THE COFFEE POT

THE COFFEE POT

Paola Pioletti mi ha segnalato questa curiosa costruzione! Grazie Paola

The Coffee Pot si trova in America, e più precisamente in Pennsylvania, a Bedford.

Viene definita “esempio di architettura programmatica” nata a seguito dell’incremento di automobilisti in transito sulla Lincoln Highway ovvero la prima strada transcontinentale per automobili negli Stati Uniti, inaugurata nel 1913 che si snoda per oltre 3.000 miglia tra New York City e San Francisco.

The Coffee Pot è stata costruita nel 1927 grazie a Bert Koonz per attrarre visitatori alla stazione di servizio.

Nel 1937 è stato costruito un hotel adiacente alla “caffettiera” che ha visto servire hamburger Coca Cola e gelati ai viaggiatori dei Greyhound buses .

Successivamente è stato costruito un hotel adiacente alla struttura.

Nel 2004 il restauro dopo che Bedford County Fair in PA l’ha acquistata per un dollaro.

Facendo un giro virtuale intorno alla caffettiera ho trovato una comunità molto attiva con un gruppo di quilters: The Coffee Pot quilters

Il quilting è l’arte di cucire insieme diversi strati di tessuti di colori e fantasie diverse, tagliandoli in modo da creare motivi decorativi.

A me piace molto quel tipo di coperte e in casa ne abbiamo diverse anche se non sono fatte in comunione come si usa negli States.

Sapevi che anche in Italia abbiamo una associazione nazionale? Quilt Italia

La caffettiera gigante in autunno è contornata da uno splendido spettacolo naturale e la Bedford County Fair organizza anche un festival dedicato al foliage.

Persino Babbo Natale è passato dalla Coffee Pot!

Peccato però che non ci sia più caffè nella caffettiera, o no?

E tu? Conosci un posto altrettanto particolare?

CAFFÈ RADIOATTIVO

CAFFÈ RADIOATTIVO

Che cos’hanno in comune gli incidenti di Chernobyl e Fukushima? Innanzitutto un numero: sono entrambi di livello 7.
L’incidente di Chernobyl si è verificato nel 1986 e secondo il rapporto di Greenpeace trent’anni dopo la catastrofe oltre diecimila chilometri quadrati sono inutilizzabili per l’attività economica, più di centocinquantamila chilometri quadrati sono le aree contaminate della Bielorussia, Russia e Ucraina e cinque milioni di persone vivono in zone ufficialmente considerate contaminate. A causa degli elevati livelli di contaminazione da plutonio nel raggio di 10 chilometri dalla centrale, l’area non potrà essere ripopolata per i prossimi diecimila anni.
La recente serie HBO ci ha dato la possibilità di rivivere attraverso le immagini, quei giorni che hanno cambiato le abitudini di tutti.
A migliaia di chilometri di distanza, abbiamo evitato cibi come verdure e latte, in aggiunta a ulteriori misure particolari per i bambini.
Per quanto riguarda Fukushima, sempre secondo il rapporto di Greenpeace gli interventi di decontaminazione del governo sono stati frammentari, inadeguati e vi è un serio rischio di ri-contaminazione delle aree già decontaminate. Nonostante il massiccio sforzo e le spese sostenute, è probabile che le attività di decontaminazione diventino un processo senza fine. Inoltre, gli sforzi di decontaminazione senza potersi ‘sbarazzare’ della contaminazione radioattiva, cioè semplicemente spostandola in altri luoghi come i siti di stoccaggio temporaneo, continuano a rappresentare un pericolo per le comunità locali e per l’ambiente.
Il rischio è che il Giappone decida di scaricare l’acqua contaminata nell’oceano Pacifico.
Si tratta dell’acqua che dal giorno dell’incidente cioè dall’11 marzo 2011 è stato necessario pompare sul reattore per mantenere bassa la temperatura del nocciolo: più di 220 metri cubi al giorno. Riesci ad immaginare quanto grande può essere la quantità?
Secondo le previsioni della stessa Tepco il limite di stoccaggio sarà raggiunto nel 2022.
È un problema che riguarda il monto intero anche se per ora solo la Corea del Sud sembra preoccuparsene.
Senza contare il rischio perenne che rappresentano questo migliaio di cisterne in una zona sismica.
Nel frattempo alcuni giornali stanno già riportando la notizia che il trizio è “relativamente tossico” e minimizzando l’impatto dello smaltimento in mare dato che avrebbe vita breve, certo, un periodo di dimezzamento di poco più di 12 anni non è nulla in confronto ai diecimila …
Ricordiamo che il trizio veniva impiegato per la fluorescenza negli orologi e che l’utilizzo è stato interrotto.
Ma la domanda è semplice: se davvero così innocuo, perché stoccarlo per nove anni continuando a costruire cisterne?
Direi che quando parliamo delle centrali nucleari ormai anche la frase di Einstein non basta più, non siamo nemmeno come topi che costruiscono una trappola per sé stessi, siamo andati oltre.
La leggerezza con la quale viene consentita la costruzione di queste centrali ben sapendo che in caso di incidenti non esiste nessun modo di porre riparo, è rivoltante tanto quanto l’appellarsi poi alle cause di forza maggiore nascondendosi dietro al fatto che gli effetti reali sulla salute non compaiono nell’immediato.
La gente si ammalerà e morirà, ma qualcuno ci avrà guadagnato. Come accade sempre.

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