LA PASSIONE DI FRIDA

LA PASSIONE DI FRIDA

La passione di Frida edito da tre60 è anche la passione di Caroline Bernard pseudonimo di Tanie Schlie che per il suo ventisettesimo compleanno riceve in regalo la biografia di Frida Kahlo scritta da Hayden Herrera ed inizia un percorso di immersione in tutto ciò che ruota intorno all’artista.

Sul suo sito in primo piano la frase: “E poi mi siedo a Parigi al Café de Flore e ordino la mia ispirazione” … lo stesso Café de Flore in cui a pagina 270 anche Frida siede.

Nel libro si parla anche di un piccolo caffè chiamato La risa: la risata, ma soprattutto si parla della PASSIONE citata nel titolo.

Una passione talmente forte e viscerale da risultare unica e irripetibile, un vero e proprio legame fatto di terra pittura e sangue che Frida Kahlo riporta non solo sulle sue opere ma anche in ogni singolo istante della sua vita.

Una vita sofferta, una vita senza sconti, mai.

Io in particolare ho ricevuto ispirazione per quanto riguarda il convivere con il dolore, ma sono stati altri tipi di sofferenza accanitasi su Frida che mi sono arrivati con la stessa intensità della sua determinazione.

Quel suo buco nel cuore rimane indelebile.

Ma superiore è la forza con la quale arriva il suo esempio di come la volontà trascenda il fisico, riuscendo a sfiorare l’impossibile.

Tanto quanto il destino è crudele.

Alla sua morte i suoi oggetti personali sono stati raccolti e interdetti al pubblico per un periodo di quindici anni per volere di Diego Rivera, ma in realtà gli anni trascorsi prima che venissero esposti sono cinquanta.

Tra le fotografie disponibili grazie a The Guardian io sono rimasta colpita dagli stivaletti. Osservali bene

E ho provato ad immaginare i profumi della Casa Azul

 

Mexicanidad.
In una frase del libro la sorella Cristina, che porta lo stesso nome dell’amica che ringrazio per il libro, dice a Frida che lei è il Messico.

Ma lei è anche il dolore, tangibile, inesorabile, irriducibile.

.

 

Grazie al libro, è possibile assistere alla nascita di alcuni dei suoi quadri seguendo un filo di emozioni, come se non potessero essere pensati altrimenti.

Tu ne hai uno preferito?

Li puoi vedere sul sito della Fondazione, oppure qui trovi una selezione abbinata a citazioni.

Concludo con una notizia, segnalata da Fantastic Nonna: il Comune di Milano ha dedicato una piazza a Tina Modotti che nel libro ha un ruolo importante.

Io mi sono innamorata di questa fotografia.

Ne hai una anche tu in cui il tuo sorriso esplode irradiando gioia?

A MILANO IL CAFFÈ SI PRENDE IN FRETTA, A NAPOLI CON LE TRE C, E A DUBLINO?

A MILANO IL CAFFÈ SI PRENDE IN FRETTA, A NAPOLI CON LE TRE C, E A DUBLINO?

 

A Milano il caffè si prende in fretta, a Napoli con le tre C e a Dublino?

Questa è la domanda di Laura, nei commenti al fatto che Dublino sia la seconda capitale più ossessionata dal caffè.

Su Milano direi che non ci sono dubbi.
Tutto è frenetico, tutto è rincorsa, tutto è accelerato.
Tra parentesi, dato che siamo in argomento, ti segnalo addirittura le nuove date per Milano Caffè: dal primo al tre Ottobre, sperando che quest’anno la manifestazione possa tornare ad essere una festa vissuta e partecipata.

Ma Caffè a Milano è anche una delle più significative espressioni dell’Illuminismo italiano. Mi riferisco al giornale fondato da Pietro Verri che, come ci suggerisce la Treccani, veniva stampato a Brescia per sfuggire alla censura austriaca. Qui trovi la storia.

Riguardo alle tre C di Napoli, ho adorato il modo in cui Laura me ne ha parlato, e voglio assolutamente imparare ad assorbire “l’aroma” di questo concetto, che in più è anche stare in compagnia.

Ma siccome c’è tantissimo da dire, rimando ad un post dedicato Al tavolo di Amalia proprio per renderti partecipe di quanto è bello stare in compagnia, “al tavolo” di questo blog che è una miniera d’oro di informazioni su Ischia e non solo.
Io mi sono innamorata scoprendo tradizioni, storie di vita vissuta, racconti incorniciati dal legame con il mare ed esperienze di ritorni alle origini.

Dunque mentre aspetto che il caffè Al tavolo di Amalia sia pronto come da rigorosa regola c c c, provo a rispondere alla domanda di Laura: e a Dublino?

Una prima risposta si trova Tra Italia e Finlandia: laughing dove Luisella ci racconta della sua esperienza riguardo ai Pubs di Dublino. Riporto testualmente: la birra fornisce loro una connotazione pittoresca che li rende leggendari, ma vi si trovano bevande di tutti i tipi, perfino il caffè!

Proseguendo la ricerca, visto che ti avevo parlato del Trinity College, mi è venuta la pazza idea di chiedere al professor David Berman, partendo dalla base del suo studio sulle abitudini legate al caffè illustrato in un’intervista su The Irish Times.

Ne è nato un bellissimo scambio!
Non finirò mai di ringraziarlo adeguatamente.

Il professor Berman ha voluto innanzitutto che gli parlassi di cos’è il caffè per noi in Italia.
Dunque coglierei l’occasione per farti la stessa domanda nel caso tu voglia esporre la tua personale visione.

E alla fine siamo arrivati alla conclusione che la classifica di Brew Smartly ha il suo fondamento e motivo di essere, e rispecchia un cambio di abitudini soprattutto negli ultimi vent’anni, rispetto ai classici birra o whisky che rappresentano un po’ l’immediata associazione di idee quando si pensa all’Irlanda.

Si può dunque concludere che non sia lontano dalla verità dire che lo stile irlandese è diventato più serio, più sobrio.

Ma la cosa fantastica è che dalle considerazioni sul cambiamento, il discorso si è spostato sulla musica!
No, non te lo so spiegare quanto sono contenta!

Un esempio su tutti Clancy Brothers and Tommy Makem

Nel caso della musica però, l’evoluzione non porta a qualcosa come il caffè.

Al contrario passa attraverso il doloroso periodo passato alla storia come The Troubles, ovvero la guerra civile per l’autonomia della popolazione dell’Irlanda del Nord divisa tra cattolici e protestanti.

Ovviamente il mio primo pensiero va a Dolores ma sono tanti i capolavori musicali che si possono citare:

mi fermo?

Vuoi ricordare qualcosa tu?

FOLLETTO ROSSO

FOLLETTO ROSSO

Da pessima ricercatrice, purtroppo non sono riuscita a scovare una perla che avrei voluto mostrarti: mi è tornata in mente sentendo parlare un po’ ovunque del set di House of Gucci.

Ridley Scott sta girando in Italia tra Gressoney, Milano e Como e impazzano le indiscrezioni sul cast che vanta una notevole rosa di personaggi: Lady Gaga, Adam Driver, Al Pacino, Jared Leto e Jeremy Irons …

Io però vorrei soffermarmi su Patrizia Reggiani: leggendo che si è indispettita per non essere stata contattata da Lady Gaga, ho immediatamente ripensato all’intervista durante la quale avevo avuto modo di conoscerla in tutta la sua risoluta personalità.

13 novembre 1993: una delle ospiti di Harem è proprio Patrizia Reggiani e Catherine Spaak, con quel suo tocco di perfidia celato sotto al sorriso, la intervista in particolare riguardo alla separazione.

Patrizia Reggiani racconta di come Maurizio Gucci la abbia notata durante una festa come un “folletto rosso” per via del suo vestito, e aggiunge di avergli inizialmente fatto credere di essere la figlia di un “camionista” salvo poi specificare che il padre aveva una importante azienda di trasporti.

Ricordo uno dei commenti di Catherine Spaak: “io avrei continuato ad essere la figlia del camionista ancora un po’…”

Ma il crescendo arriva quando la Spaak chiede “ha già avuto tot soldi, la casa qui, la barca là … non le basta?”

Risposta: “il patrimonio Gucci è stato valutato xxx, lei che ne dice?”

Ecco, ovviamente non rammento le cifre o i dettagli, ma la frase di risposta e il tono del “lei che ne dice” mi sono rimasti impressi come se li avessi sentiti ieri.

E li ho immaginati come una cornice alle dichiarazioni contro chi la interpreterà sul grande schermo.

Tengo a precisare, però promettimi di non bannarmi per questo, che a me Lady Gaga non piace … ecco, l’ho detto.
Parlo della cantante, perché non ho visto A star is born e dunque non mi pronuncio sulla recitazione, che peraltro è stata osannata da tutti.

Ma incontrare la persona che si dovrà interpretare non è la regola.
Ricordi esempi in proposito?

La visione del film ci darà l’ardua sentenza …

A proposito di visioni, nel caso in cui tu, che non hai tutte le mie primavere, non abbia mai visto Harem, ti consiglio di recuperarne qualche spezzone: ai tempi le interviste di Catherine Spaak hanno regalato varie chicche, facendo conoscere un po’ più in dettaglio un variegato parterre di personaggi.

Trovi una selezione qui

Se invece vuoi farti una idea personale su Patrizia Reggiani, puoi rivedere l’intervista di nostra signora Franca Leosini per Storie Maledette

E, in caso, come sempre: correggimi se sbaglio.

MILANO Sant’Ambrœs

MILANO Sant’Ambrœs

Oggi è giorno di festa per molte persone che vivono e lavorano a Milano, ma in generale Sant’Ambrogio è un appuntamento importante un po’ per tutti arrivando il giorno prima dell’Immacolata: entrambe date che danno il via ufficiale alla stagione natalizia.

Se non hai ancora avuto occasione di visitare la basilica di Sant’Ambrogio, ti consiglio di segnarla per la prima occasione utile, per me tra l’altro rappresenta il ricordo del preludio dell’attività lavorativa, proprio nelle immediate vicinanze: in quelle stesse strade dove fino al 2006 si svolgeva la fiera degli Oh bej oh bej.

Un nome particolare, una espressione milanese che, oltre a rappresentare il dialetto cioè le radici, alle quali io tengo sempre tanto, ricorda le grida di gioia dei bambini: cosa ci può essere di più bello?

Oh belli! Oh belli! Erano i giochi e i dolciumi che Giannetto Castiglione nel 1510 distribuiva ai bambini per ottenere benevolenza dai milanesi temendo di non essere ben accetto in vista dell’incarico ricevuto dal Papa, nei confronti dal quale i milanesi avevano dimostrato malcontento.

Tu hai mai avuto modo di visitare questo mercatino?
Direi che è davvero divertente curiosare tra le bancarelle che offrono curiosità e oggetti fuori dal comune.
Queste sono alcune delle foto di Elisa dello scorso anno:


Io ci sono stata una volta nei gloriosi anni 80 e qualche anno fa anche nella nuova location in zona Castello Sforzesco sempre grazie ad Elisa che poi ci ha guidati al Villaggio di Nataledopo una visita al Museo di Storia Naturale che ugualmente consiglio, in particolare per far trascorrere una giornata indimenticabile ai bambini.

Milano del resto è una fonte inesauribile di cose interessanti da fare, di cose belle da vedere, e anche di cose buone da mangiare, perché no?
Visto che siamo in tema natalizio ad esempio non si può non citare il panettone che tra l’altro si sposa sempre bene con una buona tazza di caffé.

Il sito ufficiale del consorzio riporta tre diverse leggende legate alla sua origine. Tu quale sceglieresti?
Io la seconda, ça va sans dire … laughing

Ma non perdiamoci oltre in romanticismi: è quasi ora!
L’appuntamento con la prima del Teatro alla Scala, ossia uno degli avvenimenti più mondani in assoluto, quest’anno sarà trasmesso su Rai 1, Rai 1HD e Rai play. 

A riveder le stelle dunque.
E non solo quelle.

MILAN FASHION WEEK

MILAN FASHION WEEK

Si è conclusa l’edizione 2020 della settimana della moda a Milano, un evento importante e iconico che quest’anno ha avuto una veste particolare: la parola d’ordine è phygital.

Come per il MICAM, PHYGITAL sta ad indicare l’interconnessione tra mondo reale e mondo digitale: una nuova dimensione in cui si fondono le parole physical e digital dando origine ad una sovrapposizione tra la comunicazione e la interazione permettendo una offerta sia online che offline.

In questi giorni ho già pubblicato sui social alcuni video degli eventi che mi hanno maggiormente colpita anche se la rosa di eventi e sfilate è talmente ampia che risulta un’impresa cercare di “riassumere”.

Provo a fare come i blog seri che riescono a schematizzare in punti: ti va di ripercorrere la Milano Fashion Week in 5 passi?

  1. sono stata colpita dall’idea di Missoni di raccontare la nuova collezione attraverso una vera e propria cartolina dal Sacro Monte di Varese, il video inizia così: “Varese is like a dream …” e mi ha commosso questo tributo alle radici che per me sono importantissime “to fall in love with a place …”

  2. L’evento. Ho già ampiamente dichiarato la mia massima stima per Re Giorgio e dunque ti lascio immaginare con quanta trepidazione ho seguito il docufilm e la sfilata in tv. Al primo tailleur pantalone di una declinazione di verde ero già stesa … chettelodicoafare …
    TIMELESS THOUGHTS

  3. Salvatore Ferragamo ha presentato un fashion film strepitoso che spero non vi siate persi l’altro giorno (quando ho condiviso su Twitter e Facebook) perché purtroppo il video ora non è più disponibile.
    In una Milano deserta durante i giorni del lockdown, la presentazione della collezione ispirata ai capolavori di Hitchcock, con la regia di Luca Guadagnino ha assunto un sapore assolutamente magico, le citazioni di
    Uccelli, La donna che visse due volte e Marnie si rincorrono. I capi che hanno addirittura colori come l’Hedren green, il Vertigo mauve o il Bodega Bay sky, sono veri e propri omaggi, per non parlare dell’interpretazione di Mariacarla Boscono.

  4. Valentino trasforma l’ex fonderia Macchi alla Bovisa con piante e fiori provenienti da 8 diversi paesi e sceglie di far sfilare persone comuni: street casting invece di modelli professionisti. Il messaggio è romanticismo e la parola chiave risignificazione, cose che a me piacciono. A te?

  5. Sigla

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