le strade già battute, sembrano portarci a peggioramenti e impoverimenti, non so tu ma io mi sento un po’ persa nella selva oscura. Nonostante il proverbio che ci dicevano i nostri nonni un po’ come monito negativo:
Chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa quel che lascia, e non sa quel che trova.

Loro però di strada in avanti ne avevano fatta, e avevano la saggezza del loro vissuto.

Noi invece stiamo regredendo, ci lasciamo calpestare senza opporre resistenza proprio come erba, ma non sappiamo formare un sentiero che ci porti a condizioni migliori, ad una evoluzione nel senso umano, ad un benessere non schiavo di imperativi economici ormai globali.

Vale sempre anche il concetto di Stregatto:
Un giorno Alice arrivò ad un bivio sulla strada e vide lo Stregatto sull’albero.

“Che strada devo prendere?” chiese.
La risposta fu una domanda:
“Dove vuoi andare?”
“Non lo so”, rispose Alice.
“Allora, – disse lo Stregatto – non ha importanza“.

Non sappiamo dove vogliamo andare. O meglio: più che non saperlo, non lo vogliamo fino in fondo. Sbaglio?

Non siamo, secondo te, quasi sul punto di non ritorno, incapaci di accettare che le cose dovranno cambiare, e dovranno cambiare molto, e che la concezione che avevamo del futuro si è dissolta come una bolla di sapone?

La meta non è scomparsa, è più difficile da raggiungere.
E noi forse dobbiamo prima ritrovarci nelle scarpe che abbiamo a disposizione, molto strette, troppo scomode e di brevissima durata.

 

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