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Se dico collaborazione, qual è la prima cosa che ti viene in mente?
Etimologicamente collaborare significa lavorare insieme.
C’è una cosa in particolare alla quale tu collabori?
Una frase di Goethe dice:
È necessario unirsi, non per stare uniti, ma per fare qualcosa insieme.
Trovi che sia giusto?
La laboriosa idea del fare, dove l’unione non fa la forza ma crea.
Tu trovi più ispirazione nella condivisione oppure hai bisogno del tuo ritaglio di solitudine?
Sempre più spesso a livello lavorativo viene richiesta l’attitudine a lavorare in team come metodo più efficace rispetto all’unione di pezzi separati come tessere di un puzzle.
A proposito di unione e di collaborazione, 2010: Fuga da Polis è un blog con un concept molto particolare: tutti possono essere autori, oltre che lettori e commentatori.
Sono molto grata perché anche io ho ricevuto l’invito a scrivere in maniera del tutto libera.
Ovviamente ho accettato molto volentieri e ho pensato di parlare del famoso esoscheletro del quale si fa un gran parlare da quando è uscito l’annuncio della sperimentazione da parte dei lavoratori di una nota catena di supermercati.
Se ti può far piacere esprimere la tua opinione, o anche soltanto leggere: clicca su MIGLIORA-MENTI.
Ammetto, sono tendenzialmente solitaria ma lavorare in team non mi dispiace. C’è un’attività che invece per me è principalmente corale: cucinare. Cucinare con altri è più divertente, è comporre un puzzle in allegria. Adoro l’idea di una cucina piena di amici e voci. 😉
Pat sai che hai acceso una lampadina?
Io non avevo considerato questo aspetto della collaborazione, anche perché mi è capitato soltanto in qualche rara occasione, e cioè che mi conquista immediatamente è la sensazione di gioia che arriva forte e chiara leggendo le tue parole!
Comporre un puzzle in allegria!
Hai ragione: FANTASTICO!!
Thank you for sharing great post dear, kisses.
Welcome Anita!
Thanks a lot to you!!
Ciao Claudia, 😀! Essendo una babysitter non lavoro in team ma da sola. Mi sa che, oltre che qui sul tuo blog, ci vedremo anche sul blog 2010: Fuga da Polis perché anch’io qualche giorno fa ho ricevuto un invito a scrivere anche lì i miei post, 🙂. Per il momento pubblicherò le recensioni dei libri che leggo ma magari più avanti spazierò su altri argomenti, 😉. Buona domenica e buon pomeriggio, 😘.
Ma dai!!
Che BELLO!
Allora i nostri “ritrovi” aumentano!
Sei babysitter!! Un lavoro importantissimo, oltre che estremamente delicato, davvero complimenti!
Eh, sì: ci potremmo definire “vicine di blog”, 😜. È un lavoro bellissimo occuparsi dei bambini e vederli crescere, perché ci sono collaborazioni che durano anche anni, e accompagnarli nel loro percorso di crescita dà sempre delle soddisfazioni immense, 😊.
Lo immagino!
E parte importante in quella crescita, nelle cose che imparano, nelle nuove esperienze che affrontano, sei tu!
Tra l’altro sapersi occupare dei bambini non è cosa da tutti.
Complimenti davvero Eleonora!
I feel like I am often happy in my solitude but, as I am part of a large family, I am accustomed to and part of big gatherings and groups of people. Both company and loneliness have their perks, though, so the biggest factor is what do I want from an experience!
You are absolutely right Jaya!
Loneliness also has its value and can give important moments when it is a choice and you do not suffer it.
Noi lavoriamo in turni da 5, uno al mattino ed uno di pomeriggio a settimane alterne
Siamo sempre stati abituati a lavorare in team, ora però gli ultimi arrivati non riescono a collaborare, vanno in solitario, tanto che non chiedono, poi partono per i locali esterni e sbagliano a prendere le chiavi, un’altra volta debbono portare una batteria a teatro (quella da suonare) e si infilano nelle cucine (forse credevano di avere una batteria di pentole) intanto il direttore di orchestra mi telefonava perchè non arrivava lo strumento
Insomma il loro voler essere autonomi alla fine crea solo dei disguidi e rallenta i lavori
Leggendo il qui pro quo della batteria mi è nato un sorrisone!
Eh! Che dire?
Queste cose da una parte fanno dire “mi consolo: c’è chi sta messo molto peggio” … ma dall’altra la dicono lunga sulla supponenza di taluni …
Caspita è bello articolato il tuo lavoro, tra turni e alternanze! Immagino davvero che con un tipo di lavoro del genere la collaborazione sia fondamentale!
Infatti, noi da 20 anni andiamo avanti di collaborazione…..poi arrivano questi e rovinano l’armonia
Caspita certo che è un peccato e anche un danno!
Così si inceppa tutto il meccanismo. E suppongo che questi comportamenti producano avvelenamento del clima generale.
Mi domando dove queste persone trovino il senso del loro modo di agire.
Come ho già scritto sui social, questo è un post bellissimo. Collaborare è meraviglioso e complicato. Per anni la parola collaborazione è stata una bandiera nella mia vita. Poi purtroppo sono stata sconfitta.
Collaborare è bello perché rende allegra qualsiasi cosa si intraprenda, non solo il lavoro. E’ complicato perché richiede che tutte le parti in causa si mettano in discussione e vadano incontro all’altro.
Laura ti ringrazio moltissimo!
Meraviglioso e complicato. Due aggettivi che racchiudono tanto.
In effetti è indubbio che occorrano volontà e impegno da parte di tutti, altrimenti il meccanismo si inceppa immediatamente.
“Collaborazione come bandiera della vita” merita senz’altro una standing ovation!
Mi dispiace da matti che poi il tuo entusiasmo non sia stato ripagato e posso addirittura percepire il bruciore della sconfitta, che in realtà non considero “tua.”
Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire … peccato però!!
Io dico davvero che chi ha disatteso la tua disponibilità è un folle, perché appare subito evidente che tipo di persona sei!
Argomento molto interessante e che si presta a svariate considerazioni, specie legate alle fallacie logiche di chi giudica per presupposti e soprattutto senza tenere in conto fattori di cui non ha esperienza…
Sinceramente, rischiando di cadere nei tranelli psicologici e logici del massimalismo, mi sento di dire che il solipsismo parossistico (il voler isolarsi a tutti i costi) sia il male assoluto: persino in arte (un tempo rifugio degli ultimi romantici che vedevano l’artista come una monade leibniziana isolata dal mondo, ma segretamente in contatto con l’energia creatrice primordiale) se manca il confronto con gli altri è la fine di tutto, perché il prossimo ci deve fare da specchio, deve farci notare (magari anche solo con un sopracciglio alzato) le nostre mancanze e le nostre debolezze ed al lavoro deve farci notare i nostri errori o suggerire il miglior sistema per fare qualcosa, ma poi le cose diventano meno scontate quando si lavora in team…
Lavorare in un gruppo, infatti, non è automatico e prevede predisposizione alla socialità o uno sforzo individuale per adattarsi ad un sistema di raggiungimento degli obiettivi diverso da quello che potremmo darci da soli: come succede nelle tempistiche di consegna di un progetto, ad esempio, con ’inevitabile scontro con chi tende a lavorare di notte e dormire la mattina o viceversa i mattinieri, che ti rompono i coglioni prima del caffè perché se loro sono svegli e pimpanti deve esserlo anche tutto l’universo e così via discorrendo, passando per le persone che riescono a concentrasi anche vicino ad un martello pneumatico che sta “depilando” un marciapiedi dalla sua pavimentazione ed altri che se solo lo stomaco del vicino fa un brontolio (sia chiaro ho detto “stomaco” non parti più basse) perdono il filo del pensiero e devono ricominciare da capo e poi ancora gli ossessivi compulsivi (quelli soft, come me, che quando stanno parlando in riunione o a tavola, senza accorgersene cominciano a spostare gli oggetti, come portamatite e bicchieri, lungo le righe di una tovaglia o in simmetria con l’angolo retto di una tavolo così che l’oggetto sia alla stessa centimetrica distanza dai bordi…
Lavorare in team significa a livello creativo fare prima brainstorming e se non si ha stima dei colleghi, quando cominciano a sparare cazzate, li si prenderebbe a pistolettate sulle cosce, viceversa se si è in una squadra affiatata le idee fluiscono una attaccata all’altra, come accade nelle migliori writer’s room cinetelevisive…
Insomma, come dice l’adagio, se io ho un pollo e tu hai un pollo, in caso di condivisione si resta sempre con un pollo a testa, ma se io ho un’idea e tu hai un’altra idea e le condividiamo, ognuno avrà due idee a testa.
Bye
Grazie per questa ampia disamina dalla quale si evince una grande esperienza di lavoro in team e di conseguenza di collaborazione, cosa che invece a me in questi termini manca.
Sui mattinieri più o meno … è inevitabile la associazione di idee all’ormai iconica frase di Hop “mornings are for coffee and contemplation” …
Anche la concentrazione con il rumore, oppure con la musica, o la necessità di silenzio assoluto è soggettiva, e questi esempi inducono proprio a prendere in considerazione la diversità tra le persone e la conseguente necessaria capacità di prendere il buono da ognuno e amplificarlo attraverso gli altri.
Dunque meno polli e più idee! 🙂
E che i “trucchi” per arrivare al risultato finale siano una crescita per tutti.
Parole molto pacate per un pensiero altrettanto sereno.
Non posso essere d’accordo con te per l’ennesima volta!
Grazie: trovo comunque proficuo anche quando non ci si trova d’accordo, perché dagli scambi di opinione c’è sempre da imparare!
Io come dicevo non ho significative esperienze di collaborazione, quindi il mio punto di vista non è sensato in effetti, per questo sono grata a chi, attraverso il confronto, apre la visione a scenari che non conosco.
Sempre interessanti e originali le tue osservazioni, i tuoi post, e questo in particolare: lo si evince anche dalla quantità e qualità dei commenti. Nel lavoro ho avuto incarichi da sola e altri in team, e direi che non ho mai avuto problemi, perchè erano incarichi diversi, da svolgere personalmente o in gruppo. In questi casi, non so die se mi piaceva di più una soluzione rispetto a un’altra, perchè dipendeva dal lavoro ;). A differenza di Pat, invece, in cucina devo essere sola … a meno che un giorno non possa permettermi una cucina enorme!
Paola troppo buona!! Ti ringrazio TANTO!
Bene, direi dunque che il tuo lavoro è stato vario e ti ha offerto la possibilità di provare un po’ tutte le possibilità. Hai ragione: dipende anche dalle circostanze e da cosa occorre svolgere.
La cucina enorme direi che te la meriteresti proprio!! Specie dopo aver ospitato i giapponesi!
Io preferisco lavorare da solo ma è anni che mi mandano dei sottoposti.
Alcuni sono diventati amici altri….
Vero: dipende molto anche dalle persone, da come si pongono e da come si predispongono. Mi sembra di capire che tu hai un bel turnover.
Quando però nascono le amicizie la soddisfazione è GRANDE!
sono sempre stato un assertore del lavoro di gruppo.
nel mio lavoro (un reparto d’ospedale) la collaborazione tra tutti gli elementi, concetto opposto alla competitività, è stato per anni la base necessaria e proficua del nostro comportamento professionale: da soli si è poca cosa, insieme si ottengono risultati insperati.
ml
Grazie Massimo: forse il caso del reparto ospedaliero è l’esempio che per antonomasia può rappresentare quanto sia essenziale la collaborazione.
Direi che mai come in quel caso le “note stonate” falsano l’aria, sia come metafora musicale che in senso reale.
Quando insegnavo lavoravo da sola, ma mi piaceva partecipare od organizzare progetti in cui ci fosse la possibilità di collaborare con i miei colleghi
Ecco Luisa: equilibrio.
Una versione che non escluda l’altra.
Trovare ponti.
Sempre e solo applausi per te! GRAZIE.