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GPT significa Generative Pretrained Transformer cioè Trasformatore Pre-addestrato Generativo.
Termini altisonanti e anche un po’ inquietanti che ci “porgono la mano” presentandosi ingentiliti dal prefisso chat.
Si fa un gran parlare di questa intelligenza artificiale “colloquiale” in grado di chattare e rispondere a domande di approfondimento.
Il sito ufficiale elenca tra le caratteristiche di ChatGPT la capacità di ammettere i propri errori, contestare premesse errate e rifiutare richieste inappropriate.
Tutto ciò avviene attraverso l’apprendimento artificiale tramite un algoritmo addestrato con “dati fenomenologici” cioè con dati rilevati dall’interazione con il linguaggio in un determinato ambiente di riferimento.
Questo algoritmo si identifica con un’altra sigla: NLP abbreviazione di Natural Language Processing, ovvero elaborazione del linguaggio naturale.
Il linguaggio naturale sarebbe il linguaggio “umano” contrapposto a dati di testo che non si basano più su modelli predefiniti ma che si evolvono in maniera flessibile.
L’Intelligenza Artificiale impara da noi.
Non so tu, ma io avrei una immediata considerazione da fare a questo proposito.
OpenAI, creatrice di questo sistema racconta:
Abbiamo lanciato ChatGPT come anteprima di ricerca in modo da poter saperne di più sui punti di forza e di debolezza del sistema e raccogliere il feedback degli utenti per aiutarci a migliorare i suoi limiti. Da allora, milioni di persone ci hanno fornito feedback, abbiamo apportato diversi aggiornamenti importanti e abbiamo visto gli utenti trovare valore in una vasta gamma di casi d’uso professionali, tra cui redazione e modifica di contenuti, idee di brainstorming, aiuto alla programmazione e apprendimento di nuove temi.
Proviamo a soffermarci sulle caratteristiche elencate:
– Redazione e modifica contenuti: in effetti questo sistema è in grado di scrivere testi, sicuramente meglio di me che non risulto mai simpatica alla famigerata analisi SEO 🙂
– Idee di brainstorming: a livello di manifestazione della creatività mi viene in mente la facoltà di creare immagini inserendo soltanto alcune parole.
Ecco in questo caso in un certo senso la tempesta si può verificare con i risultati come gli stessi creatori spiegano in questo video
– Apprendimento di nuovi temi: si strizza l’occhio anche all’istruzione presentando le possibilità come interattive e accessibili agli studenti.
Il primo febbraio però viene pubblicato un “piano di abbonamento pilota” con questa premessa:
Amiamo i nostri utenti gratuiti e continueremo a offrire l’accesso gratuito a ChatGPT. Offrendo questo prezzo di abbonamento, saremo in grado di aiutare a supportare la disponibilità dell’accesso gratuito a quante più persone possibile.
Ma non sono gli utenti a insegnare?
Mi ha colpita anche un’altra precisazione pubblicata sulla pagina ufficiale ChatGPT Ottimizzazione Modelli linguistici per Dialogo, un link conduce a “allineare i modelli linguistici” e specifica quanto segue:
Abbiamo addestrato modelli linguistici che sono molto più bravi a seguire le intenzioni dell’utente rispetto a GPT-3, rendendoli anche più veritieri e meno tossici, utilizzando tecniche sviluppate attraverso la nostra ricerca sull’allineamento. Questi modelli InstructGPT, che vengono addestrati con gli esseri umani nel ciclo, sono ora distribuiti come modelli linguistici predefiniti sulla nostra API.
Meno tossici … suppongo che la tossicità si riferisca a come esperimenti precedenti hanno appreso anche elementi diciamo non politicamente corretti.
La differenza tra uomo e macchina è proprio questa: la imperfezione.
O sbaglio?
Tu pensi che arriveremo anche al punto in cui saremo noi ad apprendere dall’Intelligenza Artificiale e non viceversa?
Non so se essere affascinata o allarmata!
All’università ho sostenuto un esame di linguistica con il prof Ceccato sui processi mentali visti da un cibernetico, ma cinquant’anni fa quello che scrivi era ancora fantascienza
Che interessante Luisa!
Immagino che sarà stato un esame estremamente complesso ma affascinante allo stesso tempo. Per me fantascienza anche solo quello.
Condivido il tuo pensiero, Luisa.
Fascino o allarme?
Un bel dilemma: bisogna aprirsi al progresso, eppure allo stesso tempo pensare di arrivare a determinati livelli inquieta.
Credo che le macchine, per quando evolute, non potranno mai sostituire l’uomo, nemmeno nello scrivere, perché ci vuole emozione, cuore ed anche errori, una scrittura perfetta ma sterile non potrà mai emozionare. Ma è solo il mio pensiero personale.
Silvia è il tuo pensiero personale, ma anche il mio.
A me piace la contaminazione in maniera tale che non potrò mai risultare accettabile per dei parametri, ma, a parte questo, se penso alle letture che mi hanno emozionata, in nessun caso si è trattato di perfezione, per così dire.
Bravissimo! In nostro paese (Brasile) i tribunale già supportano la admissibilità dell’aplicazione del chatGPT in esperimento. Vedremo cioè sarà! Bacii. ❤️
Ah caspita Elaine questo è davvero interessante!
Ti ringrazio molto per questo contributo che ci permette di scoprire ulteriori aspetti.
Baci anche a te!!
Concordo con chi ha detto che le macchine non potranno mai sostituire totalmente un essere umano. Queste notizie le trovo sia affascinanti che inquietanti… ora dovrò guardarmi un documentario naturalistico per compensare un po’ 😬
Come darti torto?!
Mentre cerchi un documentario degno, posso offrirti un caffè con un sorso di natura come questi?
Ho testato questa sorta di chat, un passo avanti (forse!) rispetto all’assistente di Google o a Siri, ma non so immaginare le evoluzioni future. Credo e spero che l’uomo sarà sempre un passo avanti a qualunque macchina, perché le emozioni non potranno mai essere replicate senza essere comunque false e sono quelle a fare di noi ciò che siamo.
Trovo che tu abbia ragione Maria: le emozioni vere, fanno di noi ciò che siamo, nel bene e nel male. Le emozioni non si possono calcolare, non si possono prevedere e non si possono programmare.
Non ho ancora avuto modo di sperimentarla, ma sono curiosissimo!
Non sarebbe fantastico se apprendesse il toscano?!
Naaaaaaaa non è che si possa replicarlo meccanicamente.
Io già constato con molta angoscia che Excel e Access mi “sbagliano” i conti!
e poi mi accorgo che non sono loro che sbagliano ma sono io che ho immesso formule non precise!
La cosa mi stende ogni volta!
Le leggende del Golem, diversi racconti di Michael Ende (lo stesso personaggio di Xayide della Storia Infinita) e molto altro ci avvertono di quanto queste cosette sbrachino se quello che chiediamo loro non è incluso nel loro diagramma di flusso…
–
mi immagino quello che si fida, senza controllare, dei conti di Excel frutto di formule sbagliate: e su quei conti basa magari il bilancio!
chissà che risate al momento della denuncia dei redditi!
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ma se questa ChatGCP, che io non ho ancora provato, non fa altro che presentarti in forma discorsiva i risultati più alti che troveresti su Google (e che tu non sei ancora capace di buttare giù in forma discorsiva), magari schermando, grazie a opportuni accorgimenti di programmazione, tanta cacca non verificata, mah, allora non la vedo così tanto nociva…
ah ah ah appena ho letto “Excel sbaglia i conti” mi è venuto freddo … pensa che io in ufficio uso Excel al posto della calcolatrice …
Vero: dipende sempre da come usiamo programmi applicazioni e quant’altro, dobbiamo diffidare più per la fallibilità umana che per il resto, e soprattutto le cose vanno considerate per quello che sono e per quello che possono fare, a una lavatrice non si può chiedere il caffè 🙂 😉
A me quello che spaventa è l’autoapprendimento, perché certi “insegnamenti” potrebbero risultare inquietanti.