Glastonbury Festival è un altro iconico appuntamento musicale che si svolge nei giorni successivi al solstizio d’estate.
Glastonbury si trova a circa un’ora da Stonehenge ed è celebre per la Glastonbury Tor ovvero una collina sulla quale si trova la Torre di San Michele.
Su questo luogo ci sono leggende che riconducono ad Avalon, Ynys yr Afalon, la famosa isola legata al mito di Re Artù che appassiona moltissimo da sempre.
Glastonbury sorge inoltre su una Ley line: una linea temporanea ovvero una delle linee che collegano virtualmente luoghi di rilevanza storica legati alla sfera spirituale.
Il Glastonbury Festival invece riguarda la sfera musicale e nasce nel 1970 dall’ispirazione di Michael Evis dopo aver assistito ad una esibizione dei Led Zeppelin.
Che dire … c’è da capirlo.
In tutti questi anni si sono avvicendate esibizioni memorabili, difficile persino stilare una classifica, su tutte vorrei citarti questa
Tu sapresti scegliere? Oppure hai una tua esibizione preferita di qualche altro artista?
Anche il Glastonbury Festival è una occasione caso per sbizzarrirsi con outfit particolari, che risultano però diversi rispetto a quelli sfoggiati al sole della California per il Coachella.
Il clima inglese richiede impermeabili e stivali: ecco una carrellata di look tra i quali possiamo ammirare Emma Watson.
Che ne dici? Sole o pioggia purché ci sia buona musica!
E, curiosa coincidenza, proprio nei giorni scorsi ci siamo ritrovate ad approfondire i dolci natalizi partendo dal racconto delle leggende sul Panettone.
Trovo dunque ancora più bello questo nuovo incrocio tra Napoli e Milano perché quando si tratta di generosità c’è sempre da imparare.
Panettone sospeso nasce dal presupposto che purtroppo molte persone si trovano ad affrontare condizioni di estremo disagio, con l’aggravante considerazione che la situazione è in continuo e costante peggioramento.
Certo il Panettone non può fare nessuna differenza, ma può rappresentare un piccolissimo gesto, una mano testa, un soffio di calore in un giorno che dovrebbe essere sereno per TUTTI.
Quindi utilizzando il sistema di Napoli, secondo il quale è possibile pagare un caffè al bar lasciando al gestore la facoltà di offrirlo a chi è impossibilitato, anche a Milano si può acquistare un Panettone che rimarrà in attesa di essere donato.
Ulteriormente, ad ogni Panettone sospeso, la pasticceria ne aggiungerà un altro in modo da raddoppiare il totale dei panettoni da regalare.
Ad orchestrare questa iniziativa è nata una ETS: “Associazione Panettone Sopeso” che provvederà a consegnare i panettoni presso due strutture milanesi: la Casa di accoglienza Enzo Jannacci e i Custodi Sociali del Comune di Milano.
Le pasticcerie che aderiscono a questa opportunità sono riconoscibili attraverso un logo esposto
e l’elenco, completo di indirizzi e coordinate, è presente sul sito dove è anche possibile donare online.
È Natale e sui Navigli, come in centro a Milano, non si riesce più a entrare nei negozi: i magri o i lauti stipendi consentono a tutti una ressa ingenerosa alla ricerca di una felicità che non c’è, o che almeno non si compra. Io quest’anno ho spento le candele: tutti mi hanno invitato, ma quella notte non farò nulla di diverso, nulla che io non faccia sempre, proprio come quando ero bambina; al limite si cambiava stanza, si andava dalla camera al tinello per vedere se era arrivato Gesù, e per mangiare il panettone, che allora si chiamava “el pan de Toni”… Alda Merini, 21 dicembre 2006
Sono giorni di pensieri pesanti e forse per questo ancor di più avverto un istintivo richiamo verso le tradizioni, come se potessi trovare una specie di rifugio.
Quindi rilancio l’invito a condividere idee o ricette che facciano riferimento ad Halloween piuttosto che ad Ognissanti.
Dopo aver decisamente apprezzato la pumpkin pie, volevo provare a recuperare le ricette della Lomellina.
Ma a quanto pare siamo più predisposti per la tradizione orale senza poi darci la pena di trasferire per iscritto …
Risulta infatti una impresa rintracciare fonti che non siano la stessa frase rimbalzata più o meno a casaccio senza riscontro.
Di questo ha scritto molto bene Annalisa Alberici nel libro Cucina del Pavese della Lomellina e dell’Oltrepo
a pagina 13 c’è una importante domanda: La cucina pavese esiste?
La risposta è lunga ed articolata, ma in breve:
Devo ammetterlo: nei secoli la cucina pavese non fu mai scritta. O lo fu per caso.
A quanto pare la cucina pavese è proprio come il bel tacer … e appena ho letto questa frase non ho potuto far altro che sorridere ripensando al ricordo della frase che mi ripeteva mia nonna.
In realtà però ho trovato anche un altro libro che parla di Milano con riferimento al periodo dei Visconti, che quindi si può considerare esteso a Vigevano
A tavola la mestizia del giorno dei morti, con le sue tradizionali visite al camposanto, cede di fronte ai piatti della tradizione che impone la biella (marmitta) con la supa coi sisar (zuppa di ceci) arricchita dalle cotiche, e il pangiald o pane dei morti. Ora il pangiald si può comprare nelle panetterie o nelle pasticcerie, ma un tempo veniva cotto nel forno di casa.
È vero che la mia famiglia è contaminata, ma noi non abbiamo mai mangiato ceci … dunque rimane giusto il pangiald.
Ognissanti, pane … mi viene in mente questa frase:
I due odori più buoni e più santi son quelli del pane caldo e della terra bagnata dalla pioggia. Ardengo Soffici
Qui piove sempre meno, la terra però è bagnata ugualmente: dalla nebbia.
Ecco, piuttosto che per la cucina, è sul lato scary che la Lomellina non ha nulla da invidiare, le nostre atmosfere si prestano tantissimo!
Infatti, al contrario delle ricette, le leggende non mancano.
Al diaval: il diavolo, per esempio, avrebbe scatenato tutta la sua furia sulla chiesa di Santa Maria a Lomello per impedire le seconde nozze tra la regina Teodolinda, cattolica, e Agilulfo invece ariano.
Sulla stria: strega, come potrai immaginare, esistono molte storie e pare ci siano anche testimonianze dirette … ma si sa, questa parte è “l’anima” di questi racconti … perdona il gioco di parole.
Tra tutte io opterei per quella che ha dato il nome a il ramo delle streghe che in realtà è una meravigliosa diramazione del fiume Ticino
Si narra che il ramo delle streghe sia stato chiamato così per la sventura di una donna affetta da strani sintomi che in una notte di luna piena, nell’intento di purificarsi tra le acque con l’aiuto delle amiche, si ritrova a dover fronteggiare il diavolo e finisce trasformata in un alga gigante che trascina a fondo anche tutte le altre donne.
E delle alghe, che sono la caratteristica di quel tratto di fiume, si dice che ricordino i capelli delle streghe.
IMAGAENARIA è una libreria alla vecchia maniera, come sempre meno se ne trovano in Italia … la presentazione sembra l’inizio di una fiaba e io sinceramente ancora mi incanto quando leggo queste cose e mi sento grata per il prezioso recupero di opere ingiustamente dimenticate della letteratura di ogni tempo e paese.
Vilhelm Bergsøe che ho scoperto frequentatore del Caffè Greco a Roma in quanto membro del Circolo Scandinavoera uno zoologo e nel suo libro appare del tutto evidente una minuziosa e dedicata attenzione alla Natura in tutti i suoi aspetti.
Mentre leggevo, non ho mai smesso di immaginare Laura intenta nel suo lavoro di traduzione: che non deve essere stato per nulla facile e per il quale non posso che farle infiniti complimenti.
Non so tu, ma io molto spesso, leggendo libri di autori stranieri, non mi soffermo sufficientemente sulla portata del lavoro di coloro che traducono, che riveste indubbiamente un ruolo essenziale.
È tutt’altro che semplice infatti ricreare le stesse atmosfere che l’autore genera con il suo modo di scrivere del tutto personale e tenere fede allo stile di scrittura originale.
La scrittura è pittura della voce.
Credo che questa frase di Voltaire racchiuda l’essenza di quale livello debba raggiungere la competenza necessaria per tradurre la “pittura” in un’altra lingua.
Tra l’altro La Pietra cantante è ricchissimo di descrizioni dettagliate dell’ambiente e della vegetazione, con nomi di piante che io ad esempio nemmeno conoscevo.
Un libro che ha il potere di trasportare il lettore sullo stesso cammino alla scoperta di una parte dell’isola di Ischia nota solo a coloro che lì sono nati, e che si sono tramandati le storie dei loro avi.
Una esplorazione nella natura, ma anche nel tempo, tra le leggende che io amo particolarmente e che ricongiungono fenomeni naturali alla storia vissuta dalla gente, in una immersione completa nell’atmosfera magica del luogo.
Ovviamente non voglio svelare completamente l’identità della Pietra cantante per non rovinarti il piacere della scoperta, che ti consiglio di non perdere.
Riconfermo piuttosto la mia massima stima a Laura. Ancora e ancora grazie!
Oggi è giorno di festa per molte persone che vivono e lavorano a Milano, ma in generale Sant’Ambrogio è un appuntamento importante un po’ per tutti arrivando il giorno prima dell’Immacolata: entrambe date che danno il via ufficiale alla stagione natalizia.
Se non hai ancora avuto occasione di visitare la basilica di Sant’Ambrogio, ti consiglio di segnarla per la prima occasione utile, per me tra l’altro rappresenta il ricordo del preludio dell’attività lavorativa, proprio nelle immediate vicinanze: in quelle stesse strade dove fino al 2006 si svolgeva la fiera degli Oh bej oh bej.
Un nome particolare, una espressione milanese che, oltre a rappresentare il dialetto cioè le radici, alle quali io tengo sempre tanto, ricorda le grida di gioia dei bambini: cosa ci può essere di più bello?
Oh belli! Oh belli! Erano i giochi e i dolciumi che Giannetto Castiglione nel 1510 distribuiva ai bambini per ottenere benevolenza dai milanesi temendo di non essere ben accetto in vista dell’incarico ricevuto dal Papa, nei confronti dal quale i milanesi avevano dimostrato malcontento.
Tu hai mai avuto modo di visitare questo mercatino? Direi che è davvero divertente curiosare tra le bancarelle che offrono curiosità e oggetti fuori dal comune. Queste sono alcune delle foto di Elisa dello scorso anno:
Io ci sono stata una volta nei gloriosi anni 80 e qualche anno fa anche nella nuova location in zona Castello Sforzesco sempre grazie ad Elisa che poi ci ha guidati al Villaggio di Natale, dopo una visita al Museo di Storia Naturale che ugualmente consiglio, in particolare per far trascorrere una giornata indimenticabile ai bambini.
Milano del resto è una fonte inesauribile di cose interessanti da fare, di cose belle da vedere, e anche di cose buone da mangiare, perché no? Visto che siamo in tema natalizio ad esempio non si può non citare il panettoneche tra l’altro si sposa sempre bene con una buona tazza di caffé.
Il sito ufficiale del consorzio riporta tre diverse leggende legate alla sua origine. Tu quale sceglieresti? Io la seconda, ça va sans dire …
Ma non perdiamoci oltre in romanticismi: è quasi ora! L’appuntamento con la prima del Teatro alla Scala, ossia uno degli avvenimenti più mondani in assoluto, quest’anno sarà trasmesso su Rai 1, Rai 1HD e Rai play.
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