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Terrore all’Antica Caffetteria di Gravellona Lomellina.
Purtroppo non è il titolo di un racconto.
Ti ho parlato di Gravellona a proposito della gatta sindaco.
Non ti ho ancora raccontato di Gravellona come paese d’Arte, ma lo farò, prima o poi.
Stavolta, voglio riportare una notizia di cronaca che sconvolge.
L’Antica Caffetteria di Gravellona è un bar che si trova lungo il corso principale che attraversa il paese, un piccolo paese, quasi un’isola tra le risaie e il Parco dei tre laghi.
Un luogo tranquillo. Molto tranquillo.
Ma lunedì sera tra le 19 e le 20 questa tranquillità è stata infranta da un gesto insano, immotivato e crudele.
All’Antica Caffetteria ci sono persone sedute ai tavolini, ma tra queste persone arriva un uomo di quelli che hanno l’anima nera.
Forse a causa di una perdita al gioco, forse per non aver gradito la Sambuca, forse perché rabbia, alterazione e cattiveria si sono miscelate, questo uomo, tunisino, inizia ad andare in escandescenza.
La proprietaria del bar, di origine cinese, lo invita a smettere, ricevendo in risposta un pugno.
Nasce un alterco, interviene il marito della barista, e dopo uno scontro fisico l’uomo viene allontanato.
Lui però raggiunge la moglie seduta al posto di guida, la strattona fuori dall’automobile, picchia anche lei.
E poi sale in auto e si dirige verso il bar.
Sì: hai letto bene.
Questo “uomo” ha diretto l’auto verso il bar investendo le persone che erano sedute ai tavoli.
L’imponderabile.
Quante volte ci sediamo al tavolino di una caffetteria?
Il terrore all’Antica Caffetteria si è materializzato sotto forma di automobile nelle mani di un’anima nera.
Il terrore all’Antica Caffetteria si è trasformato in dolore, una gamba amputata, ferite e in una sofferenza destinata ad accompagnare i cuori di una intera comunità e di tutti coloro che una sera di giugno avrebbero potuto essere seduti al tavolino di un bar.
C’è una rabbia malsana in giro. Un’epidemia di insensata e stupida crudeltà, la stessa che genera guerre, dolore, paura. E questo mi spaventa, perché non vedo soluzioni che, da singolo, posso attuare.
Spaventa molto anche me Pat.
Ne prendo atto incredula e attonita. Fatico molto a capacitarmi, eppure, ogni volta, invece di trovare spiragli di luce, constato che si peggiora persino.
Come dici tu, in maniera perfetta, non si vedono soluzioni che da singolo si possano trovare, e questo è frustrante, avvilente e annichilisce.
È davvero terribile.
Ho tanto sperato che si trattasse di un libro 📖 di una storia inventata, ma qualcosa mi diceva che non era così.
Davvero non ci sono parole per queste anime nere….
Ti abbraccio
Ti abbraccio anche io Valeria.
Ti vorrei sollevare …
Teniamoci vicino al cuore!
Non è colpa tua, Claudia, fai benissimo a parlarne. È meglio sapere, certo.
Teniamoci sempre vicino al cuore! Grazie 🙏🏻
GRAZIE a te! <3
GRAZIE A TE! ❤️
Avevo sentito la notizia
Contro la follia non c’è rimedio
No; purtroppo non c’è rimedio.
Le conseguenze sono terribili.
E io non riesco a non pensare a quelle persone la cui vita è stata sconvolta in un attimo.
Purtroppo la cronaca è piena di notizie di follia. Femminicidi al primo posto.
Luisella parlando di cronaca io in questi giorni mi ritrovo spesso con il pensiero alla piccola Andromeda e alla sua mamma Anastasia.
Sto “regista” che ci definisce mafiosi, mafiosi e mazziati direi, purtroppo ha reso reale quella che sarebbe stata una sceneggiatura orribilmente inquietante.
Incredibile, eppure tristemente vero.
La vita vera purtroppo è peggio dei romanzi talvolta…
Quanto hai ragione Luisella!
La vita davvero riesce a superare l’immaginazione.
Il destino. Beffardo e crudele.
Citerei queste parole:
“Alcune strade portano più ad un destino che a una destinazione.”
Jules Verne
Quante volte ci sediamo al tavolino di una caffetteria? Io, negli ultimi anni, mooooooolto raramente, anzi, non ne ho memoria recente. A parte questo dettaglio personale, sono allibita da questo gesto. Non avevo sentito la notizia prima di leggere il tuo post, e ammetto che, dal titolo, avevo pensato appunto ad un libro…
Non capisco cosa ci sia alla base, quale sia la molla per questo segno di “disumanità”. Un disagio profondo? Un problema di alcool? Conoscere questo fatto, unitamente ad altri consimili, genera un certo senso di timore nei confronti degli altri che non vorrei avere.
Oh caspita, niente caffetterie, in effetti “Vita in casa” giustamente è in casa! <3
Sì: sembra davvero il titolo di un libro perché è qualcosa di talmente terribile da non parer vero. Eppure.
La molla è stata un pretesto rabbioso, sommato o scaturito da alterazione alcolica, ma, cosa abbia condotto questa disumanità proprio lì e proprio in quel momento forse non lo sapremo mai. Quello che è certo è esattamente ciò che descrivi tu: il timore nei confronti degli altri che non si vorrebbe avere.
Non ho mai frequentato molto le caffetterie, ahimé, ma ultimamente, con i piccoli, è diventato ancora più difficile.
Spero proprio per loro, per le nuove generazioni, che possano riuscire a ricucire i fili che intessono la fiducia negli altri. Purtroppo allo stato attuale noi credo che dobbiamo imparare ad essere più circospetti che in passato, al tempo stesso senza esagerare, tenendo le antenne dritte per captare ogni traccia di buono che c’è.
Ah ecco! E direi dunque che “i piccoli” sono un ottimo meraviglioso motivo!!
Crescere i piccoli è qualcosa di estremamente importante, oltre che mooooolto impegnativo!
Chapeau.
Il mio piccolo è cresciuto, anche se non me ne capacito, so che ti sembra assurdo ma goditi ogni istante, anche il più in salita, perché in un soffio ti volterai e sarà passato.
Mi unisco con forza alla tua speranza dato che non stiamo consegnando un mondo degno alle nuove generazioni, anzi, non facciamo che peggiorare.
Hai assolutamente ragione: occorre drizzare le antenne più possibile provando a trovare il giusto equilibrio tra la circospezione e la vita.
Un abbraccio speciale.
Concordo con il commento di Pat. C’è molta rabbia in giro, anche se per fortuna casi come quello della caffeteria sono ancora isolati. Ma la rabbia si manifesta quotidianamente, la gente non ha pazienza e men che meno gentilezza. E’ come se fossero tutti perennemente arrabbiati con il prossimo, e spesso chi ci va di mezzo non c’entra assolutamente nulla. Si parla tanto dei femminicidi, ma è cresciuto anche il numero di chi reagisce con un pugno verso una donna. Una volta non sarebbe mai successo.
Giusto Raffa: una volta c’erano punti fermi e in generale anche i gesti più meschini non sarebbero comunque arrivati ai livelli ai quali stiamo tristemente assistendo sempre più spesso ormai.
Tu descrivi perfettamente: “è come se fossero tutti perennemente arrabbiati con il prossimo e spesso chi ci va di mezzo non c’entra assolutamente nulla.”
Proprio così, queste esplosioni di odio colpiscono a caso, come fulmini dal cielo. Imprevedibili e terrificanti.
La violenza non ha MAI senso e nemmeno giustificazione, ma quanti sono i disumani che si aggirano ogni giorno?
Buogiorno Claudia. Ho letto questa terrificante notizia sul nostro giornale locale. Non ci sono parole per questa follia distruttiva che serpeggia ormai ovunque.
No Nadia, davvero non ci sono parole e lo sgomento ogni volta si moltiplica costringendoci a vivere nell’angoscia.
Ormai ho smesso di contare le volte in cui ripeto che in questo mondo “io non sto più dentro.”
Oddio che brutta storia 🙁
Da noi invece un disoccupato si è giocato l’intera disoccupazione in una volta (3.500 €) e avendo perso il tutto ha distrutto la sala e le auto nel parcheggio…
PAZZESCO.
Una volta il proverbio diceva “chi è causa del suo mal pianga sé stesso.”
Ora purtroppo chi è causa del suo mal fa piangere gli altri.
Terribile! Avevo letto il fatto di cronaca. Sono incredula. Un abbraccio
Contraccambio l’abbraccio cara Laura.
Anche io sono incredula e allo stesso tempo continuo a pensare a quella donna che in un attimo si è ritrovata senza una gamba a lottare per sopravvivere.
Un fatto davvero allucinante.
Ormai non si riesce più a mantenere la pazienza, usare la razionalità e si è portati a scaricarla su chi non c’entra niente.
Un piccolo gesto viene visto come una sfida, una provocazione e gli animi ci mettono poco a scaldarsi.
Si dovrebbe tornare ad imparare a contare fino a dieci e una volta arrivati a dieci contare ancora e ancora, fino a che non ci si è calmati.
Che cosa scatta, qual è l’input che porta a compiere simili gesti?
Davanti a tragedie simili non si può che restare scioccati ed increduli per quanta cattiveria c’è nel mondo attuale.
Sì Eleonora c’è davvero tanta cattiveria. Troppa.
Odio.
E anche totale incapacità di dare valore alla vita.
Tutto ciò mi spaventa molto e mi fa sentire come un’aliena in un mondo che non riconosco.
Sono cresciuta pensando al futuro con una visione di progresso positivo, invece non facciamo altro che peggiorare, e con rapidità e insensibilità spaventose.
Mi trovi d’accordo con le tue parole: ormai basta un nonnulla per scatenare una qualche reazione negativa. Non ci si ferma più a pensare ma si tende a reagire d’istinto, senza preoccuparsi che le proprie azioni possono avere un effetto controproducente. Anche solo uno sguardo innocente viene preso per un “gesto di sfida” e da lì chissà cosa scatta nella testa di certe persone.
Dici bene: e mi hai fatto venire in mente ad esempio i litigi tra automobilisti, situazioni che si trasformano in veri e propri detonatori per la rabbia covata.
E anche tra i giovani, quante volte la cronaca ci riporta episodi altamente drammatici a seguito di semplici commenti verbali?
Cosa scatta nella tesa di certe persone? Non lo so, ma ciò che è certo è COSA MANCA nella tesa di certe persone.
E’ una storia assurda e crudele!
Purtroppo la crudeltà, la follia e l’irresponsabilità dell’uomo sembra in costante aumento, sia a livello locale che globale
Quanto hai ragione cara Luisa!
Ogni giorno ci riserva accadimenti terribili, indegni e irricevibili.
Eppure sembra non esserci limite al peggio.
Purtroppo … 😢😒😒