DENISE HO

DENISE HO

Denise Ho, o HOCC come preferiscono i suoi fan, è stata arrestata il 29 Dicembre ad Hong Kong

Ti avevo già parlato di Hong Kong e della Rivoluzione degli Ombrelli

Purtroppo la situazione non fa che peggiorare, Denise ha annunciato con un tweet di essere stata rilasciata, un po’ come era successo per Agnes Chow, ma l’arresto ha coinvolto anche il personale di Stand News, il sito pro-democrazia di Hong Kong con l’accusa di “pubblicazione sediziosa.”

Si considera sedizioso ogni atto di ribellione, ostilità, eccitamento a sovvertire le istituzioni che sia in concreto idoneo a produrre un evento pericoloso per l’ordine pubblico.

Hong Kong, ex colonia britannica, è tornata al dominio cinese nel 1997 con la promessa che le sue libertà, compresa la libertà di stampa, sarebbero state protette.

Amnesty International ha chiesto l’immediata scarcerazione di tutti gli operatori dell’informazione arrestati solo per aver svolto il loro legittimo lavoro giornalistico.

A giugno anche il direttore del quotidiano Apple Daily: Jimmy Lai ha annunciato la chiusura sempre in seguito ad una serie di arresti.

In questo tweet c’è una lettera scritto di suo pugno dopo la condanna per la commemorazione di Tiananmen.

Cancellazione sistemica della storia.”

Dunque l’appello di Denise Ho e delle voci come la sua sono estremamente importanti

Denise è nata a Hong Kong ma cresciuta a Montreal nel Quebec. Ha però deciso di tornare per lanciare la sua carriera nel Cantopop.

Tu conoscevi il Cantopop?

Io no, e ne ho trovato una interessante spiegazione qui

Tra l’altro ho scoperto anche Caffeine Tears dei Dear Jane! Ora devo assolutamente capire l’origine del nome di questa band che viene definita Chinese acoustic rock.

Becoming the song è invece il docufilm che descrive il percorso di Denise da popstar ad attivista per i diritti umani.

Da seguire sicuramente, non sei d’accordo?

LA CONVENZIONE È “DI ISTANBUL” MA LA TURCHIA SI CHIAMA FUORI

LA CONVENZIONE È “DI ISTANBUL” MA LA TURCHIA SI CHIAMA FUORI

 

La convenzione è “di Istanbul” ma la Turchia si chiama fuori.

Era il 2018 quando il volto della piccola Amine suscitava lo sdegno generale.

Le notizie riportarono che la angoscia della sua espressione, che a me personalmente è rimasta impressa, si era generata nel momento in cui le fu detto che se fosse morta da martire avrebbe avuto gli onori della bandiera.

Ora, al netto di tutta la geopolitica, motivazioni e contromanovre, rimane il fatto che questa foto è stata un po’ una sorta di preludio a tante cose successive.

L’ultima in ordine di tempo è la firma sul decreto presidenziale che sancisce l’uscita della Convenzione che porta proprio il nome della capitale turca.

Un paradosso.

Il Consiglio d’Europa ha adottato la Convenzione sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica l’11 maggio 2011.

La Convenzione di Istanbul è ampiamente riconosciuta come lo strumento giuridico più ambizioso volto a prevenire e combattere la violenza nei confronti delle donne, la violenza domestica e la violenza di genere, quali violazioni dei diritti umani.

È entrata in vigore nel 2014: solo tre anni dopo la sua adozione, a testimonianza del bisogno degli Stati membri di un trattato giuridicamente vincolante per guidarli negli sforzi volti a mettere fine alla violenza.

UNWOMEN della quale ho già parlato a proposito di Emma Watson ha chiesto con forza di riconsiderare il ritiro con questa dichiarazione

Zehra Zumrut Selçuk, responsabile del ministero della famiglia, del lavoro e dei servizi sociali in Turchia ha rassicurato rispondendo che i diritti delle donne sono garantiti nella legislazione nazionale, in particolare nella Costituzione turca, e in un tweet ha comunicato l’intenzione di proseguire con tolleranza zero perché la violenza sulle donne è un crimine contro l’umanità.

Bene.
Quello che non capisco è: perché dunque disconoscere un trattato che va nella stessa identica direzione?

O meglio, lo capisco, nell’ambito di strategie interne che si basano su manovre politiche. Come tutto il resto, in fondo.

Ma alla fine: per la Turchia, Europa sì o Europa no? Questo è il dilemma …

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