MAMMA MIA!

MAMMA MIA!

Mamma mia!

Tu dirai: film? No: teatro.

Il musical Mamma mia è tornato al TAM!

 

In particolare questo è il venticinquesimo anno dal debutto di questo musical al West End di Londra.
25 Super Trouper Years!

Un ritorno al Teatro Arcimboldi Milano.

Un ritorno per Mamma Mia! E un ritorno anche per noi.

Ti avevo già raccontato di Cats.

Ormai lo sai: adoro i musical!

Ormai lo sai: ricevo regali di compleanno fantastici, e i biglietti per Mamma mia al Teatro degli Arcimboldi sono stati un’altra sorpresa spettacolare!!

Mamma mia!

Ho respirato atmosfera gioiosa prima ancora che si alzasse il sipario osservando le altre persone, c’erano tutte le generazioni possibili: da bimbe piccolissime con pupazzetti in mano e scarpette da ballo ai piedi, a signori che nonostante le difficoltà a deambulare appoggiandosi al loro bastone hanno raggiunto la loro poltrona.

Ragazzini, famiglie, coppie, gruppi e poi loro: tutte con indosso una t-shirt rosa con la scritta le amiche della sposa intorno alla amica festeggiata, con un tutù di tulle infilato sopra i jeans, bendata con un foulard di seta e ignara di quello che stava per succedere.

L’ho trovato davvero un bel modo di organizzare un addio al nubilato.

Poi è arrivata “l’orchestra” … una versione molto moderna e digitale.

Sui due mega schermi ai lati del palco hanno iniziato a scorrere le parole ed è iniziata la magia.

All’inizio ero persino commossa. Bello. Tutto perfetto.

Hai avuto anche tu occasione di assistere a qualcuno delle versioni di Mamma mia che si sono alternate sui palcoscenici?

Ti piacciono le canzoni degli Abba? Qual è la tua preferita?

Quante volte hai visto il film?


Mamma mia, here I go again
My my, how can I resist you?  🙂

PIANO DI VOLO

PIANO DI VOLO

Piano di volo, un titolo ma anche una promessa.


Piano di volo, un dono.

 

Ti ho già raccontato di questi regali di compleanno speciali, ti ho già raccontato di questi concerti con mio fratello e mia cognata, a tutto cuore.

 

Questa volta il “piano di volo” prevedeva di tornare a Novara, al Teatro Coccia.

 

Piano di volo


Il “pilota” come sempre più preciso di un orologio svizzero ha iniziato a cantare alle ventuno in punto e ha continuato fin dopo la mezzanotte, senza bere, senza pause, senza stanchezza.

 

Le Dieci Dita che conosciamo, giochi di luce e tante cose da raccontare.

 

Piano di volo

Il volo è leggerezza, e subito “le ali piccole che imparano a volare” sono tutti coloro che ascoltano e diventano cuori di aliante.

 

Il volo è libertà, il saper ridere di sé stesso e di conseguenza anche del suo pubblico. Benedetta ironia.

 

Ma più di tutto ti voglio raccontare dell’opportunità di poter essere talmente vicina da poter inequivocabilmente vedere il volto di un Artista felice.

 

Non si possono fingere sorrisi come quelli: il primo a divertirsi era lui, con tutti i suoi anni di musica e testi gioiello, divertito in mezzo alla gente e pienamente soddisfatto di cantare, nient’altro.

 

Ti senti mai così?

 

George Bernard Show ha scritto l’uomo è arrivato quando fa per mestiere quel che farebbe gratis.

 

Difficile?
Difficilissimo. Ma non impossibile.

 

Ti lascio con le parole di una canzone un po’ meno nota:

Non aver paura mai mai mai
Di aver paura
Questo viaggio è un’avventura
L’illusione di un miraggio
Ma tu giura che hai coraggio
E che avrai per sempre cura
Del tuo cuore un po’ selvaggio
Ora e finché dura questa pioggia blu
Pioggia blu
Pioggia blu

Cosa prevede il tuo piano di volo?

SHOUT SONGS

SHOUT SONGS

Tecnicamente la definizione di shout songs rimanda al genere Gospel: canto religioso fortemente ritmico della tradizione popolare afroamericana, caratterizzato da canti o grida di risposta tra il leader e la congregazione.

Grida dunque: shout.

Grida di invocazione, possiamo dire di tipo gioioso.

Se però penso a shout songs immediatamente si materializzano nella mia mente canzoni completamente diverse.

Canzoni per me irresistibili, nel senso che quando le ascolto mi sento fortemente coinvolta e mi ritrovo a cantare con una enfasi tesa ad una espressione di tipo inequivocabilmente liberatorio.

Grida che trascinano fuori un carico di emozioni.

Qual è la shout song per antonomasia secondo te?

Vagando per il web in cerca di risposte, il pezzo citato maggiormente mi ha lasciata in un certo qual modo perplessa.

In realtà è una delle canzoni nell’indice della mia Formula di Erone, quindi ha un significato particolare per me, ma per la mia visione non corrisponde esattamente all’idea di shout song: Won’t Get Fooled Again – Roger Daltrey – The Who.

Che ne pensi?

Proseguendo in una sorta di statistica dei brani più citati, mi sono resa conto che un’alta percentuale tra questi è nel mio indice

Un caso? Sicuramente no: ovviamente tutto si riconduce alla mia visione della musica.

Tu invece cosa preferisci cantare?
Lo so, dovrei usare il verbo ascoltare, ma shout songs prevede un ulteriore livello di coinvolgimento.

A proposito di coinvolgimento, colgo l’occasione anche per parlare di Emily Armstrong.

 

shout songs


Il suo canto ha urlato una responsabilità enorme: salire sul palco insieme ai Linkin Park.

Sicuramente nessuno ha preso in considerazione il pensiero di una sostituzione: impossibile, ma rimaneva comunque una enorme perplessità.

Per questo ho apprezzato la frase di Mike Shinoda: la voce di Chester Bennington siete voi.

Siamo noi la voce di chi ci ha lasciato.

All’opposto delle urla, c’è chi ha scelto il silenzio, nientemeno che mille artisti: 1,000 UK Artists

 

shout songs

Questi mille artisti inglesi hanno pubblicato un album composto da 12 tracce dal titolo Is that what we want?

Ecco i titoli:

  1. The

  2. British

  3. Government

  4. Must

  5. Not

  6. Legalise

  7. Music

  8. Theft

  9. To

  10. Benefit

  11. AI

  12. Companies


Questi “brani” non contengono nessuna delle mille voci tra le quali possiamo citare Annie Lennox e Kate Bush e rappresentano la protesta degli artisti contro la proposta di cambiare la legge sul copyright.

La modifica consentirebbe alle aziende di intelligenza artificiale di creare i propri prodotti utilizzando il lavoro protetto da diritti: musica, testi e altro, senza licenza, favorendo di fatto il cosiddetto addestramento degli algoritmi senza prevedere alcun compenso per gli autori.

Silenzio per comunicare.

Aggiungiamo anche la nostra voce?
O forse dovrei dire aggiungiamo anche il nostro grido …

 

TRE di Valérie Perrin

TRE di Valérie Perrin

Avevamo già chiacchierato a proposito di Valérie Perrin riguardo al precedente libro Cambiare l’acqua ai fiori.

Ora ho letto anche Tre grazie a Valeria e alla sua Mamma.

Come sai, ho un po’ la fissazione per il tre, non a caso sull’idea dei tre lati ho immaginato il mio La Formula di Erone.

E sul concetto di tre questo libro costruisce una vera apoteosi.

Sai che non amo svelare troppo, ma ci tengo a dirti che ad un certo punto della lettura mi sono sentita tremendamente tonta per non aver capito prima, tanto che sarei persino tornata indietro per ricercare il punto esatto in cui sono stata così cieca.

Non è invece un segreto che Tre di Valérie Perrin racconta la storia di tre amici.

Amicizia, di quelle che sopravvivono alla sofferenza, di quelle che risanano le delusioni, di quelle che colmano le solitudini ma soprattutto Amicizia di quelle che nascono in maniera del tutto naturale, perché non può essere altrimenti.

Amicizia quasi come predestinazione e scelta profondamente sentita allo stesso tempo.

Amicizia come destino e Amicizia come salvezza.

Amicizia che dura tutta la vita.

Hai amici che corrispondano a questa descrizione?

O magari tu riesci a descrivere ancora meglio la tua idea di Amicizia.

I tre protagonisti si conoscono e crescono attraversando anni che ho vissuto più o meno alla stessa età anche io.

Le tue amicizie dei tempi dell’infanzia resistono stoicamente sotto i colpi della vita o i cammini hanno preso direzioni inesorabilmente diverse?

Valérie Perrin cita molto spesso canzoni e testi di canzoni cosa che come sai amo particolarmente.

E così ho scoperto gli Indochine, che non conoscevo.

Qui trovi una playlist con i brani citati nel libro.

Altro elemento chiave nel libro è l’acqua.

Anche con riferimento all’acqua possiamo ritrovare il “tre” di Valérie Perrin: piscina, mare, lago.

Ulteriore metafora della evoluzione: nascita, vita, morte.

NIRVANA UNPLUGGED

NIRVANA UNPLUGGED

Nirvana unplugged in New York, spesso conosciuto come MTV unplugged per me è innanzitutto un momento altissimo della storia della musica.

Per la nostra primissima chiacchierata qui sul blog, ormai quasi cinque anni orsono, ti avevo parlato del cardigan che Kurt Cobain indossava durante la registrazione di questo live.

Nirvana unplugged

Poi nel tempo abbiamo parlato molto spesso di musica ma senza più tornare su quello che per me riveste davvero un ricordo tra i più importanti in assoluto.

Innanzitutto è il ricordo di una emozione: la prima volta che ho ascoltato Come as you are senza nemmeno arrivare alla fine ero convinta che non avrei mai più preferito un’altra canzone.

Come as you are è forse l’unico brano tra i più popolari dei Nirvana, eseguito anche durante l’unplugged, credo proprio per questa sua caratteristica intimità intensa.

Ma non c’è nessuna tra le canzoni eseguite durante l’MTV unplugged che non sia bellissima.

La cover di The man who sold the world a mio avviso batte persino il Duca Bianco.

Where did you sleep last night è struggente al punto da riuscire quasi a materializzare la sofferenza di Kurt.
E poi Dumb, About a girl, Pennyroyal tea … qual è la tua preferita?

Purtroppo pubblicato postumo Unplugged in New York ad ogni ascolto ci ricorda il dolore e la perdita di un Artista che oggi sarebbe nonno, perché la sua Frances Bean alla fine di settembre è diventata mamma di Ronin.

Molti racconti e aneddoti riguardo al 18 novembre 1993 si rincorrono un po’ ovunque ma ciò che tutti possiamo ancora continuare a vedere è Kurt che arriva, e dopo un semplice “Good evening” introduce About a girl attaccando il suo giro di chitarra.

Il resto è magia, atmosfera, fiori bianchi, candele, drappi e luci soffuse, come metaforiche braccia che ci accolgono in una immersione di musica e sensazioni, semplicità e profondità allo stesso tempo, dove tutto il resto è sfrondato, tutto il mondo è fuori, dove conta solo la leggerezza di un soffio lieve destinato a svanire ma che in realtà non può che rimanere scolpito nella memoria per sempre.

Vulnerabilità estrema eppure potenza dirompente.

Nirvana Unplugged è uno dei regali a cui tengo moltissimo, oggi compie 30 anni eppure non mi stanco mai di riascoltarlo.

Lo conservo insieme a Kurt Cobain Diari

 

 

Nirvana unplugged

e a Montage of Heck che comunque ho visto prima al cinema.

Nirvana unplugged

 

 

Nella remota ipotesi che ti sia persa/o qualcosa ti consiglio di recuperare: io trovo indispensabile comprendere il profondo tormento di un’Anima divisa tra l’amore per la musica e il dolore per la vita.

I wish I was like you
Easily amused
Find my nest of salt
Everything is my fault

I’ll take all the blame
Aqua seafoam shame

I WANNA TAKE HUGH THERE

I WANNA TAKE HUGH THERE

I wanna take Hugh theregioco di parole che si ispira al famosissimo testo di una canzone che non ha certo bisogno di presentazione:

When you call my name, it’s like a little prayer
I’m down on my knees, I wanna take you there

Canzone che è praticamente impossibile non cantare, canzone universale.

Così come è universalmente noto Hugh.

Anche questa volta io vorrei parlare della colonna sonora non originale.

Eccola.

Che dire?
Un fantastico excursus nella storia pop.

Cito ad esempio You’re the one that I want a sua volta soundtrack di un film che ho visto innumerevoli volte nell’arco della mia vita.

Grease è stato il primo film con le amiche nel cinema del paese dove sono nata, ovviamente amore a prima vis…ione.

Un film in cui le automobili assumono il ruolo di status symbol per i ragazzi, che le elaborano, le usano per il drive in e anche per i loro “incontri.”

Ecco, anche la scena di Deadpool & Wolverine con il sottofondo della canzone di Grease si svolge in auto … ancora un simbolo se vogliamo, ma sfigatissimo.

E “l’incontro” è pur sempre fisico e attinente all’amicizia, ma sul livello che caratterizza tutto il film: totalmente folle.

Amicizia e follia si mescolano come affinità elettive tra questo trio che riesce a mettere insieme una serie di situazioni che piacciono alla gente, per non parlare dei camei.

Il terzo elemento è Shawn Levy, che ci ha regalato quella perla di Stranger Things

Gli altri due, attenti a quei due: Hugh e Ryan interagiscono come due metà opposte e colorate, proprio come in questo piccolo gadget.

Rappresentano bene il tempo che passa, con la voglia di rimanere sempre sé stessi, supereoi, nerd, o entrambi.

E alle prime note di Good Riddance ti ritrovi con la nostalgia: something umpredictable but it in the end is right.

Vuoi raccontarmi tu qualcosa legato a qualcuna delle altre canzoni?

Le trovi direttamente su Spotify.

In entrambi i casi compaiono i brani come da tracklist del sito Disney che vende i due LP brandizzati.

In realtà c’è altro.

Impossibile non citare Hells Bells … ti lascio immaginare appena partono le prime note.

E poi c’è I wanna take Hugh there
La gentile concessione di Madonna.

Non è che sia una cosa da niente.

Ryan Reinolds in un’intervista ha raccontato che non sapeva come chiederlo: “cosa faccio, chiamo e dico ciao sono Ryan?”

Pare che sia andata proprio così, ma per sua fortuna anche ai figli di Madonna piacciono i supereroi Marvel.

E a te?

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