ISY

ISY

Isy probabilmente nella mente di qualcuno ha rappresentato un modo di rendere ancora più pop la parola easy, che ormai non necessita di spiegazione.

Tre lettere dunque, per riassumere la pronuncia inglese e per introdurre la parola successiva: bank.

Tre lettere per il nome.

Tre parole per lo slogan.

Digitale

Essenziale

Aperta

Probabilmente nella mente di qualcuno è apparso naturale abbreviare anche l’acquisizione di clienti per questa banca.

Perché perdere tempo.

La banca è aperta.

Non dovrebbe bastare questo?

Essenziale.

Quindi migliaia di correntisti, Uno nessuno centomila …  per tre anche in questo caso, sono stati trasferiti da quello che viene considerato il maggior gruppo bancario italiano a questa banca.

Una banca digitale ed essenziale, dove digitale ed essenziale significa niente più possibilità di avere uno sportello fisico da nessuna parte.

Ma anche dove digitale ed essenziale a quanto pare significa avvisare ignari correntisti attraverso una notifica sulla app.

Le raccomandate sono estinte, e nemmeno niente più lettere, perché in qualche papiro di millemila linee scritte in piccolo il cliente ha firmato che “non vuole” più comunicazioni cartacee.

Niente più telefonate, nonostante sia assolutamente imprescindibile avere il telefono per la famigerata app e nonostante sia assolutamente obbligatorio comunicare il numero.

Niente più disturbo o perdita di tempo nel cercare di contattare il cliente in uno degli svariati modi, incluse mail, sms, ma anche una banale campagna di qualsivoglia natura.

No: è una banca essenziale, nella mente di qualcuno è sembrato sufficiente inviare una semplice notifica all’interno della app.

Una notifica di quelle che chi è Boomer, e ha vissuto i tempi in cui in banca lavoravano le stesse persone da anni, persone di cui ci si poteva fidare, non ha la tendenza a considerare di vitale importanza.

Una notifica che poteva sfuggire a chiunque.

Una notifica che ha costituito l’unico ultimo appiglio, oltretutto con data limite, per esprimere non il consenso, ma IL DISSENSO a essere trasferiti alla nuova Isy.

Qui trovi una “piccola” panoramica di recensioni.

Su questo passaggio forzoso è stata fatta anche una interrogazioni parlamentare.

Tu hai magari una esperienza diretta da testimoniare?

Tra le fantasiose narrazioni, parrebbe che la scelta dei fortunati estratti sia ricaduta su chi non frequentava la propria filiale di riferimento.

Io vorrei davvero poter vedere il meccanismo di selezione … e in cuor mio voglio sperare che non siano coinvolte persone anziane … perché magari nemmeno loro sono andate a fare una capatina in filiale, operazione che da tempo ormai risulta complicata quasi come prendere appuntamento con Chiara Ferragni.

Ma la nuova banca è APERTA …

SHRINKFLATION

SHRINKFLATION

 

Shrinkflation è la situazione in cui il prezzo di un prodotto rimane lo stesso ma le sue dimensioni si riducono.

Purtroppo molti prodotti sono stati colpiti da restringimento.

In pratica, un modo astuto per aumentare i prezzi in maniera occulta ridimensionando il contenuto.

In questo video a cura del Wall Street Journal vengono elencati molti esempi

Avevo già parlato della delusione di trovare pochi biscotti dentro a confezioni ingannevoli che lasciano immaginare quantità maggiori, ma qui siamo di fronte ad una procedura per la quale è stata presentata denuncia a centoquattro procure per appurare che non rientri nel reato di truffa

Tutto ciò si va ad inserire in un contesto che desta seria preoccupazione: l’ISTAT pubblica i dati provvisori dell’inflazione ad aprile 2022 pari al 6,2% su base annua, e la FAO denuncia come i prezzi mondiali delle materie prime alimentari abbiano fatto un balzo significativo a marzo per raggiungere i livelli più alti di sempre.

Il report Effetti e aspettative sull’inflazione a cura di IPSOS per FederDistribuzione di marzo 2022 non svela nulla che non possiamo immaginare da soli: le principali preoccupazioni degli italiani sono occupazione ed economia, come illustrato da questo grafico.

Io con la mia ansia sicuramente vizio il dato per eccesso, ma tu sei ottimista, vero?

Come ti regoli per gli acquisti?
Fai caso al peso del prodotto?
Hai avuto modo di constatare direttamente qualche caso di shrinkflation?

QUANDO STORE UFFICIALE NON È SINONIMO DI QUALITÀ

QUANDO STORE UFFICIALE NON È SINONIMO DI QUALITÀ

Mentre facciamo il tifo per gli atleti alle Olimpiadi, l’onda che ci ha travolti con il trionfo degli Azzurri agli Europei non si è ancora affievolita.

Tutti abbiamo gioito, tutti ci siamo sentiti orgogliosi e grati per la vittoria che ci ha ritagliato uno spiraglio di rivincita in questo lungo periodo di perdita su tutti i fronti.

Purtroppo però non tutto ciò che ruota intorno alla squadra è all’altezza delle cinque stelle meritatissime invece in campo.

Di seguito pubblico le foto di una maglia ufficiale acquistata presso FIGC Italia Store

la customizzazione, o personalizzazione che dir si voglia, è costata un extra.

Appare tuttavia indubbio che la maglia, in fase di stampaggio del numero, sia stata palesemente mal posta sullo stampo per la pressione a caldo.

Questa operazione, non svolta nelle modalità corrette, ha irrimediabilmente rovinato il tessuto tecnico che presenta un evidente difetto.

Per carità, gli errori capitano, ma teoricamente acquistare presso uno store ufficiale dovrebbe essere sinonimo di garanzia.

Però il condizionale è d’obbligo.

Ovviamente non sto scrivendo cose a caso: non pubblico i dati sensibili ma è tutto regolare a partire dall’ordine fino alla lunga lunga lista di mail di reclamo praticamente inascoltate.

Ora, è vero che i problemi seri sono altro e che si può essere felici anche con una maglia difettata, seppur costata quasi 170 euro, ma trovo che oltre all’arricciatura questa maglia rappresenti anche una macchia.

Si predica tanto per difendere l’ufficialità, per combattere la contraffazione, per sostenere il lavoro “in regola,” ma questo non vuol dire che il cliente non debba avere dei diritti.

I soldi, chiesti anticipatamente, non avevano alcun difetto.

E comunque perlomeno le scuse non costano nulla, anche se sei la FIGC

Siccome questa è una delle ingiustizie che non mi piacciono per niente, dato che le grandi società si fanno sempre forti del fatto che le singole persone non riescono ad avere gli strumenti per farsi ascoltare, mi domando tu cosa ne pensi.

Magari hai avuto più fortuna, come i campioni d’Europa!

RACCOMANcATE

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RACCOMcATE

Sanzione di 5 milioni a Poste Italiane.
Cito testualmente l’Autorità Garante per la Concorrenza e per il Mercato:
Si tratta dell’importo massimo consentito dalla legge, ma non risulta deterrente in rapporto al fatturato specifico di Poste Italiane nel 2019 pari a 3,492 miliardi di euro. Per l’Autorità il comportamento di Poste provoca danni non solo ai consumatori, ma anche al sistema giustizia del Paese.

Dunque comunque un’inezia per loro.
E viene preso in considerazione soltanto il danno relativo alle raccomandate, quando invece in generale anche il resto dei servizi non è che funzioni …

Noi a inizio anno abbiamo avuto un sacco di problemi, oltre a veri e propri danni economici, a causa del fatto che non ci è stata recapitata la corrispondenza del mese di dicembre.

Può capitare che una lettera venga smarrita, ma tutte!

E queste buste ancora oggi non sono pervenute … le immagino giacenti in qualche ufficio accatastate in attesa di finire i loro giorni tra la carta da riciclare, nella migliore delle ipotesi.

Tentare di contattare il servizio clienti è un’impresa titanica, naturalmente ormai sui siti è praticamente impossibile, e i recapiti mail sono celati meglio del Santo Graal, ad ogni modo sono riuscita ad inviare un reclamo corredato di dati e riferimenti precisi.

La risposta mi è arrivata molto tempo dopo a mezzo foglio nella cassetta della lettere ed è stata: “non siamo stati noi ad occuparci della consegna della sua corrispondenza ma altri.”

E quindi?
E quindi per dirla in parole povere, possiamo tranquillamente prendercela in saccoccia, o in alternativa attaccarci al tram, a scelta.

Dunque mi perdonerai se non mi sento particolarmente affranta per questa sanzione.

Mi domando se queste rare occasioni, che cadono come la pioggia nel deserto, possono davvero bastare a ridare fiducia nella giustizia, e a far sì che gli utenti non si sentano completamente abbandonati al proprio destino.

TV YIN O TV YANG?

TV YIN O TV YANG?

TV Yin o TV Yang?

Mentre in Italia sembra di essere tornati ai tempi di Guelfi e Ghibellini, criterio secondo il quale dovremmo forzatamente separarci in due fazioni opposte: se non stai da una parte, deve significare che stai dall’altra, (e io mi domando PERCHÈ), anche i televisori a quanto pare iniziano a suddividersi i ruoli … sì, lo so, sto parlando di apparecchi “datati” per la durata media corrente, anche se in realtà non è che siano così vecchi.
Dunque qui ad esempio in una TV sono ancora visibili i canali Mediaset ma non più La7 ed altri, e viceversa.
Dal primo gennaio 2020 i canali DTT (digitale terrestre) iniziano ad abbandonare l’attuale standard di codifica MPEG-2 per passare al MPEG-4 che finora era utilizzato soltanto dai canali HD cioè in alta definizione.
Ma questa è soltanto la prima fase: la transizione definitiva si concluderà entro giugno 2022 e prevede il passaggio a nuove tecnologie di trasmissione come HEVC “High Efficiency Video Coding” che offre una migliore compressione dati, o DVB-T2 “Digital Video Broadcasting Terrestrial Second Generation” ovvero l’estensione adatta a portare il segnale HDTV sul digitale terrestre.
E perché tutto ciò?
Perché le frequenze utilizzate al momento devono essere lasciate libere per la rete 5G, e quindi per la comunicazione mobile, assicurando una alta velocità di connessione per i telefoni cellulari.
E i televisori diversamente abili? Avranno bisogno di un decoder. Di nuovo.
Però a questo punto la domanda è: la televisione offre ancora un servizio utile e adeguato?
I programmi che non si schierano né con i Guelfi né con i Ghibellini per intenderci, i programmi seri, i programmi che fanno cultura o anche intrattenimento che non sia la famosa copia di mille riassunti di Samuele Bersani, si possono forse contare sulle dita di una mano.
Dopo che siamo già costretti a pagare una tassa di possesso continuando a chiamarla canone, incastrata peraltro nelle fatture per l’energia elettrica, vale davvero la pena spendere altri soldi?
Per come veniamo usati per propagandare, e non parlo solo della pubblicità, onestamente, non dovrebbero essere loro a pagare noi?

STANGATA PER CHI?

STANGATA PER CHI?

Stangata per chi?

Ho letto vari titoli che parlano di sentenza storica e di stangata, ma di fatto la sentenza storica è semplicemente quanto auspicabile, solo che non siamo più abituati alla correttezza al punto che quando viene messa in pratica fa notizia; e la stangata, a conti fatti, rimane sulle spalle dei consumatori.
Mi riferisco alla delibera della Agcom nei confronti di tre grandi compagnie telefoniche che hanno applicato costi aggiuntivi agli utenti con tariffe ad opzione ricaricabile, modificando unilateralmente i contratti in essere.
Senza perdermi nei miei discorsi un po’ labirintici è sicuramente meglio se cito l’esemplificazione di mio marito: con questo addebito extra, con l’aggravante dell’ironica adduzione della “distrazione del cliente”, le compagnie telefoniche avranno guadagnato per ipotesi 10.
Questa multa, millantata come esosa, per loro rappresenterà più o meno 2.
Rimane comunque un guadagno di 8.
La sanzione va allo stato.
Qualcuno ha mai lontanamente pensato ad un rimborso dei clienti?
Per pareggiare veramente i conti, le compagnie dovrebbero restituire 10, cioè il maltolto, agli utenti.
E la multa di 2 dovrebbe essere un extra una volta tanto a carico loro.
Già, ma questa è un’altra storia

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