Questo articolo è disponibile anche in:
English
Davvero possiamo arrivare ad accettare l’idea di figli virtuali?
Ti avevo già parlato del telegiornalista virtuale andato in onda per 70 giorni senza che nessuno se ne accorgesse.
Ma arrivare a parlare di figli virtuali è ben oltre.
Figli virtuali o addirittura figli tamagotchi, questa è la definizione diventata virale dopo la pubblicazione del libro di Catriona Campbell che però io non ho letto. Tu?
Intelligenza artificiale e Metaverso, due concetti che stanno entrando progressivamente nelle nostre vite.
È di questi giorni, ad esempio, la notizia della prima laurea nel Metaverso, sebbene il termine Metaverso sia stato coniato trenta anni fa: nel 1992, nel libro Snow Crash scritto da Neal Stephenson.
Suo il progetto Lamina1: una blockchain di livello 1 creata appositamente per potenziare il Metaverso aperto, in collaborazione con Peter Vessenes, considerato un pioniere delle criptovalute per aver fondato la prima società Bitcoin.
Lamina1 dunque si prospetta come il livello di base per l’Open Metaverse, un luogo che privilegia i creatori, tecnici e artistici, che fornisce supporto, tecnologia di calcolo spaziale e una comunità per supportare coloro che stanno costruendo il Metaverso.
Tu hai già pensato a come potrebbe essere il tuo avatar?
Avere un alter ego rimane comunque ben diverso dall’avere un bambino virtuale, eppure queste immagini mostrano quanto la linea di confine sia già stata superata.
Un anno fa ti parlavo di Gaia X e ora siamo arrivati a Baby X
… interagire con il computer come se si interagisse con una persona tu ti senti a tuo agio con questo concetto?
È un argomento che non mi tocca. So che esiste, ma non mi interessa. Lo trovo figlio di quel meccanismo che ci ha portati a dove siamo ora, cioè nel punto sbagliato lungo il percorso del progresso. Progresso giusto, svolta sbagliata. E i marmocchi non mi piacciono in carne, figurarsi virtuali 🤪🤪
Lu trovo le tue parole “progresso giusto, svolta sbagliata” siano perfette: esprimi in quattro parole un concetto del tutto reale e concreto, che condivido.
GRAZIE!
Interagire con un computer mi intriga. Ma l’idea di un virtualbambino non mi fa impazzire.
Giusto Pat! Interagire con un computer può essere interessante, oltre che utile.
Le tue parole mi fanno pensare ai primissimi pc, quando sembrava di pensare al futuro in tasca, nonostante le funzioni effettive fossero limitatissime in confronto. Quanti e quanti limiti sono stati superati!
Brrr che sensazione strana, come aprire lo spiraglio di una porta, affacciarsi appena per vedere cosa c’è di là, e vedere una nebbia scura, figure indistinte … dovrò abituarmi a questa nebbia, consapevole che sarà difficile, per me, dissiparla completamente? Chissà. Ma il figlio virtuale no. Per fortuna sono troppo vecchia 🙂
WOW Paola!
Il tuo contributo dona un fortissimo impatto visivo. Nebbia scura, che intimorisce, figure indistinte, che ci sfuggono. Dissipare per vedere, dissipare per capire. Difficile, sicuramente, ma tu non sei troppo vecchia, sei troppo saggia!
Finalmente riesco a inserire un commento, finora non me li ha mai presi…
Spero che qualcuno si svegli e fermi tutto questo prima che sia troppo tardi. Credo che l’intelligenza umana andrebbe usata meglio di così.
Raffa innanzitutto BENVENUTA e GRAZIE di cuore!!
TI chiedo scusa per lo sbattimento: mi dispiace davvero per le difficoltà che hai avuto, come minimo ti devo un caffè 🙂 😉
Riguardo all’intelligenza umana e a quanto andrebbe usato meglio, non potresti trovarmi più d’accordo.
che cringiata
Ecco.
In una parola hai detto tutto.
GRAZIE.
Il solo pensiero mi angoscia
Laura hai ragione: è angosciante, sono d’accordo con te.
Un figlio virtuale? No, grazie. Un figlio che è solo sullo schermo non si potrà mai, ad esempio, abbracciare come si fa con un figlio vero. S’interagirebbe solo con una fredda macchina e non con una persona in carne ed ossa a cui trasmettere tutto l’amore è l’affetto che una mamma o un papà trasmettono ad un bambino vero.
Vero Eleonora. E detto da te questo ha un valore ancora maggiore, data la tua esperienza con i bambini.
Non è nemmeno concepibile.
Concordo Claudia. Non mi ci vedrei proprio a fare la babysitter a un bambino virtuale, 😔. Non ci sarebbe interazione, non si potrebbe nemmeno, ad esempio, leggergli le fiabe. Speriamo proprio che non prenda piede quest’idea assurda dei figli virtuali. Solo a pensarci mi viene una tristezza, 😔.
Tristezza è sicuramente un termine sul quale concordo.
E sinceramente io non riesco a vedere aspetti positivi.
Mi domando cosa possa spingere in quella direzione, mi domando che tipo di esperienza possa essere, ma non trovo le risposte.
No assolutamente non mi sentirei a mio agio con questo concetto….
Nemmeno io Mi.
Non mi sentirei a mio agio in generale al pensiero di interagire con intelligenza artificiale, ma l’idea del bambino davvero è un limite per me.
Il tuo titolo mi ha subito fatto pensare al Tamagotchi, ma quello si sapeva che era un semplice gioco!!!
Già.
Qua siamo oltre il concetto di gioco purtroppo.
Anche solo il fatto che si parli di “realtà” virtuale distorce il significato stesso del termine realtà in effetti.
No, io decisamente non mi sento a mio agio con questo concetto! Lo trovo spaventoso e la vita non mi ha donato la gioia della maternità. Però dove arriveremo di questo passo?
Un caro saluto 👋
Valeria
GRAZIE Valeria!!
Ti sono davvero grata per aver usato parole come dono e gioia, che dovrebbero in effetti sempre essere legate ai bambini.
Purtroppo molto spesso non è così, perché la vita ha i suoi percorsi, come tu stessa scrivi, ma per quanto ingiusti, crudeli o terribili, non sono comunque percorsi virtuali.
Un abbraccio fortissimo <3
Grazie Claudia!!!!
Un abbraccio fortissimo a te!
.
Sono d’accordo con chi dice che l’intelligenza umana andrebbe usata meglio di così. Ad esempio per salvare il pianeta.
Ma sai Claudia che WP non mi carica i tuoi post? Per questo spesso non ti leggo…
Oh caspita mi dispiace!
Ma in generale o sul Reader?
Il Reader non mi vuole perché il blog è WP ma la url è diversa.
Mi dispiace davvero per il disagio!
Riguardo all’intelligenza hai assolutamente ragione! In passato, senza mezzi, sono state fatte grandi cose, ora invece non si fa che peggiorare.