1522

1522

1522 = numero da memorizzare.

Nella foto scarpe rosse a Vigevano dove sono state organizzate varie iniziative in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne

Il tema della campagna 2021 è #OrangeTheWorld.
L’arancione è il colore per rappresentare un futuro più luminoso e libero dalla violenza contro donne e ragazze, se vuoi puoi condividere la gif o una tua foto personale con questo colore.

Tutto molto bello, però sono passati dieci anni da quando l’Europa ha adottato la convenzione di Istanbul e in sostanza la situazione non fa che peggiorare.

Il numero delle vittime è terrificante, così come seguire i casi di cronaca quotidiana lascia affranti di fronte a storie dalle quali emergono circostanze a dir poco allucinanti.

Per questo trovo importante diffondere il numero 1522 per contattare la linea antiviolenza e mi è piaciuta l’idea di alcuni supermercati di aggiungerlo su scontrino, sacchetti, borse ecc.

Nel caso in cui non sia possibile chiamare, si può avviare una chat direttamente dal sito

Ci sono poi molte associazioni anche locali che sul territorio costituiscono un valido efficiente aiuto.

Il punto in cui si inceppa il meccanismo è un altro e risponde al triste ritornello “le leggi ci sono, il difficile è applicarle.”

Dunque io direi che poiché in questi giorni è stato ampiamente dimostrato che, quando lo stato veramente vuole, in tempo reale attua il proprio intento, sarebbe davvero il caso di non usare due pesi e due misure.

Come dice il professore di mio figlio “ci sono figli e figliastri” o figliastre in questo caso, perché siamo tutti uguali ma alcuni continuano ad essere più uguali.

LA CONVENZIONE È “DI ISTANBUL” MA LA TURCHIA SI CHIAMA FUORI

LA CONVENZIONE È “DI ISTANBUL” MA LA TURCHIA SI CHIAMA FUORI

 

La convenzione è “di Istanbul” ma la Turchia si chiama fuori.

Era il 2018 quando il volto della piccola Amine suscitava lo sdegno generale.

Le notizie riportarono che la angoscia della sua espressione, che a me personalmente è rimasta impressa, si era generata nel momento in cui le fu detto che se fosse morta da martire avrebbe avuto gli onori della bandiera.

Ora, al netto di tutta la geopolitica, motivazioni e contromanovre, rimane il fatto che questa foto è stata un po’ una sorta di preludio a tante cose successive.

L’ultima in ordine di tempo è la firma sul decreto presidenziale che sancisce l’uscita della Convenzione che porta proprio il nome della capitale turca.

Un paradosso.

Il Consiglio d’Europa ha adottato la Convenzione sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica l’11 maggio 2011.

La Convenzione di Istanbul è ampiamente riconosciuta come lo strumento giuridico più ambizioso volto a prevenire e combattere la violenza nei confronti delle donne, la violenza domestica e la violenza di genere, quali violazioni dei diritti umani.

È entrata in vigore nel 2014: solo tre anni dopo la sua adozione, a testimonianza del bisogno degli Stati membri di un trattato giuridicamente vincolante per guidarli negli sforzi volti a mettere fine alla violenza.

UNWOMEN della quale ho già parlato a proposito di Emma Watson ha chiesto con forza di riconsiderare il ritiro con questa dichiarazione

Zehra Zumrut Selçuk, responsabile del ministero della famiglia, del lavoro e dei servizi sociali in Turchia ha rassicurato rispondendo che i diritti delle donne sono garantiti nella legislazione nazionale, in particolare nella Costituzione turca, e in un tweet ha comunicato l’intenzione di proseguire con tolleranza zero perché la violenza sulle donne è un crimine contro l’umanità.

Bene.
Quello che non capisco è: perché dunque disconoscere un trattato che va nella stessa identica direzione?

O meglio, lo capisco, nell’ambito di strategie interne che si basano su manovre politiche. Come tutto il resto, in fondo.

Ma alla fine: per la Turchia, Europa sì o Europa no? Questo è il dilemma …

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