TRE MILIONI DI EURO

TRE MILIONI DI EURO

 

Tre milioni di euro sono la cifra riconosciuta a titolo di risarcimento per i 17 anni trascorsi in carcere da un innocente, verrebbe da chiedersi se è questo il prezzo di un depistaggio.

Questo è quello che avevo scritto raccontando la vicenda di Ilaria Alpi

Ma ora purtroppo va aggiunta una ulteriore domanda: tre milioni di euro sono la causa della morte di Hashi Omar Hassan?

Secondo la tesi che rimbalza sulle varie testata giornalistiche il motivo della uccisione sarebbe legato proprio ai soldi del risarcimento.

Ma l’Ordine dei giornalisti insieme a Usigrai e Federazione Nazionale Stampa Italiana, in unione con tutte le associazioni che partecipano alla campagna #NoiNonArchiviamo, hanno firmato un atto di costituzione come parti offese per continuare a chiedere la verità sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.

Facciamo un passo indietro: con il racconto precedente mi ero fermata al risarcimento per l’ingiusta carcerazione di Hashi Omar Hassan. Per riassumere cosa è successo dopo possiamo riferirci direttamente al suo appello pubblicato sulla pagina Facebook di Chi l’ha visto

Hashi Omar Hassan dunque chiedeva aiuto per poter trovare la sua famiglia in Svezia e in Somalia.

In Somalia però ha trovato la morte, una morte violenta, come violente sono state le morti di Ilaria e Miran.

Una bomba sotto il sedile della sua auto a Mogadiscio ha fatto esplodere lui e il silenzio che come un pulviscolo ripiomberà sulla verità, ricominciando a ricoprirla con la coltre del tempo.

BABY FORMULA

BABY FORMULA

 

Il Federal Food, Drug, and Cosmetic Act (FFDCA) definisce il latte artificiale: “Baby Formula” come un alimento che pretende di essere o è rappresentato per un uso dietetico speciale esclusivamente come alimento per lattanti in ragione della sua simulazione del latte umano o della sua idoneità come alimento completo o sostituto parziale del latte umano.

Sembrerà strano, ma negli Stati Uniti le varie marche di Baby Formula in commercio vengono prodotte quasi esclusivamente dalla medesima società: Abbott Nutrition

Lasciando perdere questioni di monopolio, ciò ha causato un enorme problema quando la rete CORE (Coordinated Outbreak Response and Evaluation) della Food and Drug Administration (FDA) statunitense, insieme ai Centers for Disease Control and Prevention (CDC) e partner statali e locali hanno indagato sui reclami dei consumatori e/o sui rapporti ricevuti dalla FDA da settembre 2021 a febbraio 2022, relativi a malattie tra i bambini che avrebbero consumato prodotti in polvere per lattanti dalla struttura di Sturgis, MI, di Abbott Nutrition, consigliando ai consumatori di non consumare il latte in polvere di determinati lotti.

Abbott ha avviato un richiamo volontario e proattivo delle formule in polvere, tra cui Similac, Alimentum ed EleCare, prodotte a Sturgis, nel Michigan, uno degli impianti di produzione dell’azienda.

I reclami dei consumatori erano riferiti a Cronobacter sakazakii o Salmonella Newport riscontrati in neonati che avevano consumato latte artificiale in polvere prodotto in questa struttura.

Da ciò si è originata una drastica difficoltà a reperire latte in polvere proprio a causa del fatto che praticamente gran parte della produzione fa capo allo stesso stabilimento.

Un problema enorme, dal momento che i neonati, le cui madri non hanno la fortuna di avere latte materno, non possono nutrirsi di altro.

Per risolvere questa emergenza sono stati istituiti dei veri e propri voli speciali: Open Fly Formula

Un protocollo è stato avviato per trasportare il latte artificiale tramite un ponte aereo procurato dal DOD cioè il Dipartimento della difesa.

Per spostare il latte artificiale da Zurigo, in Svizzera, a Plainfield, nell’Indiana, negli Stati Uniti. La società che produce questo latte artificiale riferisce che ci vogliono circa 21 giorni con un aereo commerciale per la spedizione e lo sdoganamento in modo che possa entrare nella distribuzione.

Invece il carico è stato trasferito dalla Svizzera a Ramstein per essere caricato su due C-17 in allerta Bravo in Germania e tramite USTRANSCOM cioè US Transportation Command, il trasporto è stato effettuato sotto l’egida di questa sorta di motto:
Indipendentemente dal fatto che i bisogni siano in Ucraina, India o anche qui in patria, dal dispiegamento di forze combat-credible, alla fornitura di vaccini, cibo, acqua e forniture durante una pandemia o un disastro naturale, USTRANSCOM fornirà.

Tu sai dirmi cosa significa esattamente “combat-credible”?

Indubbiamente l’emergenza latte andava risolta, quello che mi lascia perplessa è la commistione tra “aiuti” e “militari”.

Nel frattempo si è creata una sorta di catena di solidarietà tra genitori per trovare consigli attraverso gruppi Facebook nei quali però sono subentrati e truffatori.

Come facevamo prima che esistesse il latte in polvere? Me lo chiedo anche io.
Le balie erano l’unica alternativa?

SE LA VEDI: L’EX SUOCERA RIVUOLE LA POLO

SE LA VEDI: L’EX SUOCERA RIVUOLE LA POLO

 

Se la vedi: l’ex suocera rivuole la Polo questa è la scritta che accompagna la foto, pubblicata sul blog olandese GeenStijl, di colei che noi abbiamo imparato a conoscere come Sara LemLem.

Questa vicenda dai toni inizialmente drammatici sta prendendo un risvolto semplicemente amaro per i protagonisti, ai quali va tutto il mio rispetto.

Lo so, anche questa è una notizia who cares estrema, ma siccome non è andata in onda la puntata di Chi l’ha visto, mica possiamo rimanere senza aggiornamenti, giusto?

E dato che tutto è partito da Vigevano … non ti interessa, vero?!
Dai, ormai sto raccontando laughing

Per chi non fosse chilavister … brevemente: a dicembre viene diffuso l’appello per una donna scomparsa da Vigevano, appunto.

Tu dirai “con la nebbia che avete, capirai la novità” laughing

A parte gli scherzi, ovviamente il compagno è molto preoccupato, anche se, forse per l’apprensione, le sue parole inizialmente sembrano strane.

Alla luce dei continui fatti di cronaca, considerato anche che il sig. Corrado ha raccontato che Sara se ne è andata dopo una discussione, gli vengono rivolte domande sulla natura e soprattutto sulle modalità del loro diverbio, temendo il peggio.

Nei giorni successivi le ricerche si estendono in ogni modo possibile, e i vigili del fuoco scandagliano il Naviglio Sforzesco e altri corsi d’acqua cittadini, senza alcun esito positivo.

Ma la diffusione della foto, pubblicata sul sito di Chi l’ha visto rimbalza un po’ ovunque, e porta a una pista olandese che svela un risvolto inaspettato sul passato di Sara.

Patrick, da Amstelveen, fornisce documenti, fotografie e anche la denuncia relativa all’automobile di sua madre, la ex-suocera che rivuole la Polo, che sembrano non lasciare dubbi.

Il contatto avviene tramite la redazione dell’Informatore Vigevanese alla quale poi il sig. Corrado racconta ulteriori dettagli su come ha conosciuto Sara su un sito belga di incontri, e sul loro viaggio per l’Italia.

Sara non ha mai voluto che lui andasse presso il suo alloggio sostenendo che fosse in comune con un cugino egiziano, con il quale collaborava anche a livello lavorativo.
Sara si è presentata all’appuntamento arrivando con tutti i suoi bagagli su un auto che ha lasciato in un parcheggio di Anversa, dicendo che un suo amico avrebbe provveduto a recuperarla.
Sara gli ha detto di aver perso tutti i documenti.

E non sto neanche a scrivere che, cercando, ho trovato Sara come autrice, o più precisamente come videomaker milanese di origini eritree ed etiopi, ma che il link porta ad una identità ancora diversa: Sarita, perché a questo punto non è nemmeno importante.

Pensando alle persone che scompaiono nel nulla, laddove non risulti poi un terribile epilogo, viene da chiedersi COME si possa anche solo viaggiare senza lasciare traccia …

Ecco, in questo caso la ex suocera giustamente rivuole la Polo.

DENISE HO

DENISE HO

Denise Ho, o HOCC come preferiscono i suoi fan, è stata arrestata il 29 Dicembre ad Hong Kong

Ti avevo già parlato di Hong Kong e della Rivoluzione degli Ombrelli

Purtroppo la situazione non fa che peggiorare, Denise ha annunciato con un tweet di essere stata rilasciata, un po’ come era successo per Agnes Chow, ma l’arresto ha coinvolto anche il personale di Stand News, il sito pro-democrazia di Hong Kong con l’accusa di “pubblicazione sediziosa.”

Si considera sedizioso ogni atto di ribellione, ostilità, eccitamento a sovvertire le istituzioni che sia in concreto idoneo a produrre un evento pericoloso per l’ordine pubblico.

Hong Kong, ex colonia britannica, è tornata al dominio cinese nel 1997 con la promessa che le sue libertà, compresa la libertà di stampa, sarebbero state protette.

Amnesty International ha chiesto l’immediata scarcerazione di tutti gli operatori dell’informazione arrestati solo per aver svolto il loro legittimo lavoro giornalistico.

A giugno anche il direttore del quotidiano Apple Daily: Jimmy Lai ha annunciato la chiusura sempre in seguito ad una serie di arresti.

In questo tweet c’è una lettera scritto di suo pugno dopo la condanna per la commemorazione di Tiananmen.

Cancellazione sistemica della storia.”

Dunque l’appello di Denise Ho e delle voci come la sua sono estremamente importanti

Denise è nata a Hong Kong ma cresciuta a Montreal nel Quebec. Ha però deciso di tornare per lanciare la sua carriera nel Cantopop.

Tu conoscevi il Cantopop?

Io no, e ne ho trovato una interessante spiegazione qui

Tra l’altro ho scoperto anche Caffeine Tears dei Dear Jane! Ora devo assolutamente capire l’origine del nome di questa band che viene definita Chinese acoustic rock.

Becoming the song è invece il docufilm che descrive il percorso di Denise da popstar ad attivista per i diritti umani.

Da seguire sicuramente, non sei d’accordo?

FOLLETTO ROSSO

FOLLETTO ROSSO

Da pessima ricercatrice, purtroppo non sono riuscita a scovare una perla che avrei voluto mostrarti: mi è tornata in mente sentendo parlare un po’ ovunque del set di House of Gucci.

Ridley Scott sta girando in Italia tra Gressoney, Milano e Como e impazzano le indiscrezioni sul cast che vanta una notevole rosa di personaggi: Lady Gaga, Adam Driver, Al Pacino, Jared Leto e Jeremy Irons …

Io però vorrei soffermarmi su Patrizia Reggiani: leggendo che si è indispettita per non essere stata contattata da Lady Gaga, ho immediatamente ripensato all’intervista durante la quale avevo avuto modo di conoscerla in tutta la sua risoluta personalità.

13 novembre 1993: una delle ospiti di Harem è proprio Patrizia Reggiani e Catherine Spaak, con quel suo tocco di perfidia celato sotto al sorriso, la intervista in particolare riguardo alla separazione.

Patrizia Reggiani racconta di come Maurizio Gucci la abbia notata durante una festa come un “folletto rosso” per via del suo vestito, e aggiunge di avergli inizialmente fatto credere di essere la figlia di un “camionista” salvo poi specificare che il padre aveva una importante azienda di trasporti.

Ricordo uno dei commenti di Catherine Spaak: “io avrei continuato ad essere la figlia del camionista ancora un po’…”

Ma il crescendo arriva quando la Spaak chiede “ha già avuto tot soldi, la casa qui, la barca là … non le basta?”

Risposta: “il patrimonio Gucci è stato valutato xxx, lei che ne dice?”

Ecco, ovviamente non rammento le cifre o i dettagli, ma la frase di risposta e il tono del “lei che ne dice” mi sono rimasti impressi come se li avessi sentiti ieri.

E li ho immaginati come una cornice alle dichiarazioni contro chi la interpreterà sul grande schermo.

Tengo a precisare, però promettimi di non bannarmi per questo, che a me Lady Gaga non piace … ecco, l’ho detto.
Parlo della cantante, perché non ho visto A star is born e dunque non mi pronuncio sulla recitazione, che peraltro è stata osannata da tutti.

Ma incontrare la persona che si dovrà interpretare non è la regola.
Ricordi esempi in proposito?

La visione del film ci darà l’ardua sentenza …

A proposito di visioni, nel caso in cui tu, che non hai tutte le mie primavere, non abbia mai visto Harem, ti consiglio di recuperarne qualche spezzone: ai tempi le interviste di Catherine Spaak hanno regalato varie chicche, facendo conoscere un po’ più in dettaglio un variegato parterre di personaggi.

Trovi una selezione qui

Se invece vuoi farti una idea personale su Patrizia Reggiani, puoi rivedere l’intervista di nostra signora Franca Leosini per Storie Maledette

E, in caso, come sempre: correggimi se sbaglio.

IN GOOD COMPANY

IN GOOD COMPANY

È il titolo di uno dei moltissimi film di Scarlett Johansson, ma direi che è un’ottima didascalia anche per questa immagine.

Natalie Portman è in effetti una buona compagnia con la quale condividere un caffè.
Con lei Scarlett ha condiviso anche la sorellanza sul set del film nel quale interpretavano Anna e Maria Bolena che purtroppo non ho ancora visto. Tu?

In compenso ne ho visti molti altri, a partire da L’uomo che sussurrava ai cavalli, nonostante avesse già lavorato in altre pellicole: ha infatti iniziato giovanissima e la sua carriera è stata un crescendo variegato di personaggi e generi nei quali ha spaziato sempre con successo.

In questi giorni però mi ha colpita la sua immagine rigorosamente senza sovrastrutture, quasi a sottolineare ancor di più l’accoratezza dell’appello per la liberazione di quattro persone detenute in Egitto, tra le quali noi conosciamo in particolare il caso di Patrick Zaki.

Prima di venire arrestato durante una visita alla famiglia, Patrick Zaki frequentava l’Università di Bologna che in questi mesi si è spesa in molte iniziative in suo favore anche a cura dello stesso rettore che lo ha ricordato nel discorso di apertura dell’Ateneo.

Ma sono le parole di Scarlett a colpire nel segno: “Dire la propria in Egitto è pericoloso” e per me risuonano particolarmente terribili anche alla luce di ciò che è accaduto a Giulio Regeni.

Dopo questo messaggio tre persone sono state scarcerate, ma non Patrick Zaki, anche se a sorpresa, oggi ci sarà l’udienza che dopo il rinnovo della custodia cautelare era prevista per gennaio.

Uniamo dunque le speranze che presto anche Zaki possa ritrovarsi in good company.

E soprattutto continuiamo tutti a difendere un valore fondamentale e importantissimo: la libertà di pensiero e di parola.

Avevo già citato Evelyn Beatrice Hall:Disapprovo quello che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo.

E visto che recentemente ho parlato di George Orwell citerei anche
Se la libertà significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente ciò che non vuole sentire.

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