ATOMIC CITY – SPHERE

ATOMIC CITY – SPHERE

Atomic City è la nuova canzone degli U2 uscita il 29 settembre.

Gli U2 a sorpresa si erano esibiti in una anteprima a Las Vegas qualche giorno fa

Hai riconosciuto Freemont Street?

Esatto: la location del video I still haven’t found what I am looking for.

Ascoltando Atomic City si riconosce bene anche altro, vero?

Io ho pensato immediatamente: “Debbie Harry!”

Infatti Blondie così come Giorgio Moroder compaiono nei crediti.

Da Atomic a Atomic city dunque.

Anche se Atomic City non è più un riferimento ai Blondie ma è come Las Vegas veniva definita negli anni 50.

Las Vegas.

Da quando ho visto il film con Cameron Diaz e Ashton Kutcher ogni volta che sento nominare Las Vegas non posso resistere senza ripeterlo in vari modi come fanno loro nel film, hai presente la scena?

Las Vegas in particolare è stata la scelta degli U2 per il loro residency show “U2: UV Achtung Baby Live At Sphere.”

Achtung Baby non necessita di ulteriore presentazione: semplicemente il fatto che sia l’album che contiene One, lo rende memorabile.

Sphere, o MSG Sphere è un’arena creata per spettacoli di intrattenimento a The Venetian Resort di Paradise, Nevada ed è al momento la più colossale e avanguardistica sfera al mondo: ricoperta di pannelli led che permettono la proiezione di immagini anche all’esterno, oltre ad un’esperienza virtuale all’interno.

Se ami la matematica ti consiglio di dare uno sguardo a questa pagina: contiene la spiegazione di come per creare Sphere, siano state utilizzate formule matematiche vecchie di secoli e ingegneria e tecnologia del ventiduesimo secolo.

Volendo organizzare un Residency show in contrapposizione ai tour che siamo abituati a conoscere in ambito musicale, gli U2 hanno pensato di concretizzare la creatività utilizzando le più moderne tecnologie.

Cosa ne pensi?

Secondo Eraclito l’armonia invisibile è una sfera perfetta e incontaminata. Quella visibile, invece, si deforma continuamente sotto il peso della realtà.

In questo caso il peso è della realtà virtuale …

I NIPOTI DI KEYNES SIAMO NOI

I NIPOTI DI KEYNES SIAMO NOI

Nel 1930 John Maynard Keynes, economista membro del Bloomsbury Group scrisse Economic prospects for our grandchildren ovvero: Prospettive economiche per i nostri nipoti.

In questo saggio, per molti visionario, si ipotizza una previsione futura, tenuto conto dello sviluppo tecnologico.

Alcuni passaggi sono a mio parere molto interessanti:

Noi, invece, siamo colpiti da una nuova malattia di cui alcuni lettori possono non conoscere ancora il nome, ma di cui sentiranno molto parlare nei prossimi anni: vale a dire la disoccupazione tecnologica. Il che significa che la disoccupazione dovuta alla scoperta di strumenti economizzatori di manodopera procede con ritmo più rapido di quello con cui riusciamo a trovare nuovi impieghi per la stessa manodopera.

Eccome se ne sentiamo parlare …

Prendiamo ad esempio le automobili: quante ne vengono prodotte secondo te?
Ormai qualsiasi modello è dotato di tecnologia.
Quanto sono lievitati i prezzi rispetto ad uno stipendio medio?
Parlo per la provincia: ormai c’è una fascia di modelli che costano come un appartamento.

Anzi, a dire il vero, molto spesso il prezzo non viene nemmeno più menzionato: le case automobilistiche pubblicizzano offerte direttamente sulla base di una quota mensile.
Non a caso le forme di noleggio a lungo termine stanno proliferando sul mercato: Why Buy, Free2move Lease, Simply with you, sono solo alcuni esempi.

Tu questo come lo consideri?

In moltissimi altri casi invece i prodotti hanno sempre meno valore.

Proseguiamo con il saggio di Keynes:

Ma questa è solo una fase di squilibrio transitoria. Visto in prospettiva, infatti, ciò significa che l’umanità sta procedendo alla soluzione del suo problema economico.

… Giungo alla conclusione che, scartando l’eventualità di guerra e di incrementi demografici eccezionali, il problema economico può essere risolto, o per lo meno giungere n vista di soluzione, nel giro di un secolo.

Faremo, per servire noi stessi, più cose di quante ne facciano di solito i ricchi d’oggi, e saremo fin troppo felici di avere limitati doveri, compiti, routines. Ma oltre a ciò dovremo adoperarci a far parti accurate di questo ‘pane’ affinché il poco lavoro che ancora rimane sia distribuito tra quanta più gente possibile. Turni di tre ore e settimana lavorativa di quindici ore possono tenere a bada il problema per un buon periodo di tempo. Tre ore di lavoro al giorno, infatti, sono più che sufficienti per soddisfare il vecchio Adamo che è in ciascuno di noi.

“Nel giro di un secolo” prevedeva Keyes, per arrivare alla scadenza dei 100 anni ne mancano ancora 9, apparentemente pochi, anche se stiamo vivendo sulla nostra pelle quanto tutto possa cambiare più rapidamente di quanto potessimo immaginare.

LOOOP

LOOOP

Looop la parola si allunga con una O in più, mentre il ciclo continuo si accorcia.

Hennes & Mauritz AB: la popolare catena di abbigliamento svedese conosciuta come H&M presenta una macchina per il riciclaggio degli abiti usati direttamente in uno dei suoi negozi aperti al pubblico, e più precisamente a Stoccolma.

Nel 2017 il governo svedese ha riformato il sistema fiscale in modo che le persone potessero ottenere riparazioni più economiche sugli articoli usati e da allora H&M gestisce un programma di riciclaggio in cui i clienti ottengono uno sconto sulla consegna di vestiti vecchi.

Nel frattempo, i ricercatori stanno lavorando alla ricerca di nuovi materiali per indumenti che siano meno dannosi per l’ambiente.

Tornando a Looop, la tecnologia è stata sviluppata da HRITA: Hong Kong Research Institute of Textiles and Apparel e sarà visibile nel Drottninggatan Store di Stoccolma il 12 Ottobre.

Per 150 corone svedesi cioè poco meno di 15 euro o solo 100 (circa 10 euro) per chi è iscritto al programma fedeltà, sarà possibile assistere direttamente alla trasformazione del vecchio indumento in un capo nuovo.

Il procedimento si suddivide in 8 fasi:

  1. pulizia
  2. triturazione
  3. filtraggio
  4. cardatura
  5. trafilatura
  6. filatura
  7. torcimento
  8. lavoro a maglia

Non è previsto l’utilizzo di acqua o coloranti chimici, occorre però aggiungere un filato di “origine sostenibile” per rafforzare le fibre ottenute dal vecchio abito triturato.

Tu cosa ne pensi?

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