KEEP CALM AND GO VOLUNTEERING

KEEP CALM AND GO VOLUNTEERING

Keep Calm and Go Volunteering! 

In questo caso il keep calm non è per il caffè ma per un progetto di volontariato interessante oltre che ammirevole.

L’obiettivo generale è sensibilizzare i giovani all’adozione di stili di vita sostenibili e responsabili, in contrasto con la sempre più diffusa “cultura del rifiuto” e del monouso.

I promotori attivi sono quattro ragazzi di diverse provenienze: Edisona Xhani dall’Albania, Sophie Anvroin dalla Francia, Hamudi Salama Batah dalla Spagna e Mehdi Meddeb dalla Tunisia, che si occupano di condividere informazioni e promuovere iniziative operando nel tessuto della comunità per combattere lo spreco alimentare.

Keep calm and go volunteering consiste dunque in un Corpo Europeo di Solidarietà che viene finanziato dalla Agenzia Nazionale per i Giovani e promosso dall’Area Europa dell’associazione Comitato d’Intesa di Belluno

Proprio a Belluno infatti domenica si è svolto un flash mob per coinvolgere più persone con l’intento di sensibilizzare maggiormente la popolazione.

E a proposito di lotta allo spreco alimentare, ti consiglio di seguire Paola che attraverso il suo libro Il gusto di non sprecare, il suo blog Primo non sprecare, e i suoi profili social, da anni si occupa in maniera assidua e profonda della lotta agli sprechi.

È stato bello scoprire che siamo in tanti ad utilizzare i fondi del caffè, quindi confido in altrettanti preziosi suggerimenti anche per il cibo.
Tu che ne dici?

“ORA IL SUONO DI BEIRUT È SPAZZARE IL VETRO, I PEZZI DI VITE IN FRANTUMI”

“ORA IL SUONO DI BEIRUT È SPAZZARE IL VETRO, I PEZZI DI VITE IN FRANTUMI”

Ora il suono di #Beirut è spazzare il vetro, i pezzi di vite in frantumi. Sono e sono sempre le persone qui che ripuliscono la distruzione dell’establishment e ricostruiscono.

Le parole del Rusted Radishes mi hanno colpita quasi come le immagini che scorrono sotto i nostri occhi sgomenti.

Pezzi di vite in frantumi.
Terribile.

E dopo il disorientamento sbigottiti ci si chiede PERCHÉ.
Impossibile capirlo ora.

Le notizie si rincorrono, sembra tutto così assurdo, incredibile.

Allora ho provato ad andare a leggere nella maniera più diretta possibile.
Cercando e sperando di trovare una voce.

Il Beirut Today racconta che:
Secondo quanto riferito dalle dichiarazioni del primo ministro e della presidenza, il composto chimico altamente infiammabile era stato scaricato da una nave sequestrata nel porto nel 2013, e quindi conservato in modo non sicuro in un magazzino lì per sei anni.
Il Consiglio supremo della difesa del Libano ha dichiarato che i responsabili dovranno affrontare la “massima punizione”. Il gabinetto libanese ha inoltre incaricato l’esercito di porre tutti gli ufficiali che hanno sorvegliato il deposito e la custodia nel porto di Beirut dal 2014 agli arresti domiciliari in attesa della fine delle indagini.
Il porto è un’importante rotta commerciale che ha fornito al Libano, un paese che si basa fortemente sulle importazioni, con un’ancora di salvezza di quasi tutte le merci necessarie. Con il suo porto più grande e la struttura di importazione essenziale devastata dall’esplosione, gli analisti sono preoccupati di come il Libano possa mantenere il flusso di cibo e forniture mediche tanto necessari.”

Invece di trovare qualche sorta di senso, risulta tutto ancora più assurdo.

Ma soprattutto ho trovato la voce di Lama che chiede giustizia con la forza dirompente della rabbia che le è lecita:
Ogni funzionario, parlamentare, giudice, ministro, direttore generale, direttore e pezzo di … che era a conoscenza della minaccia del container che finì per far esplodere e uccidere dozzine, ferire migliaia e distruggere la nostra città probabilmente si mette il proprio abito e prepara se stesso per un altro giorno di bugie e inganni.
Avete derubato il paese. Avete minato tutte le sue strutture. Avete svuotato ogni conto, struttura, fondo, progetto, istituzione e angolo di questo paese.
Le vostre dimissioni non significano nulla. Chiediamo giustizia e responsabilità.
Chiediamo giustizia per ogni vita persa, per ogni cittadino ferito, per tutti coloro che hanno perso la loro casa, i loro affari e la loro terra a causa della vostra grave negligenza e del vostro comportamento criminale.”

Non ho altre parole.
Anche raccogliere i frantumi è pericoloso al momento, data la tossicità dell’aria.
Eppure, vi lascio questo video.

 

DALGONA COFFEE

DALGONA COFFEE

 

Mentre noi qui ci dimostriamo più un popolo di panificatori, esprimendoci in pizza, pane, e dolci di ogni genere, negli altri paesi impazza la Dalgona Coffee Challenge: deriva dalla Corea, dove sono iniziate prima sia la quarantena che la sfida.
Cosa significa Dalgona?
Il nome pare ispirarsi a cibo da strada coreano, più precisamente a uno snack a forma di lecca-lecca chiamato anche Ppogi. Il Ppogi / Dalgona è a base di zucchero caramellato e bicarbonato, che conferisce una consistenza spugnosa. Lo zucchero sciolto viene steso in forma tondeggiante su una placca e fatto solidificare apponendo formine con disegni di vari tipi alle quali è appunto fissato il classico bastoncino.
Come si associa al caffè Dalgona? Direi per la “fluffosità” (questa la Accademia della Crusca non me la passerebbe di sicuro).
Il principio iniziale potrebbe essere associato alla cremina che le nostre nonne preparavano con il primo caffè uscito dalla caffettiera e con lo zucchero.
Il composto ottenuto, in molti tra gli svariati modi di esecuzione con caffè solubile e fruste elettriche, viene posto sopra al latte freddo.
Forse noi qui non assoceremmo il risultato finale propriamente al nome “caffè”, ma l’aspetto è sicuramente molto invitante.
Tu hai già provato?
Se vuoi cimentarti:
due cucchiaini di caffè solubile
due di zucchero
due di acqua
e poi mixa

 la versione “keep calm” prevede anche un pizzico di cannella 🙂

 

 

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