IL SOGNO DELLA MACCHINA DA CUCIRE Bianca Pitzorno Romanzo Bompiani

IL SOGNO DELLA MACCHINA DA CUCIRE Bianca Pitzorno Romanzo Bompiani

 

Se penso alla macchina da cucire, immediatamente mi ritorna in mente quella di mia nonna, e mi rivedo bambina ad osservare i gesti, la rotellona che non smettevo di toccare, il pedale, la bobina.

Lei faceva sembrare tutto così facile, poi, con il tempo, ho sperimentato che non lo è affatto, come tutta una serie di altre cose del resto.

Anche la protagonista del libro, il cui nome non viene mai citato, forse per lasciare a chi legge la facoltà di identificarsi ad un livello più profondo, da bambina guarda cucire la nonna che è tutta la sua famiglia, e che insieme al cucito le insegna la vita.

E proprio gli insegnamenti della nonna, così come il forte legame tra loro, la salveranno in varie situazioni.

L’unico luogo che viene citato nel libro è Parigi, tutte le altre località sono indicate con la sola iniziale. Paradossalmente, invece di perdere i riferimenti io ho trovato un preciso orientamento, come se Parigi rappresentasse un unico punto fermo mentre “tutto il mondo è paese”, proprio con l’accezione un po’ negativa del modo di dire proverbiale.

Un mondo nel quale anche i sogni diventano un lusso che non ci si può permettere.

E così la macchina da cucire diventa più preziosa di un gioiello, trasfigurandosi nel mezzo per migliorare la propria condizione in maniera più agevole, più intensa, ma sempre con impegno, con costanza, con le proprie forze, senza sconti, lavorando.

Ancora una volta ringrazio Monica per questa lettura: un ricamo di figure femminili che ho ammirato.

Storie di Donne di quelle che ci piacciono, di quelle che si distinguono, di quelle che lottano per non essere principesse.
Donne che sopravvivono.
Donne che insegnano.

E le figure negative, le donne spietate, consumandosi nella loro cattiveria non fanno altro che far brillare maggiormente chi merita.

 

VOLTAIRE BEVEVA 40 CAFFÉ AL GIORNO

VOLTAIRE BEVEVA 40 CAFFÉ AL GIORNO

E pare che in risposta a chi gli contestava l’abuso abbia dichiarato: “bevo 40 caffè al giorno per essere ben sveglio e pensare a come tenere a bada i tiranni e gli imbecilli” aggiungendo poi “sarà senz’altro un veleno, ma un veleno lentissimo: io lo bevo già da settant’anni e, finora, non ne ho mai provato i tristi effetti sulla mia salute …”
Visto l’andamento attuale … che avesse ragione lui?
Considerando anche il fatto che i suoi caffé erano una sorta di miscela con la cioccolata … a me ne mancano parecchi …

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IN INGHILTERRA IL CAFFÉ HA SEMPRE IL GUSTO DI UN ESPERIMENTO CHIMICO Agatha Christie

IN INGHILTERRA IL CAFFÉ HA SEMPRE IL GUSTO DI UN ESPERIMENTO CHIMICO Agatha Christie

A colei che è la Queen assoluta andrebbe dedicato un intero blog, tanto per esprimere quel minimo di ammirazione e di stima che merita.

Ma per rimanere nella nostra misura spazio temporale del caffé intanto inizierei dal fondo: cioè dal trailer del prossimo Assassinio sul Nilo. Lo hai già visto? 

Inutile dire che io sono molto curiosa, senza contare che appena ho sentito le prime note di Policy of Truth  è scattata una standing ovation.
Purtroppo non sono stata a molti concerti però i Depeche Mode a Milano negli anni 80 sono stati un grande sì.

Ma torniamo all’Assassinio sul Nilo: questa possiamo considerarla come terza versione dopo il film con Peter Ustinov del 1978 e Poirot sul Nilo del 2004 con David Suchet.

Direi che Kenneth Branagh si sente a proprio agio nei panni dell’investigatore nato dalla penna di Agatha Christie se ha deciso di replicare dopo Assassinio sull’Orient Express.

Eppure Hercule Poirot è un personaggio molto particolare, all’apparenza scomodo direi, e in linea generale io non lo avrei mai associato a Branagh seppure io lo consideri molto bravo. Forse perché lo ho sempre percepito come molto inglese e come attore Shakesperiano per eccellenza.

Oltretutto nel suo Assassinio sull’Orient Express a mio avviso Kenneth Branagh si è complicato ancor di più la prova con la presenza di Johnny Depp: da quando è posseduto dallo spirito di Jack Sparrow ci ha abituati a ruoli caricaturali tipo Lone Ranger, Dark Shadows, per non parlare di Mortdecai, che per quanto mi riguarda hanno fatto sì che per tutta la visione del film mi aleggiasse nella mente la domanda “perchè Depp è Ratchett e non Poirot?

A onor del vero però i baffi di Branagh per quanto possano sembrare esagerati sono più fedeli ai baffi pensati da Agatha Christie, non trovi?

Dunque, tralasciando interpretazioni che non hanno lasciato il segno come quelle di Albert Finney, Tony Randall, Austin Trevor e Alfred Molina, qual è il tuo Poirot preferito?

Peter Ustinov, David Suchet o Kenneth Branagh?

 

SUL FARE DEL GIORNO LE STELLE SBIADISCONO D’INVIDIA VEDENDO EMERGERE DALLA NEBBIA GLI INCANTI DI VENEZIA Mieczysław Kozłowski

SUL FARE DEL GIORNO LE STELLE SBIADISCONO D’INVIDIA VEDENDO EMERGERE DALLA NEBBIA GLI INCANTI DI VENEZIA Mieczysław Kozłowski

La prima volta che ho visto Venezia è stato con gli occhi di una bambina sul battello da Cavallino-Treporti.
Impossibile non innamorarsene.

Da adulta ho potuto vederla qualche altra volta, in particolare è stato suggestivo rimanere oltre il tramonto a girovagare tra calli e campielli fuori dai percorsi più comuni, lasciandosi stregare dalla magia di una Venezia notturna che invece di dormire risveglia turbini di emozioni; così come arrivare all’alba, sul far del giorno, camminando tra i carretti diretti al mercato rionale proprio con un filo di nebbia autunnale.

Hai presente quando sei in libreria e improvvisamente ti capita tra le mani un libro che devi assolutamente comprare? A me è successo con una guida di Venezia un po’ inusuale che negli anni ho conservato tra i libri ai quali mi sono maggiormente affezionata, eppure continuo ad avere l’impressione di non conoscere nulla in confronto alla sua bellezza.

Ho anche collezionato immagini che ritraggono i famosi gatti di Venezia nella beatitudine di questa città a loro misura.
Questa fotografia è un regalo di Luciana e rappresenta perfettamente perché Venezia è un incanto per me.

Lela invece mi ha taggata nella foto che ritrae il Caffé Florian in Piazza San Marco con l’acqua alta nel 1963.
E pensare che l’unica volta che siamo stati al Florian non abbiamo ordinato un caffé … quasi un sacrilegio direi.

Chissà se potrà capitare l’occasione di recuperare … tu hai già il ricordo del tuo caffé a Venezia?

Tra l’altro ai più attenti non è sfuggito il cartello non molto evidente affisso sull’ingresso dell’Harry’s Bar: la riapertura è prevista per venerdì 28 agosto. Una buona notizia per chi volesse vedere il tavolino preferito da Hemingway e coglierne l’atmosfera.
Noi lo abbiamo fatto.

Ma l’elenco di cose da vedere, da vivere, da assaporare, da respirare, è lunghissimo, anzi, probabilmente non esiste nemmeno un angolo che possa non trasmettere emozioni a Venezia.

Tu che ne dici? Sapresti indicare un tuo luogo preferito tra le meraviglie veneziane?

TRE FILM AL GIORNO, TRE LIBRI ALLA SETTIMANA, DEI DISCHI DI GRANDE MUSICA FARANNO LA MIA FELICITÀ FINO ALLA MORTE François Truffaut

TRE FILM AL GIORNO, TRE LIBRI ALLA SETTIMANA, DEI DISCHI DI GRANDE MUSICA FARANNO LA MIA FELICITÀ FINO ALLA MORTE François Truffaut

Inutile dire che questa frase mi si adatterebbe alla perfezione, tranne per quel piccolo particolare del non poter vivere di rendita …

Ma cosa accade quando film e libri si sovrappongono?
Voglio dire: nel caso di trasposizioni cinematografiche, tu cosa pensi?
In genere delusione, oppure no?

Tra tutti i casi di cui possiamo parlare, Doctor Sleep è forse il più curioso. Il film tenta di ricucire uno strappo non da poco: una importante differenza di opinioni che risale agli anni 80, quando Stephen King assiste alla proiezione di Shining e si indigna perché il senso del suo romanzo è stato tradito.

Stanley Kubrick infatti con la sua direzione enfatizza alcuni aspetti che tutti abbiamo imparato a conoscere: l’hotel, la follia. Il regista ha una visione ottimistica dei fantasmi “perché significa sopravvivere alla morte” mentre non crede nell’inferno. King ovviamente ovviamente dissente, come puoi sentire direttamente dalle sue parole e definisce il film “a beautiful car with no engine.”

Lo scrittore tiene allo spessore psicologico dei personaggi che ha creato e che risulta snaturato: la versione cinematografica infatti omette la tragicità con la quale Jack Torrance tenta di resistere ai propri demoni, senza contare che Jack Nicholson risulta perfetto nel ruolo da folle per antonomasia, ma gli spettatori sono già predisposti a vederlo come tale.

In una parola Stephen King trova Shining cold freddo e ribadisce che nel libro l’Overlook Hotel brucia.

Mike Flanagan, il regista di Doctor Sleep si impegna nell’opera di riconciliazione dedicando metà del film ad una ricostruzione piuttosto fedele al libro, e al tempo stesso impostando il finale, seppur ricolmo di citazioni e Easter Eggs, in modo che il cerchio della luccicanza in qualche modo si possa richiudere.

Per questo motivo il film si conclude diversamente rispetto al libro e riprende l’epilogo del romanzo Shining. Flanagan rende l’Overlook Hotel il punto di unione di una sorta di triangolazione secondo la quale, a Daniel Torrance adulto, in un certo senso accade ciò che Stephen King aveva destinato a suo padre Jack Torrance e che non abbiamo visto nella versione di Kubrick.

Tu cosa pensi del risultato?

Io rimanendo sul mio livello basico, ero molto curiosa di vedere il personaggio di Rose Cilindro, e se da un lato trovo azzeccata la scelta di Ewan Mc Gregor per il ruolo di Daniel, sono rimasta molto delusa per il taglio di tutta la parte della bisnonna di Abra: Concetta Abruzzi.

L’anziana poetessa con il nome di battesimo italiano e il cognome assolutamente americano (Reynolds) sedeva con la pronipote addormentata in grembo e guardava il video che il marito della nipote aveva girato in sala parto tre settimane prima: ABRA ENTRA NEL MONDO!

Naturalmente oltre a questo, il suo si rivela come un ruolo chiave e dal momento che Mike Flanagan ha dichiarato di trovare fantastico il personaggio di Abra Stone, mi risulta ancora più incomprensibile l’omissione di Momma.

O forse è il modo per lasciare aperta una porta: pare che il regista abbia chiesto a Stephen King se c’è “altro” su Abra … un po’ lo stesso spunto che dal Dan bambino di Shining ci ha regalato Doctor Sleep.

Altri cerchi da chiudere dunque?

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