NON È IL CAMMINO CHE È DIFFICILE, È IL DIFFICILE CHE È CAMMINO.  Sören Kierkegaard

NON È IL CAMMINO CHE È DIFFICILE, È IL DIFFICILE CHE È CAMMINO. Sören Kierkegaard

Non è il cammino che è difficile, è il difficile che è cammino.
Ti è mai capitato di perderti? Non è stata una occasione per camminare?

Per me è stato così: una occasione per camminare e per pensare.
Mi sono ritrovata ad associare proprio il concetto di sentiero al progredire nella vita.

Ringrazio moltissimo Gabriella per il commento con la citazione di Blaga Dimitrova:
“Nessuna paura che mi calpestino, l’erba, calpestata, diventa sentiero”.

Non la conoscevo ma mi ha subito colpita moltissimo.
L’idea di soccombere pur di diventare sentiero.
Un nuovo sentiero, in particolare.

Già perché in effetti le strade già battute, sembrano portarci a peggioramenti e impoverimenti, non so tu ma io mi sento un po’ persa nella selva oscura. Nonostante il proverbio che ci dicevano i nostri nonni un po’ come monito negativo:
Chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa quel che lascia, e non sa quel che trova.

Loro però di strada in avanti ne avevano fatta, e avevano la saggezza del loro vissuto.

Noi invece stiamo regredendo, ci lasciamo calpestare senza opporre resistenza proprio come erba, ma non sappiamo formare un sentiero che ci porti a condizioni migliori, ad una evoluzione nel senso umano, ad un benessere non schiavo di imperativi economici ormai globali.

Vale sempre anche il concetto di Stregatto:
Un giorno Alice arrivò ad un bivio sulla strada e vide lo Stregatto sull’albero.

“Che strada devo prendere?” chiese.
La risposta fu una domanda:
“Dove vuoi andare?”
“Non lo so”, rispose Alice.
“Allora, – disse lo Stregatto – non ha importanza“.

Non sappiamo dove vogliamo andare. O meglio: più che non saperlo, non lo vogliamo fino in fondo. Sbaglio?

Non siamo, secondo te, quasi sul punto di non ritorno, incapaci di accettare che le cose dovranno cambiare, e dovranno cambiare molto, e che la concezione che avevamo del futuro si è dissolta come una bolla di sapone?

La meta non è scomparsa, è più difficile da raggiungere.
E noi forse dobbiamo prima ritrovarci nelle scarpe che abbiamo a disposizione, molto strette, troppo scomode e di brevissima durata.

 

C3H8NO5P

C3H8NO5P

Il glifosato è una molecola della famiglia degli acidi aminati, scoperta da Monsanto all’inizio degli anni ’70. È costituito da un aminoacido, la glicina e da una molecola di acido fosforico unite tra loro da un ponte di azoto.

Ed è il principio attivo di Roundup:
quando viene spruzzato sulle foglie delle piante, esso penetra attraverso le loro parti verdi, viene assorbito e quindi diffuso – tecnicamente si dice traslocato – attraverso i tessuti e trasportato dalla linfa fino alle radici e agli organi di propagazione e riproduzione della pianta (rizomi, stoloni, bulbi, bulbilli). Una volta penetrato, il glifosato inibisce la produzione di un enzima denominato EPSP sintetasi, che a sua volta impedisce alla pianta di produrre gli aminoacidi aromatici essenziali per la sua crescita e il suo sviluppo.

Monsanto ha iniziato a commercializzare Roundup nel 1974.

All’inizio degli anni ’70 la popolazione contava 3 miliardi 682 milioni di persone, destinate a raggiungere i 4 miliardi entro il 1975.

Nel 1992 scade il brevetto e Monsanto è pronta con nuovi prodotti più efficaci.
Si avvia pertanto una progressiva evoluzione del Roundup che diventa un prodotto sempre più concentrato.

Con l’arrivo del nuovo millennio all’esigenza di concentrazione si aggiunge l’imperativo di contenere i costi di smaltimento, ed entrambi portano alla nuova tecnologia Transorb basata su una miscela di tensioattivi che riduce l’intervallo tra applicazione e semina a sole 6 ore.

Ma l’escalation continua: Roundup 450plus, Roundup 360power, e poi Platinum nel 2013.

4 marzo 2013 è la data in fondo alla lettera che Marion Copley, laureata in biologia con un master in zootecnia e veterinaria, a servizio del dipartimento di tossicologia dell’EPA per 30 anni, scrive al suo collega Jess Rowland soprannominato “la talpa della Monsanto”:

Jess,
Da quando ho lasciato l’Agenzia con il cancro, ho studiato il processo tumorale ampiamente e ho alcuni commenti sul meccanismo che può essere molto prezioso per CARC in base alla mia esperienza decennale sulla patologia. Prenderò una sostanza chimica per dimostrare i miei punti.

Il glifosato è stato originariamente concepito come un agente chelante e sono fermamente convinto che è il processo identico coinvolto nella formazione del tumore, è altamente supportato dalla letteratura.

– I chelanti inibiscono l’apoptosi, il processo attraverso il quale i nostri corpi uccidono le cellule tumorali.

– I chelanti sono interferenti endocrini, coinvolte nella tumorigenesi.

– Il glifosato induce la proliferazione dei linfociti.

– Il glifosato induce la formazione di radicali liberi.

– I chelanti legano lo zinco, necessario per il funzionamento del sistema immunitario.

– Il glifosato è genotossico, un meccanismo chiave del cancro.

– I chelanti inibiscono gli enzimi di riparazione del DNA che richiedono cofattori metallici.

– I chelanti legano Ca, Zn, Mg, ecc. e rendono gli alimenti carenti di questi nutrienti essenziali.

– I chelanti legano il calcio necessario per la risposta immunitaria calcineurina-mediata.

– I chelanti spesso danneggiano i reni o il pancreas, come fa il glifosato, un meccanismo di formazione dei tumori, i danni al pancreas possono portare a cambiamenti di chimica clinica e favorire la crescita tumorale.

– Il glifosato uccide i batteri nell’intestino e il sistema gastrointestinale è l’80% del sistema immunitario.

– I chelanti sopprimono il sistema immunitario e rendendo il corpo suscettibile ai tumori.

In precedenza, CARC ha concluso che il glifosato fosse “cancerogeno per l’uomo”. La patologia renale negli studi animali comporterebbe tumori con altri meccanismi sopra elencati. Uno qualsiasi di questi meccanismi da solo può causare tumori, ma il glifosato apre tutte le porte contemporaneamente. Si tratta essenzialmente di un dato certo che il glifosato provoca il cancro. Nelle Cellule del sangue più esposte ai chelanti in questione, lo studio dimostra la proliferazione dei linfociti, che poi è la conferma che il glifosato è una sostanza cancerogena.

Jess, tu ed io abbiamo discusso molte volte su questo, tu sostieni spesso argomenti al di fuori della vostra conoscenza, che è immorale. Per una volta nella tua vita, ascoltami e non giocare ai tuoi giochi politici con la scienza per favorire i dichiaranti. Per una volta fa la cosa giusta e non prendere decisioni basate su come influisce il tuo bonus. Tu e Anna Lowit intimidite il personale per favorire l’industria. Greg Ackerman dovrebbe essere il nostro esperto, ma non ha mai menzionato nessuno di questi concetti e quando ho provato a discutere con lui mi ha messa fuori. Greg gioca ai tuoi giochi politici, è incompetente o anche lui ha qualche conflitto di interesse di qualche tipo? Il suo collega Nebraska ha preso il finanziamento del settore, ha chiaramente un conflitto di interessi. Promettimi solo di non lasciare mai Anna nel comitato CARC, le sue decisioni non hanno senso razionale. Se qualcuno nell’OPP sta prendendo bustarelle, è lei.

Ho il cancro e non voglio che questi gravi problemi in MED non vengano risolti prima di andare nella mia tomba. Ho fatto il mio dovere.
Marion Copley 4 marzo 2013

Questa pagina è stata creata in sua memoria.

Il dibattito pubblico sui rischi cancerogeni legati al glifosato inizia solo due anni dopo la sua morte.

É nel 2016 infatti che il giardiniere Dewayne Johnson, in seguito ad una diagnosi di linfoma non-Hodgkin, intenta una causa nei confronti di Monsanto per aver utilizzato il Roundup.

Nel frattempo Bayer acquisisce Monsanto.

Nell’ottobre 2018 la giuria popolare condanna Bayer ad un risarcimento di 250 milioni di dollari per danni punitivi + 39 per risarcimento danni.
La sentenza viene poi ridotta a 78 milioni totali.

Nel 2020 Bayer conclude un accordo record per oltre 10 miliardi di dollari come patteggiamento per decine di migliaia di cause avviate per malattie causate dal glifosato.

Il Roundup tuttavia potrà continuare ad essere venduto.

Oggi la popolazione è praticamente raddoppiata rispetto al 1975.

Sicuramente queste multinazionali speculano e il progresso anche se eticamente discutibile è inarrestabile.

Il mercato agroalimentare però deve soddisfare una richiesta sempre maggiore che va di pari passi ad un generale impoverimento: moltissime persone faticano a far quadrare i conti e dunque si fa strada l’esigenza di spendere meno possibile. La richiesta del mercato spesso prevede cibi a basso costo a discapito ovviamente della qualità e della stessa salute.

Il problema dunque cresce e si evolve, proprio come il Roundup …

The seeds of life are not what they once were
I semi della vita non sono quello che erano una volta
Mother Nature and God don’t own them anymore
Madre Natura e Dio non li possiedono più

Così si conclude The Monsanto Years
di Neil Young

STREGATA?

STREGATA?

1947: un anno significativo per me, l’anno di nascita di mia madre. Lei che pur di leggere comprava 10 lire di giornali vecchi. Lei che mi ha fatta crescere in una casa con una grande libreria ricca di libri di ogni tipo.
Lei che amava leggere, e semplicemente leggeva.
Mai nessuna imposizione, mai nessun consiglio particolare. È stato tutto naturale, ricordo ancora i titoli che da bambina mi colpirono maggiormente, allora non potevo ancora conoscerne la storia, eppure erano già nella mia mente, pronti ad essere riscoperti al momento opportuno.
E un giorno, semplicemente come lei, ho iniziato a leggere anch’io.

1947 è anche l’anno di nascita del premio letterario Strega che prese il nome dal liquore prodotto nell’azienda della famiglia di Guido Alberti  che ne fu mecenate e che successivamente, dopo il matrimonio con l’astrologa Lucia Alberti, intraprese la carriera di attore e fu diretto da registi come Federico Fellini Francesco Rosi, Pier Paolo Pasolini, Eduardo De Filippo e Roman Polanski. Una biografia che già di per sé sembrerebbe un romanzo.

Nella lunga lista di vincitori delle edizioni che si sono succedute di anno in anno compaiono nomi di tutto rispetto e qualche giorno fa leggevo una statistica pubblicata da Gabriella che evidenziava una schiacciante maggioranza maschile.

Io sinceramente devo recuperare parecchie cose del passato, ma Monica mi ha aperto una finestra sul presente, donandomi anche una chiave di lettura per il libro vincitore dell’edizione 2020: Il colibrì di Sandro veronesi edito da La nave di Teseo.

Mi ci sono affacciata volentieri, senza conoscere l’autore, senza conoscere il precedente successo Caos Calmo e senza conoscere le varie dinamiche che hanno portato a questa seconda vittoria.

Tu sei un colibrì perché come il colibrì metti tutta la tua energia nel restare fermo.”

La citazione della seconda di copertina offre immediatamente il primo spunto di riflessione: d’improvviso si considera la staticità come uno sforzo, e non come l’assenza di movimento per antonomasia.

Il movimento del libro è costituito dai salti temporali con i quali l’autore conduce la narrazione secondo un filo molto simbolico, alternando scambi di lettere e digressioni a racconti di vita quotidiana in bilico tra la apparente normalità e un crescendo di situazioni paradossali.

Ho trovato particolarmente curioso come le vicende piuttosto inverosimili del protagonista mi facessero pensare proprio a Forrest Gump, una sorta di coincidenza, dato che lo avevo appena riconsiderato.

Ma seguendo l’idea del colibrì, e provando a volare all’indietro per rivedere tutto da una prospettiva diversa, si elabora l’idea di metafore a riconferma dell’unica vera certezza che abbiamo: la vita ha in serbo sorprese e spesso rivoluziona piani e convinzioni.
In realtà però non siamo fermi, resistiamo, cosa ben diversa.

Penso di non essere l’unica ad aver trovato una sorta di incrocio con le esperienze personali dolorose, naturalmente poi ognuno prosegue sui propri binari, ma rimangano in comune le cicatrici.

Questo libro mi ha donato anche un rimando all’infanzia nel leggere le descrizioni di luoghi estivi: il mare nei pressi di Bolgheri, Marina di Bibbona, Punta Ala, avendo anche io trascorso le vacanze esattamente su quello stesso litorale, e mi sono ritrovata ad allargare l’Amarcord fino al pensiero di come si diano per scontate cose che fino a questa estate particolare non avremmo mai pensato potessero svanire.

Stregata dunque?
No, ma contenta come ogni volta che una lettura ispira riflessioni.

FORREST GUMP DA QUARTERED MAN A FILM DA BANDIRE. JENNY O JEAN?

FORREST GUMP DA QUARTERED MAN A FILM DA BANDIRE. JENNY O JEAN?

 

 

 

Forrest Gump: da quartered man a film da bandire, Jenny o Jean?

Dovrei citare i cioccolatini, ma forse anche se rimango sul caffé possiamo ugualmente dire “non sai mai quello che ti capita”…

Il 6 luglio ricorre l’anniversario del debutto nelle sale di questo film che dopo 26 anni e 24 premi tra cui i prestigiosi oscar come migliori film, regia e attore protagonista, a quanto pare continua a raccogliere critiche e pareri discordi.

Recentemente è stato infatti inserito nella lista di Variety  tra i film da evitare perché razzisti.

E pensare che in precedenza Forrest Gump era stato anche accusato di essere carico di propaganda a livello più o meno subliminale proprio per i vari excursus di 30 anni di storia americana che contiene.

The quartered man”, appunto. Letteralmente “l’uomo squartato” deriva da una campagna mediatica messa in atto nel 1973 per impressionare l’opinione pubblica con raccapriccianti resoconti di cronaca contro la politica di nazionalizzazione di Salvador Allende in Cile.

Ovviamente a Forrest Gump non viene attribuito nessuno squartamento, ma rimane il principio di voler dare una immagine pilotata.

Verrebbe da dire “bella scoperta” … non risulta infatti particolarmente subliminale il racconto del potere dei presidenti Americani ad esempio, o una certa riscrittura della guerra in Vietnam, aspetti che peraltro costituiscono il denominatore comune di molti altri film.

C’è però anche una sorta di sotto-testo sul personaggio interpretato da Robin Wright: Jenny, che presenta molte analogie con la sfortunata attrice Jean Seberg tra le quali spicca soprattutto la frequentazione delle Pantere Nere.

Proprio sulla vita di Jean Seberg è stato presentato un film fuori concorso al Festival del Cinema di Venezia 2019.

Il film, con Kristen Stewart è uscito in streaming e in Italia si intitola più precisamente: “Seberg – Nel mirino.”

Questo mirino sarebbe quello dell’FBI nell’ambito del programma COINTELPRO, acronimo di Counter Intelligence Program.

In questo stesso programma venne incluso nel 1964 anche il Ku Klux Klan, che è il motivo per cui Forrest Gump è stato inserito nella famosa lista dei film sconsigliati.

Dunque il cerchio si chiude?

Propaganda o razzismo, agli spettatori l’ardua sentenza.

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