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Madrigale senza suono è il libro che Monica mi ha consigliato per affrontare un periodo storico che in effetti non è nelle mie corde.

Edito da Bollati Boringhieri, Madrigale senza suono ha vinto il Premio Campiello 2019.

L’autore: Andrea Tarabbia ha un blog WordPress del quale mi ha colpita l’immagine della testata: una fotografia dell’ingresso dell’appartamento n. 50 sulla via Sadovaja, a Mosca, scattata nell’anno 2000.

In realtà, data la costruzione particolare dovrei parlare di autori perché se il Madrigale è senza suono, il libro invece ha più voci.

Tre diverse visioni portano il lettore a guardare l’anima di Carlo Gesualdo, noto come Gesualdo da Venosa, famoso per essere un eccelso madrigalista, ma anche un cruento uxoricida.

Igor Stravinskij, Glenn Watkins e Gioachino Ardytti.

Igor Stravinskij non necessita certo di presentazione.

Glenn Watkins viene definito come il massimo conoscitore di Gesualdo da Venosa.

Infine definirei Gioachino Ardytti come l’incarnazione delle leggende che accompagnano la vita di Carlo Gesualdo.

Lo scambio tra Watkins e Stravinskji è epistolare è tu sai bene quanto io ami le lettere

Ed è il preludio a ciò che accadrà a Venezia nel 1960: Monumentum pro Gesualdo da Venosa ad CD annum.

 

A Gioachino invece Andrea Tarabbia attribuisce un manoscritto che narra la vita di Carlo Gesualdo fin nei dettagli oscuri del male riportati in maniera tanto spietata quanto funzionale a dipingere il personaggio forse con lo stesso criterio di pentimento che ha inteso lui estrinsecandolo nella famosa Pala del Perdono.

Anche Franco Battiato ha dedicato una canzone che invita a riflettere sulla morale e sulle azioni degli uomini.

I madrigali di Gesualdo, principe di Venosa
Musicista assassino della sposa
Cosa importa?
Scocca la sua nota
Dolce come rosa

Parole fortissime in effetti.

La sposa di Carlo Gesualdo: Maria D’Avalos, fu trucidata a Palazzo San Severo, dove vivevano e da allora si tramandano varie leggende in proposito.

Sicuramente Maria rimane una presenza costante nel racconto della vita di Gesualdo da Venosa, in una sorta di altalena tra alter ego e commistione tra il bene e il male.

Mi piace piuttosto citarti questa frase dal libro:
Io penso che la musica sia la sposa delle parole, e che ogni parola sia una scatola dove tutto il dolore, e la gioia, e la vita sono contenuti. Con i suoni possiamo far esplodere questa scatola, donarle più dolore, più gioia, più vita di quanta ne abbia già.

Personalmente trovo che sia molto vero: la musica per me può amplificare stati d’animo.

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