Like the birds of Cinderella’s dress … è il paragone che Sabrina Impacciatore ha utilizzato durante una intervista alla cerimonia per gli Emmy Awards a Los Angeles.
Ecco a me piace moltissimo questo suo modo di essere ironicamente squinternata.
Questa attitudine alla risata trascina il buon umore, non trovi?
L’amica perfetta per fare casino …
A proposito di amicizia … hai mai visto “Amiche da morire?”
Direi che la Sicilia risulta un luogo congeniale per Sabrina: la stagione di The White Lotus per la quale Sabrina ha ricevuto una candidatura come miglior attrice non protagonista in una serie drammatica è girata a Taormina.
Nell’intervista Sabrina
oltre a raccontare che il suo abito è stato sistemato durante la notte precedente da sarti like the birds of Cinderella’s dress, dichiara che la sua victoria è essere lì, ma possiamo dire che un altro bel colpo è la partecipazione al prossimo film In the head of Dante con Al Pacino e John Malkovich.
Chissà che non ci sia lo zampino della Fata madrina … 🙂
E tu? Hai mai vissuto una favola?
Io più che altro vivo perennemente nei casini, ma non saranno poi proprio quelli la vera fiaba?
Gianni Rodari scrisse: Le favole dove stanno? Ce n’è una in ogni cosa: nel legno del tavolino, nel bicchiere, nella rosa.
Memento mori sono le parole, scritte in maniera originale, che appaiono sul sito ufficiale dei Depeche mode sotto a un countdown in rosso.
Memento mori è il titolo del nuovo lavoro dei Depeche Mode in uscita il 24 marzo.
Ti capita mai di trovare particolari connessioni su più livelli, rispetto a forme artistiche che rappresentano elementi che ti stanno particolarmente a cuore?
Ecco: sul profilo ufficiale Instagram trovi questo video che mostra, un po’ in stile speed painting, un enorme murales che raffigura ali … e tu sai che io ho un debole per le ali, vero?
Ma il mio legame con i Depeche Mode è molto molto lontano nel tempo: il mio primo concerto a Milano.
Tra l’altro Milano ricorre nella loro storia perchè Violator è stato in parte registrato proprio a Milano in zona Mecenate.
Leggendario l’aneddoto del suono dei passi sulla tromba delle scale, altro che percussioni elettroniche …
A proposito di Violator domani ricorre l’anniversario dell’uscita: 19 marzo 1990.
33, come gli anni di Jesus, quel loro Personal Jesus che hanno voluto personalizzare, umanizzare, rendere tangibile.
Feeling unknown And you’re all alone Flesh and bone By the telephone Lift up the receiver I’ll make you a believer
Ti senti sconosciuto E sei tutto solo Pelle e ossa Accanto al telefono Alza la cornetta Ti renderò un credente.
Questo concetto espresso nel brano è stato in qualche modo reso reale con il lancio per promuovere il singolo: una idea semplicemente geniale.
In una pagina del Melody Maker appariva soltanto un numero di telefono accompagnato dalle parole Your Own Personal Jesus.
Chi chiamò il numero ebbe la possibilità di sentire il frammento “reach out and touch faith” seguito dal famosissimo riff.
Se non è storia della musica questa …
Tra l’altro non ti viene la nostalgia di quando i telefoni non ci seguivano in ogni minuto della giornata, e di quando non ci avrebbe mai sfiorato l’idea di “temere” numeri di telefono sconosciuti in quanto potenziale fonte di stalking commerciale?
Ma torniamo a Memento mori: significa “ricordati che devi morire.”
Io per fortuna o purtroppo non posso pensare a queste parole senza associarle a Non ci resta che piangere, quindi, anziché piangere, sorrido.
Ma anche Dave Gahan e Martin Gore vogliono intendere il loro Memento mori in senso positivo, come un Carpe Diem: vivi al massimo.
Come vorrebbe Fletch.
E dunque eccoli, nel video ancora una volta a cura di Anton Corbijn, che giocano a scacchi con la morte come ne Il settimo sigillo di Ingmar Bergman
Ghosts again … di nuovo fantasmi.
Il percorso della vita: dal cercare di rendere tangibile lo spirito, al pensare di essere felici anche dopo la fine di qualcosa.
Pensi che sia davvero il perfetto equilibrio tra malinconia e gioia come Dave Gahan?
Tu riesci a ricordarti che “devi morire”?
Lo so, posta così questa domanda sembra assurda, io spesso mi arrabbio con me stessa: quando mi lascio prendere dai deliri quotidiani invece di dare valore a ogni singolo giorno, a ogni singolo momento.
Si conosce un uomo dal modo in cui ride è l’incipit di una celebre frase di Fëdor Dostoevskij, mi verrebbe da dire “meno male che sono una donna, così magari riesco a non dare una cattiva impressione …”
Scherzi a parte io rido in maniera piuttosto assurda, sonora. Rido, proprio.
Non è facile però trovare qualcosa che faccia ridere veramente.
Ridere, sì! Quello stato di incontrollata ilarità, che prorompendo in maniera improvvisa coglie di sorpresa tutte le paranoie, e le oscura, alleviando l’anima.
Quali sono le cose che ti fanno più ridere in assoluto?
Il primo pensiero è andato sulle scene di alcuni film che sono poi diventati parte integrante del mio modo di parlare perché li cito sovente.
Quello più ricco di ironia, quello del quale per me è difficile scegliere una scena in particolare, quello che mi ha fatta ridere a crepapelle è Il Grande Lebowski.
Sì, lo so, i Fratelli Coen sono particolari, questo umorismo è particolare, io, sono particolare … (dove per particolare nel mio caso si intende non normale).
Tu mi dirai che tutto ciò è al contrario molto tragico, in realtà lo è, ma io mi ritrovo ad esorcizzare e a volere in fondo soltanto un contenitore. Magari con la speranza di non essere più controvento almeno nell’estremo frangente della vita.
Anche perché … potrebbe andare peggio: potrebbe piovere!
Non potevo non citare Frankenstein Junior, altro film del quale sono incapace di scegliere una scena soltanto, dato che mi piace in maniera ABnorme.
È il caso dunque di dare una doverosa sterzata, e di pensare a qualcuno che sia sinonimo di risate imprescindibili.
Un MAGO e non soltanto delle parallele …
Peter Sellers: le citazioni sarebbero interminabili, i suoi personaggi sono passati alla storia, forse il più esplosivo è l’attore in Hollywood party. O no?
Oltre ai film, c’è magari un libro, una canzone o una pièce teatrale che hai trovato particolarmente esilarante?
Se penso al riso associandolo a un libro, mi viene in mente Il nome della rosa di Umberto Eco, libro per me importantissimo ma concettualmente agli antipodi.
Secondo il rapporto annuale pubblicato dall’Ente Nazionale Risi la Lomellinae il pavese si confermano l’area con la maggiore estensione di campi coltivati a riso.
“Il mare a quadretti” come diceva mio cugino quando eravamo bambini … già, qui siamo piuttosto lontani dal mare e dunque ci si accontenta di trovare il bello con visioni alternative.
Il mare a quadretti ovvero risaie.
Risaie ma non risate.
Oppure, citando il neorealismo, riso amaro dal momento che le condizioni di vivibilità, o forse dovrei dire mortalità, dovuta all’elevato tasso di tumori, non permettono certo di sorridere.
Non mi stanco di ribadire periodicamente l’alta pericolosità dei veleni con i quali conviviamo, perché i danni che provocano all’organismo sono terribili.
Ma come ci ha insegnato Charlie Chaplin un giorno senza un sorriso è un giorno perso.
Dunque se il sorriso ancora un po’ stenta, direi di partire almeno dal riso.
O, meglio ancora: perchè non fare un salto più lungo uscendo dai confini della Lomellina?
The caustic misanthrope ha proposto una tartare con riso Nerone che dire sfiziosa è riduttivo, e poi mi ha parlato anche del riso rosso! Io sono un impiastro per cui al primo tentativo ho sbagliato il tempo di cottura ma … sbagliando si impara! Grazie Lu!
Proseguendo sul blog di Paola: Primo non sprecare, che ti consiglio di non perdere, si trova una lunga serie di ricette per cucinare il riso arricchite di preziosi consigli, e sono una più interessante dell’altra!
Io non so se riesco a scegliere, tu?
Che ne dici: possiamo osare una versione Keep Calm? Si accettano proposte!
Ogni volta che penso alla parola antibiotici mi ritrovo a canticchiare questa frase di Alanis. Certo gli antibiotici sono una fase dalla quale tutti speriamo di uscire velocemente. Quello che forse non è ancora universalmente noto è che le società farmaceutiche, o più nello specifico gli investitori, non ritengono più conveniente investire nella ricerca necessaria per combattere i nuovi batteri divenuti resistenti, poiché il rientro economico è esiguo. Gli antibiotici si assumono per una settimana al massimo. Molto più remunerativo dedicarsi ad altri tipi di medicinali che curano i pazienti per anni, senza eliminare la malattia, come ad esempio i farmaci per il diabete. Inoltre i produttori riscontrano problemi dovuti proprio alla inefficacia degli antibiotici progettati per sconfiggere le infezioni che non riescono più a debellare funghi e batteri che hanno sviluppato difese contro i farmaci in seguito ad un uso eccessivo vecchio di decenni. Ironicamente i batteri si evolvono in maniera più intelligente di come non sappiamo fare noi. Sarà che loro hanno ancora a cuore la sopravvivenza, noi invece siamo solo schiavi del denaro. Ma te lo immagini Fleming mentre gli viene detto che non è economicamente conveniente proseguire la ricerca sulla sua penicillina? In realtà c’è poco da ridere: come riportato dal New York Times, colossi farmaceutici come Novartis hanno abbandonato il settore mentre altre società stanno rasentando l’insolvenza. Le start-up di antibiotici sono aumentate di peso negli ultimi tempi ma un esempio del quadro può essere rappresentato dai 15 anni e soprattutto dal miliardo di dollari impiegato per arrivare alla approvazione e all’inserimento di un farmaco contro le infezioni delle vie urinarie tra gli essenziali. Numeri tristemente emblematici. In passato gli scienziati con mezzi esigui riuscivano ad ottenere risultati sbalorditivi, negli ultimi vent’anni sono state introdotte solo due nuove classi di antibiotici, il resto sono variazioni di farmaci esistenti. Mi sto riferendo ai dati della ricerca del New York Times, la situazione della ricerca in Italia è tristemente nota. E pensare che fu proprio un ricercatore e ufficiale medico della Marina Militare italiana a capire per primo il potere battericida di alcune muffe. Vincenzo Tiberio intuì un collegamento tra l’acqua prelevata da un pozzo sulle cui pareti si era formato uno strato di muffa, e il successivo utilizzo di acqua dallo stesso pozzo una volta che le pareti erano state ripulite, riuscendo a dimostrare l’azione terapeutica di alcune sostanze contenute nelle muffe. Non so tu, ma io come la sensazione che ora in fondo al pozzo ci siamo finiti noi, e che l’acqua non è pulita.
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