LAVAZZA BEST COFFEE ROASTER

LAVAZZA BEST COFFEE ROASTER

 

Sapevi che Lavazza è stata premiata agli European Coffee Awards?

I Coffee Awards riuniscono ogni anno i migliori leader del settore e i vincitori vengono scelti dopo un’analisi rigorosa da parte di un team.

Il riconoscimento a Lavazza è stato assegnato a Barcellona, dove si è svolta la quattordicesima edizione.

Il creatore dell’European Coffee Symposium (ECS) è Jeffrey Young che dal 2008 si adopera per realizzare il sogno di riunire le menti più influenti dei settori del caffè e dell’ospitalità in tutta Europa.

Jeffrey Young è il Managing Director di Allegra Strategies con 20 anni di esperienza nell’analisi del mercato globale e si occupa in particolare di caffè attraverso l’Allegra World Coffee Portal

Lavazza è stata insignita del titolo Best Coffee Roaster 2023 ovvero miglior torrefattore.

Personalmente sono contenta, tu che ne pensi?

Lavazza Qualità Rossa ha accompagnato tutta la mia vita: a partire dai primi ricordi di bambina.

In effetti è nel 1970 che Lavazza crea un nuovo standard introducendo la confezione in foglio di alluminio sottovuoto per il lancio di Qualità Rossa.

Non serve che ti ricordi che la nota aromatica di Lavazza Qualità Rossa è cioccolato, vero?

Un prodotto che ha attraversato più di mezzo secolo rimanendo coerentemente intatto e mantenendo quel giusto equilibrio tra qualità e prezzo che gli ha permesso di servire il 20% dei caffè in Italia.

Che ne dici?

Senza contare che Lavazza ci ha regalato Caballero e Carmencita, te li ricordi?

Carmencita voleva solo Paulista “l’uomo in vista e col baffo che conquista” ma non avrebbe mai immaginato Lavazza Best European Coffee Roaster.

PIAZZA DUCALE COPERTA

PIAZZA DUCALE COPERTA

Ti ho già parlato della Piazza Ducale di Vigevano: abbiamo scoperto insieme le tracce di presenze ebraiche, partendo dal passato per arrivare al presente della versione smart city

La abbiamo vista nella come un salotto per bere il caffè ma anche come cornice per i cosplayers dei personaggi di Star Wars

Vorrei che non ti perdessi la versione Piazza Ducale “coperta.”

Suggestiva, vero?

Di impatto.

All’alba

e al tramonto di un giorno intero dedicato alla condivisione.

Queste stupende coperte colorate sono tutte formate da quattro quadrati lavorati a maglia o all’uncinetto uniti insieme da un filo rosso come simbolo di relazione e unione.

Per mesi tante donne si sono adoperate per preparare queste coperte con lana multicolore e tanta fantasia.

Chi da sola, come Betty durante la convalescenza, chi in gruppo, come la mamma di Carola durante gli incontri settimanali a base di chiacchiere, maglia e cose buone da mangiare.

E altre coperte sono arrivate un po’ da tutta Italia, rispondendo alla chiamata di Viva Vittoria

Viva Vittoria è un’opera relazionale condivisa dalle donne per le donne.

Creare la maglia viene inteso come metafora dello sviluppo di se stesse e veicola un messaggio di consapevolezza: siamo noi artefici della nostra esistenza.

Se siamo in grado di produrre il cambiamento in noi, il cambiamento può avvenire di riflesso anche nella società.

L’idea di portare queste coperte frutto di momenti di aggregazione è nata a Brescia nel 2015 e il ricavato della vendita viene destinato a scopi benefici.

A Vigevano, in Piazza Ducale in poche ore sono state adottate tremila coperte, la somma raccolta sarà devoluta all’associazione Kore al fianco delle donne vittime di violenza.

AUSPICABILE PER ALTRI DIECI ANNI

AUSPICABILE PER ALTRI DIECI ANNI

L’Italia apprezza il grosso sforzo collettivo profuso dagli Stati membri, dall’EFSA, dall’ECHA e dalla Commissione per finalizzare una nuova valutazione del glyphosate, avvenuta a pochi anni di distanza dalla precedente e con l’esame di un notevolissimo numero di dati.

Tuttavia, in relazione ad alcuni punti di ulteriore approfondimento evidenziati dal parere dell’EFSA ed emersi nella discussione finalizzata all’adozione del regolamento di rinnovo l’Italia ritiene opportuno sottolineare che sia auspicabile:

che l’utilizzo della sostanza attiva non sia autorizzato in fase di pre-raccolta

l’avvio, a livello comunitario, di ulteriori studi integrativi finalizzati alla raccolta di dati atti a colmare le lacune conoscitive al fine di tutelare la biodiversità e le diverse matrici ambientali;

il completamento, senza indebito ritardo, della valutazione dei dossier relativi all’approvazione o al rinnovo dell’approvazione di sostanze attive potenzialmente alternative al gliphosate.

Questo è il nostro “contributo” … cioè la firma dell’Italia sulla proroga per un periodo di SOLI 10 anni DIECI! all’utilizzo del glifosato

Certo, vuoi non approfondire per un decennio?

Del resto, la Bella Addormentata ha dormito per cento anni, cosa vuoi che siano altri dieci?

Nel frattempo è auspicabile, AUSPICABILE! che il Roundup non venga utilizzato in fase di pre-raccolta, ovvio, meglio non averlo fresco di raccolta nel piatto, ma bello cresciuto e integrato nell’alimento.

Perdona il mio sarcasmo ma non sopporto queste due facce: negli ultimi anni i governi si sono “molto preoccupati” per la nostra salute, ma a quanto pare solo su determinati aspetti.

Mi domando come mai, in questo caso occorrano ULTERIORI studi per almeno ALTRI dieci anni.

Già, altri dieci anni, perché, come ti avevo già raccontato, questa storia va parecchio indietro nel tempo

Tutto ciò mentre una giuria californiana ha ritenuto la Bayer, società che ha acquisito la Monsanto, responsabile in una causa intentata da un uomo che sosteneva che il suo cancro era dovuto all’esposizione al diserbante Roundup della società, e l’ha condannata a pagare 332 milioni di dollari di danni.

Il verdetto include 7 milioni di dollari di risarcimento danni e 325 milioni di dollari di danni punitivi concessi al querelante Mike Dennis, a cui è stata diagnosticata all’età di 51 anni una forma di linfoma non Hodgkin, secondo un portavoce della società

Ma è auspicabile che l’utilizzo della sostanza attiva non sia autorizzato in fase di pre-raccolta per altri dieci anni.

CAFFÈ LECCESE

CAFFÈ LECCESE

Caffè Leccese è una specialità dalla caratteristica freschezza.

Abbiamo chiacchierato sul caffè a Milano, abbiamo approfondito le tre c di Napoli,  e abbiamo scoperto il Nero di Trieste.

In Puglia però il caffè è freddo, perché ingrediente essenziale è il ghiaccio.

E non è un caso: il ghiaccio costituiva l’attività di Antonio Quarta che lo vendeva a peso.

Chi era Antonio Quarta?

Mio nonno diceva che c’era il bisogno di una bevanda che desse sollievo alle nostre estati afose e roventi tra i due mari. Ma siccome il classico caffè freddo spesso risente di acidità, se tenuto in frigorifero a lungo, mio nonno Antonio ebbe un’idea geniale: il caffè in ghiaccio.
Il procedimento è semplice ma nessuno ci aveva pensato prima. Preparare il caffè normalmente, zuccherarlo, e poi versarlo in un bicchiere pieno di cubetti di ghiaccio. Il nonno, che aveva una piccola fabbrica per la produzione di ghiaccio, incominciò a servire così il caffè appena fatto. E, senza volerlo, aveva inventato una vera e propria ricetta del Caffè Salentino che si diffuse presto in tutta Lecce e nella provincia.

Queste parole sono di Antonio Quarta (nipote), Presidente per due mandati dell’Associazione italiana dei Torrefattori, e oggi componente del Direttivo del Comitato Italiano Caffè, oltre che amministratore della torrefazione Quarta Caffè, azienda che opera in Salento da oltre 60 anni.

Nei giorni scorsi è nata una polemica nel gruppo Leccesi in Lecce con lo slogan STOP CALLING IT CAFFÈ LECCESE.

Oggetto del contendere il latte di mandorla: a quanto pare qualcuno a Lecce non gradisce che venga associato agli ingredienti del Caffè Leccese.

Il caffè freddo prevede la rigorosa aggiunta del caffè nella tazza dove ci sono già i cubetti, come confermato anche da Antonio Quarta che rivendica l’idea della straordinaria alchimia tra il caldo aroma di caffè appena fatto e la frescura dell’acqua cristallizzata al punto giusto.

Diffusamente si considera scontata l’aggiunta di latte di mandorla al caffè freddo considerandolo parte integrante degli ingredienti.

Persino secondo il Cucchiaio d’Argento Caffè Leccese è una preparazione che ha fatto innamorare tutta l’Italia, e prevede la ricetta con il latte di mandorla. 

I leccesi però a quanto pare non intendono considerare il latte di mandorla come scontato definendolo un’aggiunta extra, una usanza salentina.

Di fatto la storia raccontata da Antonio Quarta prosegue così: un‘altra variante ha visto l’introduzione nel caffè in ghiaccio del latte di mandorla, al posto delle zucchero, diventando una bevanda gradita dai consumatori per la colazione, da abbinare al pasticciotto leccese.

Direi che è effettivamente un “pasticciotto” questa polemica leccese.

Tu cosa ne pensi?

Ti è mai capitato di bere o ordinare Caffè Leccese?

 

LA PRIMA PROVA

LA PRIMA PROVA

La prima prova scritta dell’esame di stato conclusivo del corso di studi è la prova uguale per tutti.

Ed è questa uguaglianza che unisce tutti i candidati con un filo che li accomuna indipendentemente dal cammino che li ha portati fino a quel fatidico giorno.

Il giorno del tema per la cosiddetta maturità.

C’è chi ha frequentato il liceo, c’è chi ha scelto un istituto tecnico; c’è chi ha seguito con predisposizione le lezioni di Italiano e chi ha più matematica nelle proprie corde; c’è chi non ha mai avuto insufficienze e chi ha saputo recuperare.

Tutti loro, tutti gli studenti indistintamente, si trovano la stessa mattina seduti sui banchi nella comune attesa di svolgere la prima prova scritta.

L’attesa, e il castello di congetture riguardo agli ipotetici argomenti delle tracce sono diventati “leggendari” al punto che più o meno tutte le persone si ritrovano a rivivere le emozioni delle ore che segnano un momento cruciale, emblema di una fase che si conclude aprendo simbolicamente la porta al futuro.

Tu come hai vissuto il tuo esame?
Hai patito l’attesa?
Ti ricordi ancora qual è stato l’argomento del tuo tema?

E quest’anno, tra le tracce proposte, quale avresti scelto?

TIPOLOGIA A – ANALISI E INTERPRETAZIONE DI UN TESTO LETTERARIO ITALIANO

PROPOSTA A1

Salvatore Quasimodo, Alla nuova luna, in Tutte le poesie, a cura di Gilberto Finzi, Mondadori, Milano, 1995.

In principio Dio creò il cielo e la terra, poi nel suo giorno

esatto mise i luminari in cielo e al settimo giorno si riposò.

Dopo miliardi di anni l’uomo,

fatto a sua immagine e somiglianza, senza mai riposare, con la sua intelligenza laica,

senza timore, nel cielo sereno d’una notte d’ottobre,

mise altri luminari uguali a quelli che giravano

dalla creazione del mondo. Amen.

Alla nuova luna fa parte della raccolta La terra impareggiabile, pubblicata nel 1958, che testimonia l’attenzione di Quasimodo (1901 – 1968) per il mondo a lui contemporaneo e la sua riflessione sul progresso scientifico e sulla responsabilità degli scienziati in un’epoca di importanti innovazioni tecnologiche. La poesia è ispirata al lancio in orbita del primo satellite artificiale Sputnik I, avvenuto nel 1957.

Comprensione e analisi

Puoi rispondere punto per punto oppure costruire un unico discorso che comprenda le risposte a tutte le domande proposte.

  1. Presenta il contenuto della poesia e descrivine sinteticamente la struttura metrica.

  2. Le due strofe individuano i due tempi del discorso poetico che presenta uno sviluppo narrativo sottolineato dalla ripresa di concetti e vocaboli chiave. Individua le parole che vengono ripetute in entrambe le parti del componimento e illustra il significato di questa ripetizione.

  3. L’azione dell’uomo ‘creatore’ viene caratterizzata da due notazioni che ne affermano la perseveranza e il coraggio; individuale e commentane il significato.

  4. Al verso 8 Quasimodo isola l’espressione ‘intelligenza laica’: quale rapporto istituisce, a tuo avviso, questa espressione tra la creazione divina e la scienza?

  5. A conclusione del componimento il poeta utilizza un vocabolo che conferisce al testo un andamento quasi liturgico; commenta questa scelta espressiva.

Interpretazione

Facendo riferimento alla produzione poetica di Quasimodo e/o ad altri autori o forme d’arte a te noti, elabora una tua riflessione sulle modalità con cui la letteratura e/o altre arti affrontano i temi del progresso scientifico- tecnologico e delle responsabilità della scienza nella costruzione del futuro dell’umanità.

PROPOSTA A2

Alberto Moravia, Gli indifferenti, edizioni Alpes, Milano, 1929, pp. 27-28.

Gli indifferenti (1929) è il romanzo d’esordio di Alberto Pincherle, in arte Alberto Moravia (1907 – 1990). I protagonisti sono i fratelli Carla e Michele Ardengo, incapaci di opporsi ai propositi di Leo Merumeci, amante della loro madre Mariagrazia, che in modo subdolo tenta di impossessarsi dei beni e della villa di loro proprietà.

«Tutti lo guardarono.

  • Ma vediamo, Merumeci, – supplicò la madre giungendo le mani, – non vorrà mica mandarci via così su due piedi?… ci conceda una proroga…

  • Ne ho già concesse due, – disse Leo, – basta… tanto più che non servirebbe ad evitare la vendita…

  • Come a non evitare? – domandò la madre. Leo alzò finalmente gli occhi e la guardò:

  • Mi spiego: a meno che non riusciate a mettere insieme ottocentomila lire, non vedo come potreste pagare se non vendendo la villa…

La madre capì, una paura vasta le si aprì davanti agli occhi come una voragine; impallidì, guardò l’amante; ma Leo tutto assorto nella contemplazione del suo sigaro non la rassicurò:

  • Questo significa – disse Carla – che dovremo lasciare la villa e andare ad abitare in un appartamento di poche stanze?

  • Già, – rispose Michele, – proprio così.

Silenzio. La paura della madre ingigantiva; non aveva mai voluto sapere di poveri e neppure conoscerli di nome, non aveva mai voluto ammettere l’esistenza di gente dal lavoro faticoso e dalla vita squallida. «Vivono meglio di noi» aveva sempre detto; «noi abbiamo maggiore sensibilità e più grande intelligenza e perciò soffriamo più di loro…»; ed ora, ecco, improvvisamente ella era costretta a mescolarsi, a ingrossare la turba dei miserabili; quello stesso senso di ripugnanza, di umiliazione, di paura che aveva provato passando un giorno in un’automobile assai bassa attraverso una folla minacciosa e lurida di scioperanti, l’opprimeva; non l’atterrivano i disagi e le privazioni a cui andava incontro, ma invece il bruciore, il pensiero di come l’avrebbero trattata, di quel che avrebbero detto le persone di sua conoscenza, tutta gente ricca, stimata ed elegante; ella si vedeva, ecco… povera, sola, con quei due figli, senza amicizie chè tutti l’avrebbero abbandonata, senza divertimenti, balli, lumi, feste, conversazioni: oscurità completa, ignuda oscurità.

Il suo pallore aumentava: «Bisognerebbe che gli parlassi da sola a solo», pensava attaccandosi all’idea della seduzione; «senza Michele e senza Carla… allora capirebbe».

Guardò l’amante.

  • Lei, Merumeci, – propose vagamente – ci conceda ancora una proroga, e noi il denaro lo si troverà in qualche modo.»

Comprensione e analisi

Puoi rispondere punto per punto oppure costruire un unico discorso che comprenda le risposte a tutte le domande proposte.

  1. Sintetizza il contenuto del brano evitando di ricorrere al discorso diretto.

  2. Per quale motivo ‘la paura della madre ingigantiva’?

  3. Pensando al proprio futuro, la madre si vede ‘povera, sola, con quei due figli, senza amicizie’: l’immagine rivela quale sia lo spessore delle relazioni familiari e sociali della famiglia Ardengo. Illustra questa osservazione.

  4. In che modo la madre pensa di poter ancora intervenire per evitare di cadere in miseria?

Interpretazione

Commenta il brano proposto, elaborando una tua riflessione sulla rappresentazione del mondo borghese come delineato criticamente da Moravia. Puoi mettere questo testo in relazione con altri suoi scritti o far riferimento anche ad autori italiani e stranieri che hanno affrontato il tema della rappresentazione dei caratteri della borghesia.

TIPOLOGIA B – ANALISI E PRODUZIONE DI UN TESTO ARGOMENTATIVO

PROPOSTA B1

Testo tratto da: Federico Chabod, L’idea di nazione, Laterza, Bari, (I edizione 1961), edizione utilizzata 2006, pp. 76-82.

«[…] è ben certo che il principio di nazionalità era una gran forza, una delle idee motrici della storia del secolo XIX.

Senonché, occorre avvertire ben chiaramente che esso principio si accompagna allora, indissolubilmente, almeno negli italiani, con due altri princìpi, senza di cui rimarrebbe incomprensibile, e certo sarebbe incompleto.

Uno di questi princìpi, il più collegato anzi con l’idea di nazionalità, era quello di libertà politica […]. In alcuni casi, anzi, si deve fin dire che prima si vagheggiò un sistema di libertà all’interno dello Stato singolo in cui si viveva, e poi si passò a desiderare la lotta contro lo straniero, l’indipendenza e in ultimo l’unità, quando cioè ci s’accorse che l’un problema non si risolveva senza l’altro. E fu proprio il caso del conte di Cavour, mosso dapprima da una forte esigenza liberale, anelante a porre il suo paese al livello raggiunto dalle grandi nazioni libere dell’Occidente (Francia ed Inghilterra); e necessariamente condotto a volere l’indipendenza, e poi ancora l’unità. […]

Quanto al Mazzini, credo inutile rammentare quanto l’esigenza di libertà fosse in lui radicata: a tal segno da tenerlo ostile alla monarchia, anche ad unità conseguita, appunto perché nei principi egli vedeva i nemici del vivere libero. Egli è repubblicano appunto perché vuole la libertà: piena, assoluta, senza mezzi termini e riserve.

Il Manifesto della Giovine Italia è già più che esplicito: «Pochi intendono, o paiono intendere la necessità prepotente, che contende il progresso vero all’Italia, se i tentativi non si avviino sulle tre basi inseparabili dell’Indipendenza, della Unità, della Libertà».

E più tardi, nell’appello ai Giovani d’Italia ch’è del 1859, nuova, nettissima affermazione «Adorate la Libertà. Rivendicatela fin dal primo sorgere e serbatela gelosamente intatta…» […]

Il secondo principio che s’accompagnava con quello di nazione, era quello europeo. […]

Pensiamo al Mazzini, anzitutto. Egli, che esalta tanto la nazione, la patria, pone tuttavia la nazione in connessione strettissima con l’umanità. La nazione non è fine a se stessa: anzi! È mezzo altissimo, nobilissimo, necessario, ma mezzo, per il compimento del fine supremo: l’Umanità, che è la Patria delle Patrie, la Patria di tutti. Senza Patria, impossibile giungere all’Umanità: le nazioni sono «gl’individui dell’umanità come i cittadini sono gl’individui della nazione… Patria ed Umanità sono dunque egualmente sacre». […]

Ora, l’umanità è ancora, essenzialmente, per il Mazzini, Europa: ed infatti insistente e continuo è il suo pensare all’Europa, l’Europa giovane che, succedendo alla vecchia Europa morente, l’Europa del Papato, dell’Impero, della Monarchia e dell’Aristocrazia, sta per sorgere.»

Comprensione e analisi

Puoi rispondere punto per punto oppure costruire un unico discorso che comprenda le risposte a tutte le domande proposte.

  1. Riassumi il contenuto del testo.

  2. Quali sono, secondo Chabod, le esigenze e gli obiettivi di Camillo Benso, conte di Cavour, nei confronti dell’Italia?

  3. Nella visione di Mazzini, qual è il fine supremo della nazione e cosa egli intende per ‘Umanità’?

  4. Spiega il significato della frase ‘La nazione non è fine a se stessa: anzi! È mezzo altissimo, nobilissimo, necessario, ma mezzo, per il compimento del fine supremo: l’Umanità’.

Produzione

Sulla base dei tuoi studi esponi le tue considerazioni sull’argomento proposto da Federico Chabod (1901 – 1960) nel brano e rifletti sul valore da attribuire all’idea di nazione, facendo riferimento a quanto hai appreso nel corso dei tuoi studi e alle tue letture personali.

Elabora un testo in cui tesi e argomenti siano organizzati in un discorso coerente e coeso.

PROPOSTA B2

Testo tratto da: Piero Angela, Dieci cose che ho imparato, Mondadori, Milano, 2022, pp.113-114.

«In questo nuovo panorama, ci sono cambiamenti che “svettano” maggiormente rispetto ad altri. Uno è la diminuzione del costo relativo delle materie prime e della manodopera rispetto al “software”, cioè alla conoscenza, alla creatività. Questo sta succedendo anche in certe produzioni tradizionali, come quelle di automobili, ma soprattutto per i prodotti della microelettronica, come telefonini, tablet, computer. Si è calcolato che nel costo di un computer ben il 90% sia rappresentato dal software, cioè dalle prestazioni del cervello. Quindi l’elaborazione mentale sta diventando la materia prima più preziosa. Uno studio della Banca mondiale ha recentemente valutato che l’80% della ricchezza dei paesi più avanzati è “immateriale”, cioè è rappresentata dal sapere. Ed è questo che fa la vera differenza tra le nazioni.

La crescente capacità di innovare sta accentuando quella che gli economisti chiamano la “distruzione creativa”, vale a dire l’uscita di scena di attività obsolete e l’ingresso di altre, vincenti. Pericolo a cui vanno incontro tante aziende che oggi appaiono solide e inattaccabili. Si pensi a quello che è successo alla Kodak, un gigante mondiale della fotografia che pareva imbattibile: in pochi anni è entrata in crisi ed è fallita. L’enorme mercato della pellicola fotografica è praticamente scomparso e la Kodak non è riuscita a restare competitiva nel nuovo mercato delle macchine fotografiche digitali.

Dei piccoli cervelli creativi hanno abbattuto un colosso planetario.

Per questo è così importante il ruolo di chi ha un’idea in più, un brevetto innovativo, un sistema produttivo più intelligente. Teniamo presente che solo un sistema molto efficiente è in grado di sostenere tutte quelle attività non direttamente produttive (a cominciare da quelle artistiche e culturali) cui teniamo molto, ma che dipendono dalla ricchezza disponibile.»

Comprensione e analisi

Puoi rispondere punto per punto oppure costruire un unico discorso che comprenda le risposte a tutte le domande proposte.

  1. Riassumi il contenuto del brano e individua la tesi con le argomentazioni a supporto.

  2. Quali sono le conseguenze della cosiddetta ‘distruzione creativa’?

  3. Cosa intende Piero Angela con l’espressione ‘ricchezza immateriale’?

  4. Esiste un rapporto tra sistema efficiente e ricchezza disponibile: quale caratteristica deve possedere, a giudizio dell’autore, un ‘sistema molto efficiente’?

Produzione

Nel brano proposto Piero Angela (1928-2022) attribuisce un valore essenziale alla creatività umana nella corsa verso l’innovazione.

Condividi le considerazioni contenute nel brano? Elabora un testo in cui esprimi le tue opinioni sull’argomento organizzando la tua tesi e le argomentazioni a supporto in un discorso coerente e coeso.

PROPOSTA B3

Testo tratto da: Oriana Fallaci, Intervista con la storia, Rizzoli, Milano, 1977, pp.7-8.

«La storia è fatta da tutti o da pochi? Dipende da leggi universali o da alcuni individui e basta?

È un vecchio dilemma, lo so, che nessuno ha risolto e nessuno risolverà mai. È anche una vecchia trappola in cui cadere è pericolosissimo perché ogni risposta porta in sé la sua contraddizione. Non a caso molti rispondono col compromesso e sostengono che la storia è fatta da tutti e da pochi, che i pochi emergono fino al comando perché nascono al momento giusto e sanno interpretarlo. Forse. Ma chi non si illude sulla tragedia assurda della vita è portato piuttosto a seguire Pascal1, quando dice che, se il naso di Cleopatra fosse stato più corto, l’intera faccia della terra sarebbe cambiata; è portato piuttosto a temere ciò che temeva Bertrand Russell2 quando scriveva: «Lascia perdere, quel che accade nel mondo non dipende da te. Dipende dal signor Krusciov, dal signor Mao Tse-Tung, dal signor Foster Dulles3. Se loro dicono ‘morite’ noi morremo, se loro dicono ‘vivete’ noi vivremo». Non riesco a dargli torto. Non riesco a escludere insomma che la nostra esistenza sia decisa da pochi, dai bei sogni o dai capricci di pochi, dall’iniziativa o dall’arbitrio di pochi. Quei pochi che attraverso le idee, le scoperte, le rivoluzioni, le guerre, addirittura un semplice gesto, l’uccisione di un tiranno, cambiano il corso delle cose e il destino della maggioranza.

Certo è un’ipotesi atroce. È un pensiero che offende perché, in tal caso, noi che diventiamo? Greggi impotenti nelle mani di un pastore ora nobile ora infame? Materiale di contorno, foglie trascinate dal vento?»

  1. Pascal: Blaise Pascal (1623 -1662) scienziato, filosofo e teologo francese. In un suo aforisma sostenne il paradosso che l’aspetto di Cleopatra, regina d’Egitto, avrebbe potuto cambiare il corso della storia nello scontro epocale tra Oriente e Occidente nel I secolo a.C.

  2. Bertrand Russell: Bertrand Arthur William Russell (1872 – 1970), filosofo, logico, matematico britannico, autorevole esponente del movimento pacifista, fu insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1950.

  3. Foster Dulles: John Foster Dulles (1888 – 1959), politico statunitense, esponente del partito repubblicano, divenne segretario di Stato nell’amministrazione Eisenhower nel 1953, restando in carica fino al 1959, anno della sua morte.

Comprensione e analisi

Puoi rispondere punto per punto oppure costruire un unico discorso che comprenda le risposte a tutte le domande proposte.

  1. Riassumi il brano proposto nei sui snodi tematici essenziali.

  2. La storia è fatta da tutti o da pochi? Dipende da leggi universali o da alcuni individui e basta?’ Esponi le tue considerazioni sulle domande con cui il brano ha inizio.

  3. Come si può interpretare la famosa citazione sulla lunghezza del naso di Cleopatra? Si tratta di un paradosso oppure c’è qualcosa di profondamente vero? Rispondi esponendo la tua opinione.

  4. Oriana Fallaci cita il pensiero di Bertrand Russell, espresso ai tempi della Guerra fredda, che sembra non lasciare scampo alle nostre volontà individuali rispetto agli eventi storici. Per quali motivi il filosofo inglese prende a riferimento proprio quei personaggi politici come arbitri dei destini del mondo?

Produzione

L’ipotesi con cui Oriana Fallaci (1929 – 2006) conclude il suo pensiero sulla storia, si riferisce ai tempi della Guerra fredda e della minaccia nucleare. Tuttavia, da allora, il susseguirsi di tensioni e conflitti non accenna a placarsi, anche nel nostro continente. Secondo te, la situazione è ancor oggi nei termini descritti dalla giornalista? Rispondi anche con esempi tratti dalle tue conoscenze degli avvenimenti internazionali e dalle tue letture elaborando un testo che presenti le tue tesi sostenute da adeguate argomentazioni.

PROPOSTA C1

LETTERA APERTA AL MINISTRO BIANCHI SUGLI ESAMI DI MATURITÀ

«Gentile Ministro Bianchi,

a quanto abbiamo letto, Lei sarebbe orientato a riproporre un esame di maturità senza gli scritti come lo scorso anno, quando molti degli stessi studenti, interpellati dai giornali, l’hanno giudicato più o meno una burletta.

Nonostante i problemi causati dalla pandemia, per far svolgere gli scritti in sicurezza a fine anno molte aule sono libere per ospitare piccoli gruppi di candidati. E che l’esame debba essere una verifica seria e impegnativa è nell’interesse di tutti. In quello dei ragazzi – per cui deve costituire anche una porta di ingresso nell’età adulta – perché li spinge a esercitarsi e a studiare, anche affrontando quel tanto di ansia che conferma l’importanza di questo passaggio. Solo così potranno uscirne con soddisfazione. È nell’interesse della collettività, alla quale è doveroso garantire che alla promozione corrisponda una reale preparazione. Infine la scuola, che delle promozioni si assume la responsabilità, riacquisterebbe un po’ di quella credibilità che ha perso proprio scegliendo la via dell’indulgenza a compenso della sua frequente inadeguatezza nel formare culturalmente e umanamente le nuove generazioni.

Non si tratta quindi solo della reintroduzione delle prove scritte, per molte ragioni indispensabile (insieme alla garanzia che non si copi e non si faccia copiare, come accade massicciamente ogni anno); ma di trasmettere agli studenti il messaggio di serietà e di autorevolezza che in fondo si aspettano da parte degli adulti.»

Nella Lettera aperta indirizzata nel dicembre 2021 al Professor Patrizio Bianchi, allora Ministro dell’Istruzione, i firmatari, illustri esponenti del mondo accademico e culturale italiano, hanno espresso una serie di riflessioni relative all’esame conclusivo del secondo ciclo di istruzione.

Esponi il tuo punto di vista e confrontati in maniera critica con le tesi espresse nel testo. Puoi articolare il tuo elaborato in paragrafi opportunamente titolati e presentarlo con un titolo complessivo che ne esprima sinteticamente il contenuto.

PROPOSTA C2

Testo tratto da: Marco Belpoliti, Elogio dell’attesa nell’era di WhatsApp, in la Repubblica, 30 gennaio 2018

«Non sappiamo più attendere. Tutto è diventato istantaneo, in “tempo reale”, come si è cominciato a dire da qualche anno. La parola chiave è: “Simultaneo”. Scrivo una email e attendo la risposta immediata. Se non arriva m’infastidisco: perché non risponde? Lo scambio epistolare in passato era il luogo del tempo differito. Le buste andavano e arrivavano a ritmi lenti. Per non dire poi dei sistemi di messaggi istantanei cui ricorriamo: WhatsApp. Botta e risposta. Eppure tutto intorno a noi sembra segnato dall’attesa: la gestazione, l’adolescenza, l’età adulta. C’è un tempo per ogni cosa, e non è mai un tempo immediato. […]

Chi ha oggi tempo di attendere e di sopportare la noia? Tutto e subito. È evidente che la tecnologia ha avuto un ruolo fondamentale nel ridurre i tempi d’attesa, o almeno a farci credere che sia sempre possibile farlo. Certo a partire dall’inizio del XIX secolo tutto è andato sempre più in fretta. L’efficienza compulsiva è diventato uno dei tratti della psicologia degli individui. Chi vuole aspettare o, peggio ancora, perdere tempo? […] Eppure ci sono ancora tanti tempi morti: “Si prega di attendere” è la risposta che danno i numeri telefonici che componiamo quasi ogni giorno.

Aspettiamo nelle stazioni, negli aeroporti, agli sportelli, sia quelli reali che virtuali. Attendiamo sempre, eppure non lo sappiamo più fare. Come minimo ci innervosiamo. L’attesa provoca persino rancore. Pensiamo: non si può fare più velocemente?»

Nell’articolo di Marco Belpoliti viene messo in evidenza un atteggiamento oggi molto comune: il non sapere attendere, il volere tutto e subito.

A partire dal testo proposto e traendo spunto dalle tue esperienze, dalle tue conoscenze e dalle tue letture, rifletti su quale valore possa avere l’attesa nella società del “tempo reale”.

Puoi articolare il tuo elaborato in paragrafi opportunamente titolati e presentarlo con un titolo complessivo che ne esprima sinteticamente il contenuto.

SMART CITY

SMART CITY

 

Smart City è una definizione che ricorre sempre più spesso ormai.

Smart City è uno dei temi principali delle ore di educazione civica a scuola.

Ma in concreto come vivi tu ciò che di smart offre la tua città?

Per la tua esperienza, puoi raccontare un effettivo miglioramento della qualità della tua vita, o per ora dalle tue parti è tutto ancora effimero?

Nell’immagine ho voluto finalmente “offrirti” un caffè in Piazza Ducale.

Ma la città di Vigevano offre molte altre esperienze, anche virtuali.

Sul sito del Comune è possibile consultare un cruscotto Vigevano Smart City con alcune opzioni tra le quali ti segnalo la webcam live. 

E quando deciderai di venire a visitare il nostro salotto ducale, avrai a disposizione queste indicazioni che offrono la possibilità di avere ulteriori informazioni tramite QR code.

Con lo stesso criterio è stata inaugurata una panchina “digitale.”

Rossa, come rosso è il colore simbolo contro la violenza sulle donne

Il problema è che di pari passo andrebbe convertita anche l’educazione dei cittadini, che troppo spesso si dimostrano l’esatto opposto di smart.

È bastato un segno di pennarello per rendere illeggibile il QR code.

Questo minuscolo tratto in realtà rappresenta emblematicamente un grande tratto che ci contraddistingue, e allo stesso modo rivela la debolezza sulla quale poggia quello che dovrebbe essere il futuro ….

Pin It on Pinterest