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Il primo caffè della giornata … potevo non leggerlo?
In effetti no, e per questo mio marito ha pensato di regalarmelo.
Il primo caffè della giornata è il nuovo libro di Toshikazu Kawaguchi 川口俊和 edito da Garzanti.
Tu lo conosci?
Io sono rimasta molto colpita scoprendo come Toshikazu Kawaguchi qui in Italia si sia affermato grazie al passaparola che si è scatenato a partire da marzo 2020, quando il suo libro Finché il caffè è caldo ha esordito finendo nella classifica dei bestseller nel giro di una settimana.
In effetti, andando a ritroso, Toshikazu Kawaguchi
a Marzo 2012 riceve il Gran Premio del Suginami Theatre Festival per lo stage “Before the Coffee Gets Cold”
a Dicembre 2015 pubblica il romanzo “Before the Coffee Gets Cold”
ad Aprile 2017 riceve la nomination Gran Premio Libreria
a Settembre 2018 vede la sua opera approdare al cinema con un adattamento di “Before the Coffee Gets Cold” con Kasumi Arimura
a Febbraio 2019 supera le 100.000 copie di “In front of cold weather” a Taiwan
a Febbraio 2020 la versione UK di “Before the coffee gets cold” è decima nella classifica di Bookseller
a Marzo 2020 la versione britannica vince il primo posto nei libri letterari più venduti a Singapore
fino a Maggio 2020: la sua biografia cita un 3° posto come romanzo tradotto in Italia nella classifica del Corriere della Sera che non sono riuscita a recuperare
a gennaio 2021 arriva in libreria Basta un caffè per essere felici
nell’autunno 2021 nasce il progetto di una serie TV prodotta da SK Global e sviluppata da The Jackal Group.
e a gennaio 2022: viene pubblicato Il primo caffè della giornata.
Non voglio anticipare il punto focale di questi caffè e nemmeno cosa accade finché il caffè è caldo, in caso tu non conosca ancora la storia, ma sicuramente l’idea di questi incontri speciali di fronte ad una tazza di caffè è il concetto cardine anche qui sul blog.
Purtroppo senza la magia e la delicatezza giapponese, e con tempi di raffreddamento ben diversi, però con altrettanto intento di provare, modestissimamente, a regalare piccoli viaggi.
E riguardo al primo caffè della giornata ti va di raccontare il tuo?
Credo che il primo caffè della giornata, per noi occidentali, inseguiti dai pensieri che affollano la mente in vista della nuova giornata da affrontare, sia un dramma di dimensioni colossali nella sua microscopica temporalità: un sorso e via. Ma quel che scende lungo l’esofago dona un senso di compiutezza al quale nessuno credo voglia rinunciare. Non conosco l’autore de te citato e diffido delle opere che si trasformano in bestseller. Hanno un qualcosa di utopico edulcorato. Proprio come un caffè con tanto, troppo zucchero .I tuoi articoli però mi piacciono.
Ti ringrazio molto!!
Riguardo alle opere che si trasformano in best seller hai ragione quando diventano parte delle mode del momento.
Con utopico edulcorato direi che hai abbastanza centrato.
Sul fronte “utopia” in effetti ogni tanto mi faccio domande, e in alcuni post precedenti qualcuno più preparato di me mi ha dato alcune spiegazioni interessanti.
Rifuggo invece lo zucchero in senso metaforico ma anche in senso pratico.
In questo caso si rientra più nella sfera dei sentimenti a livello di rimpianti, non so se posso dire così senza spoilerare.
E se il caffè ha troppo zucchero NON CE LA FACCIO!! 🙂
La tua definizione di caffè di inizio giornata però è un vero e proprio aforisma! GRAZIE Marcello! Lo terrò come citazione, mi piace davvero tanto.
Quando le circostanze della vita mi portano a detestare una persona, tutto di lei ti da fastidio: quello che dice e come lo dice, come cammina, come alza le mani o sorride ossia praticamente tutto quello che lo riguarda mi procura un senso di disagio e di insofferenza, come una piega delle mutande quando sei seduto o un sassolino infilato tra le dita dei piedi dopo che ti sei rivestito di corsa in piscina o in palestra o peggio di tutti dopo una giornata in spiaggia…
Non sono cose che si possono spiegare: ho già detto altrove che colpirei con una panchina di ferro in testa (restando poi a guardare il suo cranio aprirsi e mostrare tutta la stupidità invisibile nascosta tra la materia cerebrale sanguinante) quelli che, senza curarsi del fastidio che procurano al resto dell’universo conosciuto, dopo aver mangiato una cosa qualsiasi cominciano a squittire con la bocca, succhiando l’aria tra i denti come a cercare di sturare chissà quali trave di carne o di pane che si sono infilate nella loro dentatura schifosa, quindi, insomma, anche se è chiaro che non sto affatto bene a pensare tutto questo (sono in realtà una persona pacifica, antimilitarista, obiettore di coscienza, sempre dalla parte del più debole, ma come diceva Sant’Agostino il pensiero non costituisce peccato, ma lo è invece il passare all’atto), quando parlo di cose che danno fastidio, parlo di cose concrete che magari anche ad altri procurano disagio (persone che bestemmiano in pubblico o che usano come intercalare “cazzo” o “minchia” un tanto al chilo, che non tolgono la forfora dal risvolto della giacca, che lasciano crescere i peli del naso o delle orecchie, che tirare su con il naso invece di soffiarselo, che abusano della parole “coso” o “cosa” senza sforzarsi un minimo per trovare il sostantivo giusto, che ti colpiscono sulla spalla ripetutamente per richiamare la tua attenzione mentre parlano, etc.), ma quando invece detesto qualcuno, beh, allora non importa cosa questa persona faccia ma io proverò lo stesso fastidio!
Stavo preparano (in realtà lo stavo solo pensando, quindi siamo un’era geologica prima ancora della bozza) un post sul primo libro della trilogia di Kawaguchi e per rendermi la vita ancora più complicata, lo stavo imbastendo paragonando la semplicità e la linearità della sua prosa (piccole cose) con l’enormità delle cose che dice (piccole cose per raccontare sentimenti enormi e fatti sconvolgenti), in quella sorta di non-mimalismo (quello vero è un’altra cosa, completamente diversa ed assolutamente occidentale) che costituisce una delle cifre stilistiche della narrativa nipponica contemporanea ed in parte del j-pop, creando alla fine la carta da parati della Grande Stanza della Narrativa Giapponese, dove troviamo il naturalismo fantastico ed il realismo emozionante dei film animati di Makoto Shinkai…
Si, praticamente un post che non scriverò mai…
Quindi ho scelto di fermarmi qui, nel tuo locale, a prendere un caffè, ma come vorrai servirlo tu, che sia un espresso italiano o un caffè greco lasciato riposare o turco con il bricco di rame ripassato sulla sabbia bollente o americano filtrato in carta o tedesco, etc. perché il caffè è vita, è come la Spezia del Pianeta Arrakis e apre le porte della percezione…
La mattina il mio primo caffè è tassativamente preso a casa, fatto da me, con la moka Bialetti in Acciaio (lo so che sono un rompicoglioni ma quelli in alluminio alla lunga rilasciano un po’ di alluminio, mi dispiace, ma è così), se possibile macinato di fresco (a mano) o comunque se non posso (posso di rado) almeno di una buona miscela (no Kimbo per intenderci, no Lavazza o altri che sanno di cartone bruciato), conservata fuori frigo ma in un barattolo speciale che crea il sottovuoto e poi il caffè messo nel filtro senza pressare e con l’accortezza di far fluire la polvere e non gli agglomerati, con la caldaia da sola sul fornello che scalda l’acqua senza il filtro e poi con il filtro aggiunto all’ultimo (così lo shock termico non tosta ulteriormente il caffè), prima della bollitura e chiusa in fretta con il guantone da forno senza scottarmi e poi resto a vedere la crema fuoriuscire lentamente… Che bellezza…
Bye
GRAZIE GRAZIE GRAZIE!
Anzi, lo scrivo anche in giapponese, sperando di non sbagliare! ありがとうございます
Io che sono basica, a volte, scherzando, rubo la battuta di un film “io quello lo boccio” 🙂 perché effettivamente hai ragione: la prima impressione fa tanto, o forse fa danni?
Mah … a dire il vero raramente ci si sbaglia. O meglio, forse capita più di sbagliare quando l’impressione è buona, ma nel tempo riserva delusione.
Ogni volta che leggo una citazione di Sant’Agostino ripenso immediatamente a un biglietto che mi è stato consegnato il giorno del funerale di mia mamma, sul quale erano annotate le ultime frasi che lei aveva dedicato.
Riguardo al tuo post in cantiere assolutamente va completato!
Così scoprirò i primi due libri, in particolare “Finché il caffè è caldo” che suppongo abbia aperto la via dell’incanto e della magia, anzi, poi aggiungerò senz’altro il link del vostro blog.
Sono molto contenta che anche tu sia passato di qua per un caffè, e anche la tua è una definizione molto bella che sicuramente conserverò come citazione!
Anzi, dopo aver letto il tuo rito di preparazione del caffè mattutino come minimo dovresti fare un tutorial!!
Chapeau.
Anche noi, i primi anni, usavamo la gloriosa moka Bialetti, ma non nego di aver bruciato più di una guarnizione in quelle mattine in cui ero meno sveglia del solito e l’acqua … dimenticata!
Se avessi seguito la tua procedura non sarebbe potuto succedere!
A onor del vero non ho mai dimenticato il caffè però 🙂 😀
Che BELLEZZA veramente un caffè curato come il tuo! E immagino il profumo in casa!
Davvero complimenti e ancora GRAZIE!!
Non conoscevo questa autrice e per questo ti ringrazio di averne parlato.
Ora che sono in pensione, posso permettermi di bere il mio primo caffè non prima delle 9 😘
Grazie Luisa!
Si tratta di un autore, ma lo so soltanto perché ho visto l’immagine del suo profilo, anzi, ti ringrazio di avermi fatto notare di non averlo specificato. Mea culpa!
Ne ho da imparare rispetto al modo in cui scrivi tu!
Il caffè non prima delle nove, e i tempi elastici della pensione, sono una grande conquista che tu hai ampiamente meritato dopo tutti gli anni di insegnamento, ed è grandioso saper assaporare i momenti, semplici, eppure di fondamentale serenità.
assolutamente da leggere!
Io il primo caffè della giornata lo prendo a casa, in piedi davanti alla finestra,,,questo è il mio rito!
Meraviglia Mi!!
Suppongo che davanti alla finestra tu abbia una bella vista!
Ma sai che anche io bevo il caffè in piedi in cucina? Non guardo molto fuori perché purtroppo non c’è nessun panorama, ma, se non ho in ballo altre cose da fare, a volte mi capita di soffermarmi alla finestra. Un piccolo gesto rilassante, vero?
sì sì ho un ottimo panorama dalla finestra, un piccolo giardino e il parco del quartiere, oltre ad un parcheggio eh sì anche se per pochi minuti lo trovo rilassante
Uh meraviglioso! Mi sembra di immaginare e mi arriva il senso di pace.
Il parco del quartiere: prezioso sicuramente. Per fortuna ci sono piani urbanistici che contemplano importanti gradi di vivibilità.
Il mio primo caffè è ricco di pensieri. E’ un “buongiorno” detto in fretta, anche se con l’età quella fretta va calmandosi. Per me è importante il secondo caffè della giornata o anche quello del pomeriggio, quando incontro persone, per strada o al tavolo di un bar, che hanno storie da raccontare e hanno voglia di essere ascoltate. Per me il caffè davvero buono è senza zucchero.
Anche per me! Senza zucchero. Indubbiamente.
La tua visione del secondo caffè invece è dolcissima, poetica, e davvero tanto bella!
Massima stima Laura <3
Ad oggi libri scritti da autori giapponesi non ne ho ancora letto nemmeno uno: ho letto molti autori, perlopiù americani e italiani ma mi piacerebbe ampliare le mie letture anche su altri autori, 🙂.
Per me questo è stato il primo, per cui direi che siamo sullo stesso piano in fondo.
Ero curiosissima di scoprire questo mondo onirico e del tutto particolare.
E il tuo Conte di Montecristo come procede?
”Il conte di Montecristo”, beh, diciamo che procede sempre un po’ a rilento, ma non sto mollando, 😉. Sono a metà romanzo e leggendo un po’ tutti i giorni credo che per i primi d’aprile concluderò questa luuuuuunga lettura, 😉. Seguirà recensione e poi… evviva! Inizierò l’unico libro di Dan Brown che ancora non ho letto: “Origin”, 😀.
Ah caspita! Origin mi manca, ma non solo quello.
Mi sembra di capire che Dan Brown ti piaccia parecchio.
Mia zia mia ha regalato anche Lost Symbol, in inglese proprio, e io sono sempre in perenne arretrato con le letture 🙁
Lo sto leggendo, “Finchè il caffè è caldo” e un po’ mi sta trascinando nella sua magia e nell’essenzialità della prosa giapponese. Quindi, per la recensione definitiva, ho bisogno di un po’ di tempo. Per il primo cafè della giornata, è un momento solo mio (mio marito non ne beve), proprio un momento, ma lo scelgo io, quando sono pronta: poco più di un istante di piacere e spensieratezza. Non permetto nemmeno ai pensieri di rovinarmi quei pochi secondi 😉
Che bella coincidenza Paola!
Non trovi un caso singolare che ci siamo trovate a leggere questi libri in contemporanea?! Forte!
Poi mi dirai il tuo pensiero alla fine.
Riguardo al tuo non permettere nemmeno ai pensieri di rovinarti il tuo attimo caffè, posso solo dire: GRANDE!!
Una filosofia perfetta direi: non importa se si tratta di un istante, ma l’intento di preservarlo e di avere cura del briciolo di spensieratezza è semplicemente fantastico.
Loving these fine thoughts and delicious sentiments! It is always such a joy to see stories we love doing well in the world.
Thanks Jaya!
In particular, there is a character in the book for whom doing well is a real mission that moves in space and time.
il mio è bollente, nella storica tazzina di porcellana con i disegni oro…insieme a mio marito.
Paola per me le tazzine di porcellana con i disegni oro sono preziose anche per i ricordi che sanno contenere, oltre al caffè.
Direi che il tuo modo di iniziare la giornata con tuo marito è semplicemente meraviglioso!
Io ho ripreso a fare la moka. Che ha bisogno di tempo e possiede un suono che rimette a posto col mondo. Questo il mio primo caffè della giornata.
Ah quanto hai ragione Gabriella!
Un suono familiare, un suono che prelude ad un piacevole momento, un suono caldo, se così si può dire …
Lo sapevi che è possibile scaricare sul cellulare il suono della moka come sostituzione alle sveglie più standard?
Non è un’idea carina?