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“Il traghettatore” inizialmente mi aveva fatto pensare a tutt’altro, non voglio dire propriamente Caronte, anche se di fatto la mia mente associa inevitabilmente l’idea, ma non avrei intuito chi o cosa sarebbe stato oggetto del traghettare nonostante l’indizio suggeritomi da Monica: ancora una volta questa lettura è merito suo.
Annalisa Menin, esperta di branding e comunicazione si trasferisce a New York realizzando un sogno comune a molti.
La vita però insegna ad ognuno di noi che se da un lato regala, dall’altro toglie … talvolta in modo spietato e crudele.
L’appuntamento con il destino di Annalisa è per il giorno successivo al suo trentesimo compleanno: giorno in cui suo marito Marco muore.
Tra i dolori da affrontare si presenta anche una decisione da prendere: rimanere a New York oppure tornare in Italia?
Ne nasce un vero e proprio sondaggio, che si evolve in un blog: Il mio ultimo anno a New York.
E il blog diventa un libro ma anche una iniziativa benefica a favore di giovani studenti italiani desiderosi di vivere lo stesso sogno americano: Remembering Marco.
E poi?
E poi passano cinque anni e il bisogno di raccontare, di non dimenticare, diventa esigenza di rinascere.
Occorre compiere il passaggio.
Cuore in transito.
E nasce Il traghettatore.
Molto spesso io e Monica ci confrontiamo sull’elaborazione del lutto, su come vivere da sopravvissute.
Ognuno ha la propria storia, ma chi ha conosciuto il dolore della perdita riesce a vedere lo schermo o il guscio entro il quale si ripara o si rinchiude la sofferenza di coloro che hanno provato una sofferenza simile, che uguale non è per nessuno.
Ma con questo libro Monica mi ha regalato anche un altro viaggio: ripeto spesso che se avessi una macchina del tempo vorrei andare a New York negli anni 80.
E sebbene questa lettura non mi abbia teletrasportato nel passato, ho comunque avuto la possibilità di “vedere” attraverso le parole dell’autrice, luoghi, strade, particolari, dettagli, ho potuto “sentire gusti”, immaginare “profumi” e ho respirato l’aria di New York.
Curiosa coincidenza a pagina 405: anche mia nonna mi diceva esattamente le stesse parole: il bel tacer non fu mai scritto. Ed è una frase che mi rimarrà impressa per sempre.
Concludo con un’altra frase del libro assolutamente “mia:”
Il senso di colpa è quel dono che non si smette mai di ricevere.
Questa volta spero fortemente che per te non sia lo stesso.
ottima recensione. Deve essere sicuramente un bel libro..
“Un bel tacer non fu mai scritto” usava anche qui 🙂
Buonanotte mia cara e buona domenica
GRAZIE Licia!
Sì un libro che si legge con leggerezza, in alcuni momenti è necessaria secondo me.
Pensa che una volta sono stata attaccata per quella frase da una “mente eccelsa” che si è permessa di tradurre le parole come omertose … mah! Alcuni casi sono avvilenti, ma è bene non lasciarsi scoraggiare, giusto?!
Un abbraccio fortissimo.
Il bel tacer non fu mai scritto è una frase nota, ma sempre bella e attuale. Ogni esperienza va vissuta in prima persona, solo così si può capire veramente chi siamo e come reagiamo. In questi giorni sto cercando di portare avanti e finire varie letture, ovviamente per iniziarne di nuove. Ti auguro buona domenica.
Lu, tu magari sai dirmi a chi risale, o a come e quando … in effetti sarebbe interessante comprenderne l’origine.
Hai assolutamente ragione! Il famoso detto “prima di giudicare una persona cammina tre lune nelle sue scarpe” è sacrosanto a mio avviso.
Sono molto curiosa di scoprire le tue letture! Mi racconterai, vero?
Quanti libri leggi contemporaneamente?
Molto spesso anche io ne ho uno in macchina e uno a casa.
GRAZIE e abbraccione!
Certo! Magari ci scriverò due righe. Ne porto avanti diversi, tra audio e eBook e a volte cartaceo. Forse troppi 😂😅 La frase sul bel tacer, dovrebbe essere appartenuta al poeta veneziano Badoer, nato attorno al 1600/605… ma potrei ricordare male!
Bene dunque aspetto curiosa di leggerti!
No dai che non sono mai troppi! 🙂
Suppongo che diversifichi in base alle situazioni o alle condizioni, come me, oppure magari lasci in sospeso qualche libro che ti piace meno?
A me a volte capita di faticare un pochino perché la lettura non è nelle mie corde, finora però non ho mai abbandonato prima di arrivare alla fine, anche se qualche libro ha un tantino rallentato il ritmo …
Badoer! Veneziano! In effetti anche l’autrice è nata a Venezia.
La mia nonna invece no … come vorrei poterle chiedere di raccontarmi!
Oppure vorrai raccontarmi tu <3
GRAZIE Lu!!!
Grazie Claudia, non conosco nè il libro nè l’autrice, ma la storia è molto toccante davvero. Lo metto in lista :). Sul “bel tacere” sono pienamente d’accordo, lo dico spesso anch’io (del resto, sono una nonna :). E anche sul senso di colpa mi allineo, ma non lo chiamo esattamente un dono …
Sì, è davvero toccante, “a prima vista” l’autrice sembrerebbe fortunatissima: New York, gente strepitosa, abiti stupendi, esperienze fantastiche, un lavoro di successo, eppure la vita si è portata via l’amore.
Sei una nonna!! Stupendo.
Hai ragione sai? Il senso di colpa non è per niente un dono … anzi … e io vorrei augurare agli altri di non provarlo mai, ma a quanto mi dici purtroppo lo conosci bene anche tu. Mi dispiace tanto.
Ti stringo più forte che posso.
GRAZIE Paola <3
Beh, di certo ne esce un resoconto interessante: finisce anche lui (il libro) nella (infinita) lista di cose da leggere… 🙂
Sì, al primo impatto il pensiero è stato “Sex and the city,” poi però considerando che si tratta di vita reale, tutto ha assunto una diversa prospettiva.
Non mi parlare di liste infinite di cose da leggere … io che sono avanti negli anni temo davvero che non riuscirò MAI a raggiungere nemmeno il livello base …
Quindi mi stai dicendo che io posso far meglio di te ad accumulare liste ancor più lunghe? 😀
Eccome!! 🙂
la cosa migliore: un libro che casualmente si è rivelato già parte di te
Antonio, la tua sintesi è semplicemente perfetta.
Grazie!