LA MEMORIA DELL’ACQUA

LA MEMORIA DELL’ACQUA

Se la vibrazione è energia, allora la risonanza è il modo in cui essa si propaga, perciò la risonanza è in grado di trasmettere energia.”

Queste parole di Masaru Emoto racchiudono l’essenza dei suoi studi sulla memoria dell’acqua.

Conoscevi già questa teoria?
Quando Massimo me ne ha parlato, io sono rimasta letteralmente incantata.

La musica, come ho già scritto, per me è energia e costituisce una componente essenziale.

Anche l’acqua è un elemento molto importante che nel mio caso si concretizza nel legame con il mare.

Ma come si combinano?
Masaru Emoto ha intrapreso ricerche approfondite sull’acqua in tutto il pianeta, non tanto come ricercatore scientifico, ma più dal punto di vista di un pensatore originale. Riuscendo a dimostrare che è nella forma di cristallo ghiacciato che l’acqua ci mostra la sua vera natura.

Come?
Congelando campioni di acqua precedentemente esposti a musiche di vario genere ed osservandone successivamente i cristalli.

Sembra persino una fiaba vero?
Colpisce con tutta la delicatezza dell’universo giapponese e della loro attitudine, che sinceramente io invidio.

Ascoltando questa intervista mi sono rimasti impressi alcuni passaggi, ad esempio quando dichiara: “mi sento di avere molto in comune con Don Chisciotte.”

Oppure quando parla di tradizione spirituale giapponese e di HADO: letteralmente cresta dell’onda, che rappresenta proprio la vibrazione energetica che si trasforma in memoria dell’acqua.

Meraviglioso.

Devo però anche dire che personalmente, considerando Giappone e acqua, i miei pensieri non possono fare a meno di correre sulla drammatica situazione di Fukushima e dell’imminente scadere del tempo rimasto per i serbatoi.

Anche per questo risulta ancor più prezioso l’intento del Dottor Emoto di dedicarsi ai bambini, che non hanno l’imprinting negativo degli adulti, attraverso il suo Peace Project

Come dargli torto?
E pare non si possa dare torto nemmeno riguardo ai suoi studi sui quali è stato svolto un test in doppio cieco a riconferma.

Tu cosa ne pensi?

Sull’onda emotiva di questo modo della musica di materializzarsi in cristalli, mi sono poi ritrovata a riflettere su un altro stupendo frangente in cui la musica impressiona la memoria: la gravidanza.

A questo proposito mi farebbe TANTO piacere se qualcuno volesse raccontarmi la propria esperienza.

Io ho sempre fatto ascoltare musica a nostro figlio: prima che nascesse e anche dopo. Sul tipo di musica forse non sono stata granché ortodossa …

A questo proposito ho trovato la tesi della Dottoressa Alexandra Lamont: docente senior di psicologia della musica presso la Keele University, secondo la quale i bambini possono ricordare le cose dall’utero molto più a lungo di quanto pensassimo.

Lo studio di ricerca dell’Università di Leicester riportato da NewScientist ci spiega che:
La psicologa Alexandra Lamont ha scoperto che i bambini di un anno ancora riconoscevano e preferivano i brani musicali che venivano suonati loro prima di nascere. Studi precedenti hanno mostrato che i bambini avevano familiarità con le esperienze prenatali solo quando avevano pochi giorni.
Lamont aveva pensato che i bambini potessero sviluppare un gusto per lo stile musicale suonato dalle loro madri, ma non era vero. Invece, è stata sorpresa di scoprire che i bambini potevano discriminare e ricordare le singole canzoni.

Sempre a cura della dottoressa Lamont ho anche trovato una World Café participatory discussion “coincidenze? Io non credo …”

Scherzi a parte, tu che musica vorresti cristallizzare nella memoria?

NICOLETTA DOSIO COME JANE FONDA

NICOLETTA DOSIO COME JANE FONDA

Nicoletta Dosio come Jane Fonda.

In questi ultimi mesi abbiamo imparato che:
Ogni venerdì, come sorge il sole, Jane Fonda si sveglia e sa che dovrà farsi arrestare.
Ogni venerdì, come sorge il sole, un poliziotto si sveglia e sa che dovrà arrestare Jane Fonda.
Ogni venerdì, come sorge il sole, non importa che tu sia Jane Fonda o un poliziotto, l’importante è che a 81 anni questa Donna ci insegni come non smettere di manifestare la propria opinione.
Il suo primo arresto, raffigurato nella tazza, risale agli anni 70 quando si batteva contro la guerra in Vietnam guadagnandosi il soprannome di Hanoi Jane.
Ma Jane Fonda si è battuta per altre cause come la guerra in Iraq, l’occupazione della Palestina e la Women March.
E lo ha fatto con il suo stile del tutto personale: scegliendo ogni volta un cappotto di colore diverso. Chiunque infatti ora associa il suo cappotto rosso ai recenti arresti per il suo supporto alla campagna che richiede alla amministrazione Trump di firmare il Green New Deal.
Ma quante altre Donne altrettanto coraggiose manifestano per ciò in cui credono senza che nessuno le noti?
Per conoscere la storia di Nicoletta Dosio, infatti, abbiamo dovuto scoprire che si è fatta portare in carcere a 73 anni.
Lei di rosso ha i capelli, e lotta da 30 anni, ma nessuno si è mai curato di lei: era soltanto una tra gli attivisti della Val di Susa finché ha rifiutato le misure alternative al carcere.
Nicoletta Dosio dovrà scontare un anno per una protesta che risale al 2012 contro l’Alta Velocità e contro l’allora governo Monti.
Nicoletta Dosio è colpevole di aver alzato la sbarra del casello autostradale permettendo agli automobilisti di passare senza pedaggio, perché la polizia il giorno prima aveva malmenato e prelevato le persone a forza dopo averle attaccate con una pioggia di lacrimogeni nei boschi attorno a Bussoleno.
Nicoletta Dosio è “evasa” dagli arresti domiciliari e ha rifiutato attenuanti perché per ottenerle avrebbe dovuto riconoscere il disvalore della sua condotta.
Nicoletta Dosio ha applicato nel concreto il motto “Da ognuno secondo le proprie capacità, ad ognuno secondo i suoi bisogni” e ha dedicato la sua vita all’insegnamento di greco e latino ma anche alla causa No Tav per il suo territorio, per la sua comunità, con la sua comunità.
Nicoletta Dosio ci insegna “la consapevolezza che quello presente non è l’unico dei mondi possibili.”

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