LA BAMBINA DIMENTICATA DAL TEMPO

LA BAMBINA DIMENTICATA DAL TEMPO

Questo libro è stata una scelta di Lorenzo.
Edito da Uovonero
La bambina dimenticata dal tempo è stato scritto da Siobhan Dowd: nata a Londra da genitori irlandesi.

Ed è proprio l’Irlanda, in particolare l’Irlanda del nord, che la lettura ci porta a scoprire e a conoscere.

La storia per così dire “principale” si svolge nel 1981 e si ispira a fatti realmente accaduti a Long Kesh.

In qualche modo ritorno dunque a parlarti di The Troubles ma non solo.

In questo libro si trovano Famiglia, Onestà, Amicizia, Speranza, Sacrificio, ma anche sorpresa perché molto spesso le cose non sono come sembrano.

Siobhan Dowd è stata vincitrice del Premio Andersen nel 2012, finalista al Premio Strega e le è stata conferita la Carnegie Medal postuma.

purtroppo un cancro le ha impedito di continuare a scrivere interrompendo la sua vita a 47 anni.

La sua storia personale mi ha colpita molto e come mi capita spesso, le sensazioni che avverto mi portano a ritrovare dettagli che in qualche modo trovano una ricollocazione nella mia storia e nel mio mondo.

Nel 1984, anno che occupa un posto particolarmente importante tra i miei ricordi, Siobhan entra a far parte del PEN International organizzazione che si occupa di celebrare la letteratura, difendere la libera espressione (e lo sottolineo perché ultimamente sta diventando un concetto molto meno scontato), proteggere gli scrittori a rischio, supportare gli scrittori in esilio, promuovere i diritti linguistici.

Con i guadagni e le royalties per la vendita dei suoi libri Siobhan ha voluto dare ai giovani l’opportunità di leggere e apprezzare la letteratura fondando The Siobhan Dowd Trust a sostegno di progetti meritevoli.

Amore per la scrittura, amore per la libertà, amore per i ragazzi, amore per l’Irlanda = massima stima.

E riguardo a “la bambina dimenticata dal tempo” … cos’altro possono significare queste parole?

A MILANO IL CAFFÈ SI PRENDE IN FRETTA, A NAPOLI CON LE TRE C, E A DUBLINO?

A MILANO IL CAFFÈ SI PRENDE IN FRETTA, A NAPOLI CON LE TRE C, E A DUBLINO?

 

A Milano il caffè si prende in fretta, a Napoli con le tre C e a Dublino?

Questa è la domanda di Laura, nei commenti al fatto che Dublino sia la seconda capitale più ossessionata dal caffè.

Su Milano direi che non ci sono dubbi.
Tutto è frenetico, tutto è rincorsa, tutto è accelerato.
Tra parentesi, dato che siamo in argomento, ti segnalo addirittura le nuove date per Milano Caffè: dal primo al tre Ottobre, sperando che quest’anno la manifestazione possa tornare ad essere una festa vissuta e partecipata.

Ma Caffè a Milano è anche una delle più significative espressioni dell’Illuminismo italiano. Mi riferisco al giornale fondato da Pietro Verri che, come ci suggerisce la Treccani, veniva stampato a Brescia per sfuggire alla censura austriaca. Qui trovi la storia.

Riguardo alle tre C di Napoli, ho adorato il modo in cui Laura me ne ha parlato, e voglio assolutamente imparare ad assorbire “l’aroma” di questo concetto, che in più è anche stare in compagnia.

Ma siccome c’è tantissimo da dire, rimando ad un post dedicato Al tavolo di Amalia proprio per renderti partecipe di quanto è bello stare in compagnia, “al tavolo” di questo blog che è una miniera d’oro di informazioni su Ischia e non solo.
Io mi sono innamorata scoprendo tradizioni, storie di vita vissuta, racconti incorniciati dal legame con il mare ed esperienze di ritorni alle origini.

Dunque mentre aspetto che il caffè Al tavolo di Amalia sia pronto come da rigorosa regola c c c, provo a rispondere alla domanda di Laura: e a Dublino?

Una prima risposta si trova Tra Italia e Finlandia: laughing dove Luisella ci racconta della sua esperienza riguardo ai Pubs di Dublino. Riporto testualmente: la birra fornisce loro una connotazione pittoresca che li rende leggendari, ma vi si trovano bevande di tutti i tipi, perfino il caffè!

Proseguendo la ricerca, visto che ti avevo parlato del Trinity College, mi è venuta la pazza idea di chiedere al professor David Berman, partendo dalla base del suo studio sulle abitudini legate al caffè illustrato in un’intervista su The Irish Times.

Ne è nato un bellissimo scambio!
Non finirò mai di ringraziarlo adeguatamente.

Il professor Berman ha voluto innanzitutto che gli parlassi di cos’è il caffè per noi in Italia.
Dunque coglierei l’occasione per farti la stessa domanda nel caso tu voglia esporre la tua personale visione.

E alla fine siamo arrivati alla conclusione che la classifica di Brew Smartly ha il suo fondamento e motivo di essere, e rispecchia un cambio di abitudini soprattutto negli ultimi vent’anni, rispetto ai classici birra o whisky che rappresentano un po’ l’immediata associazione di idee quando si pensa all’Irlanda.

Si può dunque concludere che non sia lontano dalla verità dire che lo stile irlandese è diventato più serio, più sobrio.

Ma la cosa fantastica è che dalle considerazioni sul cambiamento, il discorso si è spostato sulla musica!
No, non te lo so spiegare quanto sono contenta!

Un esempio su tutti Clancy Brothers and Tommy Makem

Nel caso della musica però, l’evoluzione non porta a qualcosa come il caffè.

Al contrario passa attraverso il doloroso periodo passato alla storia come The Troubles, ovvero la guerra civile per l’autonomia della popolazione dell’Irlanda del Nord divisa tra cattolici e protestanti.

Ovviamente il mio primo pensiero va a Dolores ma sono tanti i capolavori musicali che si possono citare:

mi fermo?

Vuoi ricordare qualcosa tu?

DUBLINO È LA SECONDA CAPITALE PIÙ OSSESSIONATA DAL CAFFÈ

DUBLINO È LA SECONDA CAPITALE PIÙ OSSESSIONATA DAL CAFFÈ

 

Dublino è la seconda capitale più ossessionata dal caffè.

Titolo piuttosto bizzarro in effetti, che ovviamente ha attirato la mia attenzione: Irlanda e caffè sulla stessa frase!

Dunque mi perdonerai se sorvolo sia su Amsterdam (al primo posto) sia sul fatto che il calcolo elaborato da Brew Smartly rientra nella categoria WHO CARES estrema, dato che si sono inventati una media tra tre variabili:

Voto medio.
Caffetterie pro capite (per 100.000 persone per tenere conto delle diverse dimensioni della popolazione).
Valore delle importazioni pro capite (USD).

Trovi qui la tabella con la classifica totale.

Insomma per fare una citazione “è un po’ come ballare sulla matematica” ma è pur sempre un motivo per parlare di Dublino e non va sprecato laughing

Così ad esempio colgo l’occasione per segnalarti una imperdibile mostra digitale: The Poetics of Print ovvero la tradizione della stampa irlandese e il suo ruolo nello sviluppo della poesia che trovi sul sito della libreria del Trinity college.

Prenditi il tempo di farci un giro/click perché merita: parlare di Dublino ci ha portato a cose belle anche sui libri.
E se aggiungessi un’altra mia passione?

Al Gaiety Teatre sono in programma nientemeno che James Joyce: The dead – I morti e a seguire, perché no, la prima mondiale di Pomi d’ottone e manici di scopa che però io non so se posso immaginare senza la mitica Angela Landsbury alias Mrs. Jessica Fletcher

Non è bello tornare un po’ bambini?
Che poi la magia è anche saper trovare atmosfere e fermare attimi come quelli in questo scatto


Ma torniamo ai coffee shop di Dublino: tra i tanti ne ho scelti tre.

Il primo per il nome: Cloud cafe, ed è superfluo che io ripeta (leggi ri-canti) la frase che adoro della canzone di Carly Simon, vero?

Il secondo perché in maniera del tutto bizzarra ha come simbolo la lavorazione delle calzature, forme di legno e gesti che ho imparato a conoscere e che da mooolti anni a questa parte sono entrati a far parte della mia vita: Shoe Lane.
Senza contare il ricordo meraviglioso che mi suscita la Singer!

Il terzo nasce da un sogno: uno stilosissimo furgoncino vintage che ovviamente invidio, anche se sarebbe bastato il logo: Cocobrew

Il sogno non solo si è realizzato, ma è cresciuto e dal van Cocobrew si è trasferito nel quartiere di Temple bar del quale ti lascio uno sguardo in diretta con la live cam mentre aspetto che mi racconti qualcosa di Dublino tu.

WAKE UP AND SMELL THE COFFEE

WAKE UP AND SMELL THE COFFEE

 

 

Wake up and smell the coffee.

No need to argue: chiunque conosce ZOMBIE dei Cranberries.

Io non riesco a definirla semplicemente una canzone, per me è storia.
Recentemente ha superato il miliardo di visualizzazioni su YouTube e ammetto che un tot sono mie.
Un successo meritato, che chiude il cerchio della precedente proclamazione a canzone dell’anno agli MTV Awards 1995.
Zombie è stato girato da Samuel Bayer, che ha realizzato anche il video di Smells like teen Spirit per intenderci, ma, tralasciando l’indubbia qualità, io mi soffermerei sul messaggio e sulla voce di Dolores O’Riordan.
Purtroppo ormai la prima cosa che viene citata ovunque su di lei sono le circostanze della morte, io invece vorrei parlare della vita.
Non della sua biografia in dettaglio, ma dettagliatamente sottolineerei come lei abbia scritto questo brano di getto, dopo aver appreso della tragica morte di due ragazzini a causa di una bomba.
Nonostante l’episodio si collochi in Irlanda nel 1993, un preciso contesto tristemente noto, Dolores ha sempre evitato di politicizzare.
“Nella tua testa, nella tua testa” lo ripete Dolores, invoca, invita a pensare, sembrerebbe banale eppure troppo spesso non lo è.
Il suo è un grido per unire, per risvegliare.
“La violenza causa silenzio.”
Io trovo che Dolores sappia far parlare questo silenzio, sappia dar voce al dolore, sappia gridare non la rabbia, ma la forza di dire basta.
Zombie è contro la violenza, contro l’incapacità di fermare la violenza.
Questa canzone è il nostro grido contro la disumanità dell’uomo per l’uomo; e la disumanità dell’uomo al bambino.”
Dolores O’Riordan

Non so tu ma per quanto mi riguarda il pensiero arriva forte e chiaro e si insedia in maniera viscerale.
Il suo “another mother’s breaking heart” diventa il mio.
La sua voce, il suo modo di cantare del tutto unico, costituiscono il punto focale: un catalizzatore, che permette al messaggio di comunicare tutta la sua dirompente disperazione.
“Zombie è stata ispirata dalla morte di un bambino. La vita gli è stata presa dalle braccia di sua madre, che stava facendo shopping in un giorno normale a Londra. Qualcuno aveva infilato una bomba in un cestino di rifiuti e il bimbo si è trovato al posto sbagliato al momento sbagliato, ed è morto. La ragione per cui era stata messa la bomba aveva a che fare con quel tipo di rivendicazioni politiche e territoriali che si succedono in Irlanda e in Inghilterra. L’allusione alla data del 1916 serve a ricordare che in quell’anno fu firmato un accordo che sanciva la cessione di sei contee irlandesi all’Inghilterra. Da allora non è cambiato niente: guerra, morte ed ingiustizia.
Dolores O’Riordan

Zombie che vedono e sentono il dolore, eppure non fanno nulla.
Zombie non da film horror eppure terribilmente più spaventosi: noi.

 

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