COLTAN

COLTAN

La Treccani ci dice che Coltan è un termine con cui, per contrazione, si identifica la columbo-tantalite, minerale nero metallico composto da columbite e tantalite. È una delle combinazioni in cui è possibile rintracciare il tantalio, metallo con cui si realizzano condensatori di piccole dimensioni ma molto efficienti (essenziali quindi in dispositivi portatili quali telefoni cellulari e computer, nonché nell’elettronica per l’automobile), ragione per la quale il coltan è diventato una materia assai ricercata.

In Congo, e in particolare nella zona di confine con Ruanda e Uganda, ci sono le miniere Luwow tristemente note per lo sfruttamento dei lavoratori e per l’orrenda piaga del lavoro minorile.

Amnesty International riferisce una stima Unicef del 2014 ma possiamo presumere che il numero sia sottostimato, dato il continuo esponenziale aumento di devices elettronici in circolazione.

Abbiamo ancora tutti impresso nella mente il nome Congo belga, che ci riporta direttamente al controllo dei territori cessato in tempi recenti come testimonia anche questo video dell’Istituto Luce datato 1960:

Un ricordo che per me si colloca sui banchi delle scuole elementari è: Zaire, il nuovo nome a partire dal 1971.
La decisione viene presa da Mobutu che in una sorta di girandola politica tra avvicendamenti di Repubbliche e dittatura di fatto, è rimasto fino al 1997 figura ambigua in contrasto tra: il ruolo di padre della patria che intendeva ricoprire, e un profilo autoritario e corrotto.

La neonata Repubblica Democratica del Congo però non vede profilarsi la pace, e la corsa all’accaparramento del coltan aggrava sia il già duro conflitto interno su basi etniche, che quello con i confinanti Ruanda, Uganda e Burundi.

Con la dichiarazione del suo Presidente del 2 giugno 2000, il Consiglio di Sicurezza chiede al Segretario Generale di istituire un gruppo di esperti sullo sfruttamento illegale delle risorse naturali e di altre forme di ricchezza della Repubblica Democratica di il Congo, per un periodo di sei mesi, con il seguente mandato:
– Dare seguito alle segnalazioni e raccogliere informazioni su tutte le attività di sfruttamento illegale delle risorse naturali e altre forme di ricchezza della Repubblica Democratica del Congo, anche in violazione della sovranità di quel paese;
– Ricercare e analizzare i legami tra lo sfruttamento delle risorse naturali e altre forme di ricchezza nella Repubblica Democratica del Congo e la continuazione del conflitto;
– Per tornare al Consiglio con raccomandazioni.

Con questa lettera datata aprile 2001 Kofi Annan presenta il suo Rapporto del gruppo di esperti sullo sfruttamento illegale delle risorse naturali e altre forme di ricchezza della Repubblica Democratica del Congo.

Un rapporto del Consiglio di Sicurezza dell’ONU del 2003 denuncia che i proventi dello sfruttamento del coltan da parte degli stati avversari sono serviti a finanziare i propri eserciti contro il Congo stesso.
Oltre al fatto che le operazioni di ricerca ed estrazione del coltan da parte di forze ribelli, hanno provocato in Congo gravi danni ambientali all’interno di riserve e parchi nazionali.

Le principali multinazionali fondamentalmente dichiarano di non essere connesse allo sfruttamento, ma in fondo basterebbe risalire la corrente di società in società per arrivare alla fonte.

Afrewatch cita una causa:
Lo scorso dicembre, un avvocato statunitense ha intentato un’azione legale collettiva per conto di 13 famiglie congolesi in un tribunale di Washington. In particolare, critica Apple, Alphabet, Dell, Microsoft e Tesla per l’utilizzo del cobalto nonostante sappia che è stato estratto con la forza dai bambini. Questa causa potrebbe spingere i minatori di materie prime e le società tecnologiche che hanno bisogno di cobalto a rinunciare a procurarselo da minatori artigianali. Glencore, che domina il mercato, sta seguendo questa strategia per non essere più associata al lavoro minorile.

Il sito Glencore infatti ci parla soltanto di Australia o Canada presentando nella home sostenibilità, giornata internazionale di donne e ragazze, giornata internazionale dell’educazione e diritti umani.

Lo stesso dicasi per Trasfigura che si presenta con un programma e una catena di approvigionamento responsabile.

Ma allora, dove finisce il coltan congolese, che viene stimato rappresentare la maggior quota in percentuale rispetto alla produzione totale?

Questo grafico de Il sole 24 ore è piuttosto esaustivo.

Allo stesso modo Reuters dettaglia i profili di alcune società cinesi: China Molybdenum Luoyang Co Ltd e Zhejiang Huayou Cobalt Co Ltd, e anche in questo caso in calce appare la diciturala cinese Huayou Cobalt non acquisterà cobalto artigianale da due miniere nella Repubblica Democratica del Congo fino a quando non sarà sicura che il materiale che producono è esente da violazioni dei diritti umani secondo standard che saranno decisi dall’industria.”

Chissà se possiamo sperare che alla teoria segua la pratica.

Ho già citato enti, associazioni, consigli di sicurezza, società e quant’altro, eppure nelle miniere di Luwow si continuano a sfruttare oltre ogni limite persone, e addirittura bambini, sotto gli occhi di tutti. O forse dovrei dire sotto gli schermi di tutti, compreso il mio, dal quale ti sto scrivendo.

Sul caso cobalto RDC International rights Advocates scrive: a nome dei bambini minatori, la causa richiede che le aziende paghino risarcimenti e finanzino programmi di riabilitazione ed educazione per le famiglie dei bambini minatori uccisi o mutilati dalle terribili condizioni nelle miniere di cobalto. Apple, Alphabet (Google), Dell, Microsoft e Tesla sono tra le aziende più ricche e potenti del mondo.

Queste aziende pretendono di essere verdi e futuristiche, ma i loro prodotti sono Powered by Blood Cobalt. I consumatori che acquistano questi prodotti dovrebbero chiedere alle aziende di aggiustare la loro catena di fornitura piuttosto che passare anni a combattere in tribunale per evitare la responsabilità per il Blood Cobalt che i loro prodotti attualmente utilizzano per funzionare.

I consumatori siamo noi.

Concludo con la citazione che mi ha mandato Massimo:
Il mondo è un posto bellissimo
in cui nascere
se non t’importa che la felicità
non sia sempre
così divertente
se non t’importa un po’ d’inferno
di tanto in tanto
proprio quando tutto va bene
perché perfino in paradiso
non si canta tutto il tempo
Il mondo è un posto bellissimo
in cui nascere
se non t’importa che qualcuno muoia sempre
o forse solo muoia di fame
ogni tanto
cosa che poi non è così terribile
se a morire non sei tu
Oh il mondo è un posto bellissimo
in cui nascere
se non t’importa troppo
di alcune teste perse
nei posti di comando
e a una o due bombe
di tanto in tanto
sul tuo viso alzato
o ad altre simili scorrettezze
a cui questa nostra società “di marca”
si dedica
e con i suoi uomini che vogliono distinguersi
e con quelli destinati ad estinguersi
e i suoi preti
e altri poliziotti
e le sue svariate segregazioni
e indagini parlamentari
e altre costipazioni
di cui la nostra povera carne è erede
Sì il mondo è il posto migliore di tutti
per un sacco di motivi come
far una scena da ridere
e far una scena d’amore
far una scena di tristezza
e cantare canzoni con toni bassi
e avere l’ispirazione
e andare in giro
a guardare tutto
e odorare i fiori
e dare una pacca sul sedere alle statue
e perfino pensare
e baciare la gente e
fare bambini e indossare pantaloni
e agitare capelli e
ballare
e andare a nuotare nei fiumi
o durante un picnic
nel pieno dell’estate
e così in generale
“viversela”

ma proprio sul più bello
arriva ridendo
l’impresario delle pompe funebri.
Lawrence Ferlinghetti

VOCE DEL VERBO GOOGLARE

VOCE DEL VERBO GOOGLARE

Ormai fa parte del linguaggio comune: come ci indica la stessa Accademia della Crusca Googlare significa fare una ricerca telematica usando il motore di ricerca Google (presente in Zing. 2016 e in Devoto-Oli 2014).

Tu quanto spesso utilizzi Google? Per te è soltanto uno strumento come un altro oppure trovi che sia indispensabile?

Secondo il procuratore generale William Barr “Oggi milioni di americani si affidano a Internet e alle piattaforme online per la loro vita quotidiana. La concorrenza in questo settore è di vitale importanza, motivo per cui la sfida odierna contro Google – il guardiano di Internet – per aver violato le leggi antitrust è un caso monumentale sia per il Dipartimento di giustizia che per il popolo americano.”

Per questo motivo il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha annunciato una causa nei confronti del monopolista Google per violazione delle leggi antitrust.

In particolare, oggetto del contendere sono i vari accordi di esclusiva o a lungo termine come nel caso di Apple, che vietano la preinstallazione di qualsiasi servizio di ricerca concorrente e nel contempo impongono le applicazioni in posizioni privilegiate sui dispositivi mobili, rendendole anche non cancellabili.

Queste pratiche anticoncorrenziali vengono equiparate alle condizioni per le quali il Dipartimento ha intentato causa contro Microsoft negli anni 90.

Nel marzo 1998 Bill Gates ha testimoniato di fronte alla Commissione Giudiziaria del Senato a Capital Hill, successivamente, nel mese di maggio, il Dipartimento di Giustizia e 20 stati degli Stati Uniti hanno intentato una causa contro Microsoft, sostenendo che la società aveva violato lo Sherman Antitrust Act del 1890. La corte ha stabilito nell’aprile 2000 che Microsoft fosse suddivisa in due società separate: una per il sistema operativo, cioè Windows, e una per gli altri programmi software.

Proprio lo stesso giorno, vale a dire martedì 20 ottobre, di fronte alle accuse antitrust e in risposta al reclamo del dipartimento sui file contro Google per ripristinare la concorrenza nei mercati di ricerca e pubblicità, Google ha rilasciato la seguente seguente dichiarazione:

Le informazioni di tutto il mondo sono state messe a disposizione di oltre un miliardo di persone. I nostri ingegneri lavorano per offrire il miglior motore di ricerca possibile, migliorandolo e perfezionandolo costantemente. Riteniamo che sia per questo che un’ampia sezione trasversale di americani apprezza e spesso ama i nostri prodotti gratuiti.
La causa odierna del Dipartimento di giustizia è profondamente viziata. Le persone usano Google perché scelgono di farlo, non perché sono costrette a farlo o perché non riescono a trovare alternative.
Questa causa non farebbe nulla per aiutare i consumatori. Al contrario, sosterrebbe artificialmente alternative di ricerca di qualità inferiore, aumenterebbe i prezzi dei telefoni e renderebbe più difficile per le persone ottenere i servizi di ricerca che desiderano utilizzare.

Tu cosa ne pensi? Ti senti costretto ad usare Google?

Io ho già espresso il mio parere sui colossi del web, e in questo caso personalmente non riesco a capire una cosa: perché eventualmente dovrebbero aumentare i prezzi dei telefoni?

IBAN: UNO, NESSUNO O CENTOMILA?

IBAN: UNO, NESSUNO O CENTOMILA?

Iban: uno, nessuno o centomila?

Il richiamo a Pirandello mi fa ripensare a questa curiosa coincidenza: alcuni frammenti del romanzo erano stati pubblicati nel 1915 sulla rivista Sapientia con il titolo “Ricostruire”.
Ricostruire è sicuramente ciò che ci aspetta, e anche se letteralmente significa restituire alla forma originaria, è ovvio che avremo una separazione netta dal come erano le cose prima, e come sarà il mondo dopo.
Ma mentre il “dopo” nemmeno si intravede, si moltiplicano gli appelli per chiedere donazioni a favore dell’emergenza.
Ti ritrovi anche tu ad osservare come gli iban indicati siano sempre più numerosi?
A me ad esempio è capitato di vedere l’iban di una banca che chiedeva di “aiutarli ad aiutare”… l’iban di una tv a pagamento, l’iban di giornali e reti televisive, addirittura l’iban di una associazione consumatori con oltretutto strascichi di polemiche, e via discorrendo.
Parrebbe, e non so nemmeno io perché ci sto mettendo il condizionale, costituire una sorta di nuova frontiera di marketing.
Chiedo: perché non unificare? Se il messaggio delle varie società, oltre a quelle che ho citato random soltanto per fare degli esempi, fosse un mero appello alla solidarietà, perché non dare tutti le medesime coordinate di un unico conto istituzionale?
Io a queste domande non trovo risposte che mi piacciono, dunque magari mi vuoi aiutare a capire tu?

 

 

 

 

STANGATA PER CHI?

STANGATA PER CHI?

Stangata per chi?

Ho letto vari titoli che parlano di sentenza storica e di stangata, ma di fatto la sentenza storica è semplicemente quanto auspicabile, solo che non siamo più abituati alla correttezza al punto che quando viene messa in pratica fa notizia; e la stangata, a conti fatti, rimane sulle spalle dei consumatori.
Mi riferisco alla delibera della Agcom nei confronti di tre grandi compagnie telefoniche che hanno applicato costi aggiuntivi agli utenti con tariffe ad opzione ricaricabile, modificando unilateralmente i contratti in essere.
Senza perdermi nei miei discorsi un po’ labirintici è sicuramente meglio se cito l’esemplificazione di mio marito: con questo addebito extra, con l’aggravante dell’ironica adduzione della “distrazione del cliente”, le compagnie telefoniche avranno guadagnato per ipotesi 10.
Questa multa, millantata come esosa, per loro rappresenterà più o meno 2.
Rimane comunque un guadagno di 8.
La sanzione va allo stato.
Qualcuno ha mai lontanamente pensato ad un rimborso dei clienti?
Per pareggiare veramente i conti, le compagnie dovrebbero restituire 10, cioè il maltolto, agli utenti.
E la multa di 2 dovrebbe essere un extra una volta tanto a carico loro.
Già, ma questa è un’altra storia

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